Dall’Impero di Gengis Khan alla Mongolia moderna

Il Monastero di Gandantegchinlen Khiid in Mongolia
@Marcin Konsek - Wikimedia Commons - License CC BY-SA 4.0

La Mongolia si trova tra due superpotenze, quella russa e quella cinese, fungendo da Stato cuscinetto tra i due colossi economici e militari. Il “terzo vicino” ha completamente modificato la sua economia dopo l’esperienza sovietica, grazie al sua risorse energetiche e al suo ruolo diplomatico sempre più importante.

Da Gengis Khan a oggi

Nel 1206, tra le steppe mongole, Temujin viene nominato Gengis Khan, dove Khan sta per capo supremo e Gengis per immenso, divenne signore delle tribù nomadi della Mongolia. Gengis Khan diede inizio ad una serie di campagne militari che portarono alla conquista ad est della Cina settentrionale e ad ovest dell’altipiano iraniano. Alla morte del grande condottiero, nel 1227, l’impero si estendeva dal mar Cinese al mar Caspio, ma i suoi successori non fermarono l’orda mongola, sottomettendo i bulgari, i russi ed i polacchi, giunsero a pochi passi dal mar Adriatico, creando il più grande impero terrestre che sia mai esistito: quasi più del doppio dell’impero romano, dall’Oceano Pacifico al mar Mediterraneo. I Khan mongoli erano sia dei conquistatori sia universalisti. Credevano in un mondo universale, dove tutto è soggetto a un unico grande spirito, il cielo, e nel rispetto tra gli uomini: prima di utilizzare la violenza cercavano sempre la via della sottomissione, in caso di ribellione il principio era sempre quello di punire uno per educarne cento.

L’impero mongolo venne diviso dai discendenti di Gengis Khan in quattro:

  • Khanato dell’Orda D’oro: si estendeva dall’Asia centro-occidentale all’Europa orientale, venne dissolto intorno alla metà del 1500, caratterizzato da sfruttamento, decadenza culturale e isolamento della Russia dall’Europa.
  • Il-Khanato: comprendeva i territori del Medio Oriente fino alla Georgia e alla Turchia. Una serie di lotte intestine per il potere, portarono nel 1335 alla disintegrazione del regno.
  • Khanato Chagatai: si estendeva dalle pianure dell’attuale Kazakistan ai confini della Mongolia e della Cina.
  • Gran Khanato Yuan: con l’instaurazione della dinastia Yuan, comprendeva la Cina la Mongolia e il Karakorum.

Nel 1368, il crollo del Gran Khanato a causa della rivolta cinese, determinò l’ascesa della dinastia Ming e la dissoluzione dell’impero mongolo. Questo comportò un periodo di forte arretratezza e decadenza politica anche nelle steppe mongole, dove le tribù erano ormai in lotta tra loro. Nel XVI secolo un discendente della dinastia Yuan, Dayata Khan, riuscì a unificare tribù sotto la sua autorità. Il nuovo Khanato ebbe vita breve a causa dello scontro con la nuova dinastia cinese Qing, che portò la Mongolia sotto la sua sfera di interesse.

Alla nascita della Repubblica cinese nel 1911, la Mongolia si autoproclamò indipendente, e venne occupata militarmente dalle truppe cinesi fino al 1921, anno in cui il generale russo Roman von Ungern-Sternberg, filozarista antibolscevico detto “il barone nero”, sconfisse le truppe cinesi ed impose una dittatura militare e teocratica basata sul buddhismo. La Mongolia venne liberata nello stesso anno dall’Unione Sovietica, che instaurò un governo comunista sotto il potere del Partito del Popolo Mongolo.

Nel 1924 venne ufficialmente proclamata la Repubblica Popolare Mongola, da sempre allineati all’Unione Sovietica, i dirigenti comunisti mongoli intrapresero una radicale trasformazione del paese. La collettivizzazione delle terre e degli allevamenti e la confisca dei monasteri causarono agli inizi degli anni Trenta frequenti rivolte, soffocate nel sangue. La Mongolia conobbe una stagione di scontri interni al partito e di vere e proprie “purghe”, in seguito alle quali salì al vertice del potere il maresciallo Choybalsan, detto lo “Stalin mongolo”, avviò delle politiche repressive. Molti monasteri vennero rasi al suolo e i monaci sterminati. Successivamente il governo socialista si adattò a una rilettura rigorosamente marxista-leninista della tradizione religiosa, in linea con il cammino storico del paese, con il passaggio diretto dal feudalesimo al socialismo. Nel 1938 il maresciallo sovietico Zukov guidò l’armata mongola contro l’esercito giapponese che era penetrato nella Mongolia. Il maresciallo russo riuscì a vincere con molti meno uomini e venne premiato come eroe della Mongolia dell’Unione Sovietica.

L’Unione Sovietica fu il principale partner commerciale e militare della Mongolia, mantenendo circa 60.000 truppe nella capitale Ulan-Batoor, nel 1966 i due paesi firmarono un trattato di amicizia e di mutua assistenza, rinnovandolo nel 1986. L’avvio della Perestrojka (ricostruzione) in Unione Sovietica da parte di Mikhail Gorbachev ha fortemente influenzato la politica mongola, portandola ad un progressiva democratizzazione con la rivoluzione del 1990.

I numerosi scioperi della fame e le continue manifestazioni pacifiche promosse per lo più da giovani studenti, hanno rovesciato la Repubblica Popolare, un autoritarismo dove al centro vi era un partito unico (Partito del Popolo Mongolo), profondamente strutturato che controllava dall’alto la società civile, mentre i militari mantenevano il ruolo di garanti del regime e sostenitori dell’egemonia del partito. Passando ad una vera e propria democrazia multipartitica, dove avvengono elezioni libere a suffragio universale, garantendo i diritti fondamentali come la libertà di espressione, di associazione e di mobilitazione.

Alle prime elezioni multipartitiche del 1991 però, non c’è stata un’alternanza politica al governo, in quanto il Partito del Popolo Mongolo è riuscito comunque a confermarsi al governo, a causa dei dissidi interni alle opposizioni. Nonostante ciò non c’è stato un passo indietro dal punto di vista democratico, anzi il partito è riuscito a trasformarsi, passando dal marxismo-leninismo alla socialdemocrazia. Questo ha contribuito a una stabilità politica tra le varie fazioni, ha portato nel 1992 alla promulgazione di una nuova costituzione, dando vita a una Repubblica semipresidenziale formata da un sistema monocamerale: la Grande Hural di Stato, eletta ogni  quattro anni da almeno il 50% del popolo.

Nonostante la stabilità politica, la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’uso sconsiderato delle privatizzazioni, ha causato al Paese un forte danno economico: aziende chiuse, aumento dell’inflazione e della disoccupazione. Dall’inizio del XXI secolo, grazie allo sfruttamento dei combustibili fossili presenti nel paese, la Mongolia è diventata l’economia con il più alto tasso di crescita al mondo, diventando una piccola potenza tra le due grandi superpotenze, Cina e Russia. Le ingenti riserve di carbone, uranio, oro, rame e altri metalli, hanno attirato le multinazionali energetiche cinesi, che contribuiscono per il 75% all’entrate mongole. Il problema è che il sistema economico della Mongolia non è sostenibile.

Se l’economia cinese avesse un calo improvviso, l’economia mongola potrebbe fallire da un giorno all’altro. Anche se ciò non dovesse accadere, non c’è dubbio che un giorno, i combustibili fossili esauriranno. Ma la paura del colonialismo cinese ha fatto si che il governo centrale fermasse gli IDE (Investimenti Diretti Esteri)  limitando l’afflusso d’investimenti e capitali dall’estero. Questa rapida crescita economica però, ha fatto arricchire solo una piccola parte della popolazione, ed una mancata redistribuzione del reddito ha acuito gli squilibri sociali esistenti già negli anni del regime autoritario filo sovietico.

Il processo di democratizzazione è proseguito spedito verso il raggiungimento di uno status di eccellenza che costituisce un modello per l’intera regione. Il ruolo di “Terzo Vicino” ha portato la Mongolia a uno sviluppo dello strumento diplomatico, grazie ad accordi bilaterali con stati in Asia, America, Medio Oriente ed Europa. L’obiettivo più importante della politica estera e della Mongolia è quello di diventare una fonte di energia importante per l’Estremo Oriente e una forza neutrale in grado di dare appoggio alla Comunità Internazionale. Questi accordi mostrano progressi significativi nell’influenza della Mongolia sulla regione, dimostrando l’importanza strategica del “Terzo Vicino”.

 

Approfondimenti:

http://www.limesonline.com/la-nuova-mongolia-nasce-al-di-fuori-dei-suoi-confini/48592

http://www.raistoria.rai.it/articoli/gengis-khan-limperatore-dei-mongoli/24847/default.aspx

http://www.statopotenza.eu/11240/la-mongolia-socialista-e-le-tradizioni-del-passato

http://www.theatlantic.com/international/archive/2012/07/can-you-guess-the-worlds-fastest-growing-economy-no-its-not-china/259877/

http://thediplomat.com/2016/03/mongolias-third-neighbor-policy-blooms/

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