L’ombra dell’ISIS in Afghanistan

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Sabato mattina a Kabul durante una manifestazione di protesta della minoranza Hazara, l’ISIS ha commesso uno degli attentati più sanguinosi della storia della capitale afgana. Fonti governative parlano di 80 morti e di moltissimi feriti di cui la maggior parte in gravi condizioni. Le forze di sicurezza hanno ricostruito la dinamica dell’attentato e parlano di una serie di kamikaze, che indossavano burqa femminili sotto ai quali nascondevano gli ordigni.

L’ISIS non ha mai guidato il panorama terroristico sunnita in Afghanistan. Dalla nascita del califfato in Siria e Iraq i vertici dell’organizzazione non hanno mai puntato ad una espansione a Est. Il motivo della sua limitata espansione è il monopolio dell’ortodossia islamica e della violenza mantenuto dai Talebani in Afghanistan.

“The Islamic State in Afghanistan”, così è denominata l’organizzazione, ha delle basi nella parte Est del paese e i suoi ranghi sono formati da ex ufficiali Talebani, sconfitti nei numerosi scontri interni, e da estremisti provenienti dal vicino Pakistan. Non è mai stato provato un rapporto tra Raqqa e le forze nel paese, ma non è detto che arrivino finanziamenti e armamenti dalla Siria.

Questo genere di attentato mirato verso una particolare minoranza etnica è in realtà anomalo per l’Afghanistan, lo scontro nel paese è molto diverso. Solitamente lo scontro all’interno è meno settario. La guerra si sviluppa tra afghani che riconosco il governo centrale, alleato degli americani, e coloro che riconoscono solo il dominio islamico dei Talebani e del Mullah.

Gli Hazara sono una minoranza etnica sciita che vive nelle regioni occidentali dell’Afghanistan. Derivano dai mongoli e hanno una discendenza diretta con la stirpe dei grandi Khan. Le cronache storiche raccontano che arrivarono in Afghanistan dopo che i Seleucidi sconfissero i mongoli in Persia e li esiliarono sulle montagne dell’Afghanistan.

Questa minoranza è sempre stata oggetto di oppressione. Sono numerosi i casi di violenze perpetuati soprattutto dal governo centrale. Nel 1893 fu commesso un terribile genocidio verso questa minoranza, proprio dai governatori centrali. In realtà questo gruppo è uno dei più numerosi all’interno della popolazione afghana, i dati sono piuttosto incerti per la mancanza di censimenti ufficiali.

La manifestazione di protesta colpita dagli attentatori era diretta proprio verso lo stato, dato che, negli ultimi anni, nessuna infrastruttura è stata costruita nella regione dove vive questa minoranza.

I Talebani non hanno mai minacciato questo gruppo per la sua religione, fondamentalmente perché occupano una regione di pochissimo interesse, circondata da montagne. Sono sempre stati i nuovi gruppi jihadisti a puntare le armi contro questi gruppi sciiti. Nel 2011 vi era stata una serie di sanguinosi attentati di Al Qaeda contro questa minoranza.

Qual’è il motivo di questa tattica? I nuovi gruppi jihadisti, come Al Qaeda e ISIS, non possono competere in una sfida all’ortodossia con i Talebani. L’unico campo suoi possono sfidare i gruppi afgani è la lotta agli apostati, gli sciiti, per questo motivo mettono in campo questa strategia del territorio.

Inoltre lo scontro che i Talebani hanno sempre portato avanti sulle montagne afgane è sempre stato contro gli Stati Uniti, i nuovi gruppi jihadisti invece vogliono trasformare la lotta in una guerra civile interna all’Islam afgano. La fitna, così è chiamata in arabo la lotta interna all’Islam, è l’unico obiettivo di ISIS.

 

 

 

 

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