Site icon Lo Spiegone

TTIP: i possibili effetti sull’economia europea

World Developement Movement - Wikimedia Commons - License CC-BY 2.0

A pochi giorni dalla manifestazione nazionale contro il TTIP (sabato 7 Maggio a Roma) promossa dalla Campagna Stop TTIP Italia, continuiamo i nostri approfondimenti sul tema.

Il Transatlantic Trade and Investment Partnership è un accordo commerciale tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. I punti salienti del negoziato evidenziano la volontà delle parti di modificare la normativa vigente per aiutare le imprese che svolgono la loro produzione all’interno dell’UE ad avere un più facile accesso al mercato degli USA (e viceversa). Al fine di raggiungere questi obiettivi, l’accordo si propone di ridurre ulteriormente la presenza di dazi doganali e di contingentamenti (imposizione da parte dello stato di limiti quantitativi alle importazioni o alle esportazioni di determinate merci) in modo tale da:

Oltre alle barriere doganali, la maggior parte delle barriere per le imprese estere che si affacciano sui mercati nazionali sono quelle normative, denominate TBT (Technical Barriers to Trade, ostacoli tecnici agli scambi). Tali barriere sono costituite dai requisiti che ogni prodotto deve possedere per avere accesso ad un mercato estero (dimensioni, imballaggio, etichettatura, funzione, prestazione, ecc..). Il fine di queste barriere, oltre a quello strategico, è di tutelare la salute e la sicurezza delle persone e dell’ambiente; sebbene il fine sia il medesimo, ogni Stato decide autonomamente quali debbano essere i parametri e le normative.

Le trattative volte ad eliminare questi “ostacoli” riguardano prodotti potenzialmente molto dannosi per la salute e per l’ambiente come sostanze chimiche, prodotti cosmetici, pesticidi, prodotti farmaceutici, prodotti dell’ingegneria, dispositivi medici e veicoli. Non è un mistero che le normative dell’UE per questi settori siano più stringenti di quelle Usa.

Per capire se vale la pena rinunciare a tali sicurezze, analizziamo alcuni studi che pongono in luce i possibili effetti che il TTIP genererà sia per l’economia europea e statunitense, sia per i Paesi terzi.

CEPR Study (2013)

Per la Commissione europea il TTIP è un pacchetto stimolatore dell’economia e dell’occupazione. Per confermare tale valutazione, è stato affidato dall’organo esecutivo dell’Unione uno studio di analisi dinamica al Center for Economic Policy Research (CEPR).

Working Paper di Jeronim Capaldo (2014)

I risultati appena descritti sono stati messi in discussione da una vasta letteratura negli ultimi due anni. Tra questi studi, spicca quello del Professor Jeronim Capaldo (Tufts University di Medford, Massachusetts, Usa): secondo il suo modello l’accordo provocherà instabilità economico-sociale, disoccupazione e disgregazione dell’unità commerciale europea.

IDE Discussion Paper di S. Cai, Y.Zhang, B. Meng (2015)

Ultimo modello in analisi è quello effettuato da Cai, Zhang e Meng dell’Institute of Developing Economies (agenzia governativa di ricerca giapponese) che ha analizzato i possibili effetti del TTIP per le economie non coinvolte in maniera diretta nel patto, prendendo in considerazione i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa).

I BRICS costituiscono un gruppo di partner commerciali fondamentali per l’economia statunitense ed europea e hanno raggiunto, nell’ultima decade, un posto primario nell’economia globale. Nello studio i tre autori esaminano lo stretto rapporto tra economie avanzate (UE, Usa) e i Paesi in cui le imprese di tali economie delocalizzano la produzione.

Lo studio mette in evidenza i due effetti di spillover (fenomeno per cui un’attività economica volta a beneficiare un determinato settore o una determinata area territoriale produce effetti positivi anche oltre tali ambiti) che il TTIP genererebbe:

  1. Assunzioni di regolamenti, standards e normative (che UE e Usa armonizzerebbero tra loro con la stipula del trattato) nelle economie dei Paesi terzi, che in questo modo si troverebbero in linea con l’ordinamento generale, traendone vantaggi.
  2. Strettamente connesso con il precedente, consisterebbe nell’abbattimento dei costi di produzione e (grazie a questa maggiore competitività) nella possibilità di aumentare il proprio commercio internazionale. Tutto questo però sempre in un’ottica di lungo periodo.

Nel breve periodo, invece, lo studio ha rilevato un effetto sostituzione commerciale per cui Paesi come i BRICS verrebbero esclusi dal commercio internazionale determinando una posizione commercialmente privilegiata di Usa e UE.

Per quanto riguarda l’impatto sull’economia europea e statunitense, il TTIP avrebbe una funzione positiva: il trattato permetterebbe un aumento del tasso di crescita nominale del PIL di circa lo 0,3% per l’UE e di circa lo 0,37% per gli Usa. Il miglioramento sarebbe dovuto al miglioramento del saldo delle partite correnti (aumento delle esportazioni rispetto alle importazioni).

Conclusioni 

Nonostante i 3 modelli precedentemente descritti utilizzino ipotesi non omogenee, appartenenti a teorie economiche in conflitto tra loro, appare chiaro come anche nel migliore degli scenari (fornito dal CEPR) il miglioramento che l’economia europea potrebbe (forse) raggiungere è scarsamente rilevante: un aumento dello 0,5% del tasso di crescita del PIL reale nel 2027 ha pochissimo peso per la situazione economica dell’Unione e per un miglioramento (in termini di benessere) economico e sociale dei cittadini. Inoltre, lo studio non garantisce che vi sia un miglioramento anche negli anni successivi.

Le trattative si svolgono a porte chiuse, i comitati nazionali dei Paesi dell’Unione si stanno opponendo, le associazioni ambientali continuano a protestare e a lanciare allarmi, le proiezioni econometriche non forniscono dati rassicuranti: a chi serve il TTIP?

 

 

Fonti e Approondimenti:

Linguiti B., Mottola M., “Transatlantic Trade and Investment Partnership”(TTIP), 2015,”Sapienza” Università di Roma,

https://ideas.repec.org/a/caq/j950ix/doi10.7384-81046y2015i2p35-56.html

http://www.ide.go.jp/English/Publish/Download/Dp/485.html

 

Exit mobile version