Super Tuesday, terremoto calmo

In queste ore stanno finendo gli spogli negli Stati coinvolti nel Super Tuesday ma possiamo già iniziare a vedere cosa è successo e cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni. Gli scenari che si sono creati sono molto diversi tra democratici e repubblicani.

I Democratici

La Clinton ha sicuramente vinto il Super Tuesday, ma non stravinto e non ha neanche tagliato fuori Sanders dalla corsa per la candidatura alla Casa Bianca. Alabama, Arkansas, Georgia, Massachussets, Tennesse, Texas e Virginia sono gli Stati che hanno scelto la Clinton eleggendo 453 delegati che la sosterranno nella convantion. Quello che possiamo dire con queste primarie è che la Clinton ha un buon seguito tra gli afro-americani sostenendola e facendola vincere soprattutto negli Stati del Sud, specialmente Alabama, Tennesse, Georgia e, in precedenza, South Carolina. Il vantaggio che ha accumulato nei confronti di Bernie Sanders è di circa 200 delegati eletti (600 se contiamo i super-delegati), quindi un risultato che, seppur buono, sta ridimensionando la sua forza all’interno del partito democratico. Ci si aspettava, infatti, che dopo il Super Tuesday la candidatura dell’ex Segretario di Stato fosse scontata ma così non è stato.

Bernie Sanders ha, invece, superato tutte le aspettative. Il senatore del Vermont tiene testa, pur con qualche difficoltà, alla Cinton e vince in quattro Stati: Vermont, Minnesota, Oklahoma, Colorado. L’anziano socialista conquista altri 284 delegati che voteranno per lui alla convention, rimanendo così un avversario valido e non un candidato sicuramente perdente.

I due avversari sono complementari l’uno con l’altra e quindi rappresentano tutte le anime dei democratici americani, uscendo così dall’”appeal etnico” che ha caratterizzato per molti anni le campagne elettorali americane.

Lo scenario che si sta venendo a creare quindi è di sempre maggiore supremazia da parte della Clinton che però, per essere sicura della candidatura alla Casa Bianca, dovrà cercare di difendersi il meglio possibile dagli attacchi che il suo avversario, Sanders, continua a lanciarle (soprattutto sulla materia economica e di finanziamento della campagna elettorale da parte delle grandi Lobbies americane).

I Repubblicani

Tra i repubblicani c’è molto disordine che però viene messo a tacere da Donald Trump. I profili dei candidati rimasti in corsa li abbiamo spiegati qui, il Super Tuesday, per alcuni versi, li ha alterati. Infatti, se Donald Trump è riuscito a vincere in sette Stati su undici, gli altri candidati si stanno ostacolando tra di loro e, quindi, aiutando Trump a diventare il candidato dei repubblicani per le prossime elezioni presidenziali.

Trump fino ad ora ha conquistato 285 delegati, di cui solo 14 provengono dalla West Coast (Nevada), mentre tutti gli altri delegati provengono dalla parte centrale e orientale degli Stati Uniti d’America. Questo è un dato importante perché ci fa capire come, pur essendo molto diversi dal punto di vista etnico e sociale gli Stati dove ha vinto, nella sua campagna elettorale stia puntando molto su una parte geografica, lasciando scoperta soprattutto la zona centrale dove, su cinque Stati, ha vinto solo in uno.

A questo punto il Super Tuesday più che incoronare il vincitore della convention per la Casa Bianca ha individuato l’unico vero candidato repubblicano che può infastidire Trump, ovvero Ted Cruz.

Il senatore del Texas, infatti, dopo le elezioni di stanotte ha più di 150 delegati che voteranno per lui. Il grande problema di Cruz è la concorrenza di Marco Rubio che, con i suoi 82 delegati, toglie terreno a lui e non a Donald Trump. Il senatore, però, dopo queste elezioni cercherà di far ritirare la candidatura di Rubio appellandosi al fatto che solo lui ha battuto in tre Stati Donald Trump e solo lui, arrivati a questo punto, potrà veramente raggiungere il magnate americano e batterlo. Dalla sua parte Cruz ha il fatto di aver stravinto in Texas, lo stato più conservatore degli USA, distanziando Trump di più del 20%.

Rubio per ora ha vinto solo in uno Stato, il Minnesota, ma difficilmente nei prossimi giorni si ritirerà perché Stati quali la Florida e l’Ohio, dove sta investendo molto, devono ancora votare. L’avvocato di origine latino-americana sta cercando di recuperare terreno sugli altri due candidati proprio cercando di attrarre la fascia di popolazione latino-americana e quindi un suo eventuale ritiro accadrà solo dopo una sconfitta negli Stati con un indice di latino-americani molto alto.

 

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