Austria, un risultato annunciato

Domenica 24 aprile l’Austria ha votato il Bundespräsident (Presidente della Repubblica). Il risultato, abbastanza prevedibile, è stato quello della vittoria al primo turno dell’FPÖ (partito liberale austriaco) che però non ha raggiunto la maggioranza assoluta. Il 36,4% ottenuto dal candidato liberale Norbert Hofer dovrà sfidare al ballottaggio Van Der Bellen, del partito del Grünen (i verdi) che ha ottenuto il 20,38%.

Si può dire che con queste elezioni il vecchio sistema partitico austriaco è stato definitivamente modificato. Infatti, se fino agli anni ’80 l’Austria era governata unicamente dall’ÖVP (partito popolare austriaco) e l’SPÖ (partito socialdemocratico austriaco) durante il penultimo decennio del XX secolo si iniziò a fare sempre più rumoroso l’FPÖ. Il sistema che si venne a creare fu chiamato dei “due partiti e mezzo” perché la presenza nel Nationalrat (Parlamento) dei liberali era costante ma non abbastanza da poter influire in qualche modo il governo della Große Koalition dei popolari e socialdemocratici.

Il sistema centripeto dei due grandi partiti ha portato sempre di più a un sistema di compromessi che hanno iniziato a creare qualche malcontento nella popolazione che ha quindi cercato nuovi partiti nei quali rispecchiarsi. Ed è per questo che nel 1986 i Grünen fanno la loro comparsa nel sistema dei partiti austriaci. Il rafforzamento dei liberali e l’ingresso dei verdi portano alla necessità di definire il nuovo sistema di “due partiti e due mezzi partiti”, perché ÖVP e SPÖ ancora hanno il monopolio assoluto in Parlamento.

FPÖ iniziò ad avere problemi con l’Unione Europea nel 1999-2000 perché considerato troppo estremista, xenofobo e nazionalista per l’ideale europeo di libertà. La creazione della coalizione popolari-liberali in Parlamento allarmò le istituzioni europee che affermarono come la nuova coalizione violasse dei principi europei perché “l’Unione si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati Membri“. Un’accusa molto pesante per un partito europeo e della coalizione di maggioranza di uno Stato membro.

L’ascesa dei liberali dal 2002 ancora non è finita. Di seguito potete vedere il progressivo sviluppo dell’FPÖ, la drastica discesa dei popolari e l’andamento dei socialdemocratici dal 2002 al 2013. I verdi anche stanno crescendo ma con un tasso percentuale molto più contenuto rispetto ai liberali.

Come potete vedere nel 2006 nasce un nuovo partito, il BZÖ (nelle immagini il partito arancione). Questo è dato dalla scissione dei liberali che fanno fuoriuscire dal loro interno un gruppo di dirigenti ancora più a destra di una linea di partito già di destra radicale. Questa mossa gli permise di aumentare drasticamente la loro percentuale perché percepiti non più come possibili estremisti ma come reale alternativa.

Dal 2008 inizia quella che viene definita la “ungesunden Demokratie” (democrazia malata) perché i due partiti hanno ottenuto una forza politica aggregata maggiore del primo partito austriaco, ovvero l’SPÖ con il 29,3% contro il 28,2% di BZÖ e FPÖ insieme. Nel 2013 i liberali conquistano il loro primo Land nel cuore dell’Austria.

E così arriviamo al risultato del primo turno. Abbastanza prevedibile quindi che un partito in forte ascesa e una crisi dei partiti storici possa portare a una vittoria, per ora parziale, dei liberali. 

Gli unici centri che non hanno voluto dare la maggioranza a Hofer sono state le grandi città, Vienna, Innsbruck e Granz. Questo è un dato molto interessante per spiegare come l’Austria stia andando verso una direzione che non tutto il Paese vuole, soprattutto i centri intellettuali, universitari, politici sono restii a consegnare l’Austria a un partito di cui conoscono l’identità. La fiducia verso i vecchi partiti oramai è azzerata e uguale, 11,2% sia ÖVP sia SPÖ, per questo i Verdi hanno raggiunto la seconda posizione.

L’idea del muro tra Italia e Austria per fermare i migranti anche è un tema molto importante, non solo per noi italiani ma anche per la resistenza dell’Europa. La politica anti-migranti di Hofer sembra essere stata ripagata dall’elettorato che nel Land di confine con l’Italia ha raggiunto il 46,6% e distaccando il secondo partito di più di 30 punti percentuali. 

Insomma la vittoria di questo partito non è inaspettata, è stata costruita e pensata con un percorso politico lungo più di 15 anni. Il ballottaggio decreterà il nuovo Presidente austriaco ma ci saprà dire anche molto sulla nuova identità austriaca e sul nuovo assetto partitico.

 

Fonti

Wiener Zeitung: https://wahlarchiv.wienerzeitung.at/?nc

Fulco Lanchester “Le costituzioni degli altri”, Giuffrè editore, Milano, 2012

 

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