I rapporti tra Mosca e Kiev sono tornati ai minimi storici. Il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha dichiarato che i servizi segreti (FSB) sono riusciti a sventare una serie di attentati nella penisola della Crimea, territorio annesso alla Russia tramite referendum nel marzo 2014. Secondo un rapporto del FSB gli attentatori sarebbero stati appoggiati dal governo Ucraino che non ha riconosciuto l’annessione di una sua parte di territorio. Con l’aumento della tensione tra i due stati, è aumentata anche l’ansia per un possibile scontro: la Russia ha infatti aumentato il numero di soldati presenti nella penisola dispiegando una brigata paracadutista, mentre l’Ucraina ha deciso di blindare i confini. Le forze di sicurezza ucraine sono in apprensione anche ad est al confine con il Donbass, dove nonostante la tregua, la guerra con i separatisti filo-russi è ancora in corso: i combattimenti su larga scala sono finiti, mentre le schermaglie continuano quotidianamente.
Chi sono i separatisti?
Dopo la mancata firma nel 2013 da parte dell’ex-Presidente Ucraino Yanukovych, da sempre filo-russo, degli accordi di libero scambio per beni e servizi con l’UE, a Kiev iniziarono le prime manifestazioni di cittadini PRO-UE, che presero il nome di EuroMaidan. La protesta, inizialmente pacifica, divenne violenta e di carattere nazionalista, e si trasformò in un vero e proprio movimento contro il Presidente Yanukovych che venne destituito e costretto all’esilio nel 2014. Il nuovo governo a maggioranza “antirussa”, abrogò la legge che aveva promosso la lingua russa a seconda lingua ufficiale, in quanto era considerata lingua materna per più del 10% della popolazione, concentrata nella parte orientale del paese. Subito dopo lo svolgimento del referendum di annessione della Crimea, manifestanti filorussi occuparono i palazzi governativi delle città di Donetsk e Lugansk, e proclamarono la nascita di due nuovi stati: la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk (Non riconosciuti dalla Comunità Internazionale).
La guerra tra le due fazioni ha provocato più di 9500 morti di cui 2000 civili. Secondo una relazione del UNHCR, il conflitto ha determinato una grandissima crisi umanitaria, in quanto più di un milione di persone sono state costrette a lasciare la propria casa e rifugiarsi negli stati limitrofi (Russia e Bielorussia).
Agosto è stato il mese peggiore per il numero di vittime dal raggiungimento della tregua. Secondo i rapporti della missione speciale per il disarmo dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), sono state registrate centinaia di esplosioni al giorno, con una violazione del cessate il fuoco da entrambe le parti: le Repubbliche separatiste del Donbass denunciano le autorità di Kiev e viceversa. Il fatto più grave è stato l’attentato a Igor Plotnitsky, Presidente dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk: un ordigno a bordo strada ha ferito gravemente il leader secessionista. L’attacco può solo che essere il picco di violenza raggiunta in questi ultimi mesi che è sfociata in una vera e propria violazione degli accordi di Minsk 2 che prevedono:
- il ritiro di tutte le armi pesanti da entrambe le parti per creare una zona “cuscinetto” di 50 chilometri per i sistemi di artiglieria del calibro di 100 mm, una da 70 chilometri per i lanciarazzi multipli, mentre i razzi e i sistemi missilistici più potenti dovranno essere schierati a 140 chilometri dal fronte;
- il rilascio di tutti prigionieri, la fornitura sicura degli aiuti umanitari e il ritiro di tutte le forze straniere impegnate nel conflitto;
- l’adozione entro la fine del 2015 di una nuova costituzione da parte di Kiev per introdurre la decentralizzazione e uno statuto speciale per le regioni di Donetsk e Lugansk, cosicché la regione del Donbass possa essere reintegrata nei confini ucraini. La Verchovna Rada (parlamento ucraino) non ha ancora realizzato la riforma costituzionale.
L’Ucraina è sull’orlo del baratro, perché se da una parte la frequenza sempre più alta delle schermaglie al confine è un chiaro messaggio di come il conflitto stia per riemergere con tutta la sua forza e violenza, dall’altra anche la crisi economica che ha colpito il Paese dall’inizio del operazioni belliche non intende arrestarsi: infatti con un’inflazione in caduta libera attorno al 40% e un debito pubblico pesantissimo che è passato dal 12,3% nel 2007 a più del 70% nel 2016, difficilmente l’Ucraina riuscirà a far ripartire l’economia e a salvaguardare l’integrità dello Stato.
Fonti e approfondimenti
http://www.bbc.com/news/world-europe-37000601
http://news.trust.org/item/20160811113842-fkuvt
http://www.globalresearch.ca/shootout-in-crimea-russias-fsb-vs-ukrainian-saboteurs/5540655
https://www.yahoo.com/news/ukraine-rebel-leader-plotnitsky-injured-car-blast-113907541.html
http://www.politico.eu/article/petro-poroshenko-russia-wants-the-whole-ukraine-vladimir-putin/
http://it.sputniknews.com/mondo/20160830/3315827/ucraina-reintegro-donbass.html
https://www.hrw.org/news/2016/07/21/witness-tortured-both-sides-eastern-ukraine
https://www.amnesty.org/en/countries/europe-and-central-asia/ukraine/report-ukraine/
http://www.bbc.com/news/world-europe-30126207
http://www.unhcr.org/news/updates/2016/4/5614d3fb9/ukraine-operational-update.html?query=donbass
http://www.tradingeconomics.com/ukraine/government-debt-to-gdp