L’Austria e il dibattito sui migranti: attualità e tema storico

migranti in attesa di salire sul treno alla Stazione di Vienna Ovest
©Bwag - Wikimedia Commons - License CC-BY-SA-4.0

Crescono le tensioni tra Grecia e i paesi della rotta balcanica, in particolare per quanto riguarda le ripercussioni delle varie politiche di immigrazione che si sono scelte di adottare. L’Ansa comunica che le restrizioni imposte permetteranno un ingresso massimo di 580 persone al giorno in Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia ed Austria e ciò potrebbe portare più di 50.000 persone a rimanere bloccate in Grecia.

Tra i vari paesi quello ad aver adottato una delle politiche di immigrazione più restrittive e ad essere in questi giorni al centro di svariati attacchi e accuse da parte della Grecia e di altri paesi EU è proprio l’Austria, motivo per cui la Grecia avrebbe anche richiamato in patria il proprio ambasciatore.

Composta da Austriaci 91%, Serbi e Montenegrini 1,5%, Turchi 1,5%, Bosniaci 1,5%,
Tedeschi 1% e Croati 1%, l’Austria è divisa in nove stati federali e
vede due passaggi principali che sono da anni gli snodi per l’ingresso dei migranti nella nazione.

Il primo è quello del Brennero (Tirol), nel quale arrivano i migranti dall’Italia, mentre il secondo è situato nel confine con la Slovenia nella regione della Stiria (Steiermark), punto nodale della rotta balcanica. Proprio quest’ultima è al centro, negli ultimi giorni, dell’attenzione europea in quanto area di grande tensione.

A febbraio è infatti stata annunciata dal ministro austriaco dell’interno, Mikl-Leiner, all’agenzia stampa nazionale “APA” la decisione austriaca di ammettere un tetto massimo di 80 richieste di asilo al giorno e accettare un massimo di 3200 richieste al giorno per il transito verso la Germania. Questa decisione comporta dunque che vi sarà un limite massimo di 37.500 ingressi consentiti in Austria per tutto il 2016.

A seguito di questa scelta si è espressa la Macedonia affermando che nel momento in cui sarà raggiunto in Austria il tetto massimo, la rotta balcanica verrà automaticamente interrotta.
In questi giorni sono arrivati anche attacchi verbali da parte della cancelliera Merkel ai quali il cancelliere austriaco Werner Faymann ha risposto affermando che il paese è favorevole ad una soluzione europea e assolutamente fermo nel sostenere Schengen e la cooperazione europea ma anche che: “L’Austria non è la sala d’attesa per la Germania”.

L’Austria, che in questi giorni si trova a dover prendere delle decisioni importanti riguardo il problema migranti, è da sempre stata un paese meta di immigrazioni che però al tempo stesso hanno più di una volta suscitato il malcontento della popolazione austriaca.

Tornando indietro nel tempo si può infatti vedere come durante il periodo imperiale vi fossero notevoli spostamenti sia interni che esterni e che, nonostante l’alto livello di emigrazione verso paesi limitrofi ed Americhe, l’emigrazione non abbia mai superato l’immigrazione.
Alla fine della prima guerra mondiale, con la dissoluzione dell’impero e la nascita di nuovi stati nazione, si decise di rimandare nei vari paesi di provenienza più di 300.000 rifugiati e ci fu un buon livello di emigrazione dal paese verso le Americhe ma anche verso la Palestina, la Germania e l’Unione Sovietica.
Con l’annessione alla Germania e l’adozione della legislazione nazista vennero introdotte normative molto restrittive nei confronti degli stranieri, in particolare degli ebrei, e per quanto concerneva l’immigrazione.
Alla fine della guerra molti furono i rifugiati provenienti dalle regioni dell’est Europa a stabilizzarsi nella regione e il paese divenne, nel corso della guerra fredda, spazio di transito per tutti quei profughi in fuga dai paesi che sottostavano a regimi comunisti (si conta che furono più di 2 milioni).
Ci furono inoltre tre crisi che andarono ad aumentare la popolazione austriaca:
1956 Crisi ungherese: 180.000 rifugiati di cui 20.ooo rimasero stabilmente nella regione
1968 Primavera di Praga: 162.000 cecoslovacchi rifugiati
1982 Repressione Solidarnosc: afflusso di 150.000 polacchi di cui 29.000 richiesero l’asilo.

A seguito della seconda guerra mondiale e con il boom economico venne a cambiare la politica di immigrazione per cui negli anni ’60 l’Austria procedette a stipulare accordi bilaterali con i paesi del sud e sud-est Europa per quanto riguardava i lavoratori temporanei. I massimi afflussi arrivarono dalla Turchia e dalla Jugoslavia e nel 1973 si superò il numero di 200.000 lavoratori immigrati.
La domanda venne a ridursi in seguito alle crisi petrolifere ed all’introduzione di leggi che andavano a dimezzare il numero di lavoratori richiesti.
Andò quindi a cambiare il tipo di immigrazione che si trasformò da quella per lavoro a quella per ricongiungimento familiare, clandestina e dei richiedenti asilo politico.

Il vero boom di immigrazione si raggiunse però solo nel 1990 con la dissoluzione della Jugoslavia che portò forti immigrazioni nella regione del sud-est dell’Austria. Il numero di abitanti austriaci raddoppiò nel giro di pochi anni e i lavoratori stranieri divennero il 9.1% della popolazione.

Dagli anni 90 si sono succedute diverse leggi e pareri per quanto riguarda temi quali l’immigrazione e la cittadinanza.
Il 1 gennaio 1995 l’Austria è entrata nell’Unione Europea ed ha partecipato a due importanti passi per la cooperazione e l’istituzione di politiche comuni quali il Trattato di Amsterdam (1997, entrato in vigore nel 1999) ed il vertice di Tampere.

Negli anni 2000 sono cresciute le richieste di asilo da parte di paesi asiatici e africani e secondo i dati nel solo 2015 ha permesso l’entrata di circa 90.000 rifugiati (come si può vedere nella cartina interattiva fornita dal Migration Policy Office, sulle più di 56.000 domande di asilo nel 2015, la maggior parte viene da Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan.)
Ci sarebbe quindi questo grande afflusso di individui e la tensione che ne deriva, dietro alla decisione avvenuta in questi giorni riguardo l’introduzione del tetto massimo di 37.500 rifugiati all’anno che sta facendo vacillare le sicurezze di cooperazione tra i paesi dell’area balcanica.

Fonti e Approfondimenti:

Migration Policy Institute
Statistiche e Carte Interattive

Leave a comment

Your email address will not be published.


*