FARC: giustizia o verità per il sangue della Colombia

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La notizia era già uscita a giugno e ne avevamo già parlato, ma adesso sono stati portati a termine anche gli ultimi dettagli dell’accordo tra le FARC e il Governo colombiano del presidente Juan Manuel Santos e il 23 settembre sarà firmato ufficialmente.

La guerra civile in Colombia ha prodotto negli ultimi 50 anni più di 5,5 milioni di vittime con più 200.000 sfollati e innumerevoli casi (noti e denunciati) di stupri, violenze di genere, torture e l’arruolamento di bambini soldato. Le violenze sono state perpetuate dallo Stato e dalla FARC.

La pace che si intravede all’orizzonte ha portato a dover affrontare la spinosa questione della giustizia verso i crimini compiuti durante la guerra civile. La “Transitional Justice” è una delle questioni più importanti nel momento finale di una guerra civile e sono state intraprese contromisure differenti nei vari casi.

Analizzando bene la situazione, proprio dagli strumenti preposti per risolvere la questione potrebbe dipendere la stabilità futura del paese. Se venisse deciso che i crimini di guerra debbano essere puniti come il diritto internazionale o i diritti nazionali prevedono, spesso anche con la pena di morte, non ci sarebbe nessun incentivo per spingere i ribelli ad abbassare le armi. Dall’altra parte si potrebbe verificare una minaccia alla stabilità del Paese, qualora una parte della nazione, magari più colpita dalla guerra, vedesse i criminali liberi e quindi si sentisse discriminata.

La parte più spinosa dell’accordo tra FARC e governo colombiano è stata proprio questa, alla fine si è raggiunto un accordo sul modello del Sud Africa. L’accordo prevede la formazione di un organo di giustizia temporaneo nazionale che sarà composto da due sezioni, ognuna con i propri magistrati.

Il documento dice esplicitamente che la funzione primaria di questo organo sarà quella di combattere l’impunità, ottenere la verità e contribuire alle riparazioni per le vittime; contemporaneamente si impongono pene per i crimini commessi durante il conflitto in particolare per quelli più efferati e rappresentativi.

L’accordo prevede un’amnistia per tutti i crimini politici e tutti quelli a loro connessi. Questa previsione serve per poter amnistiare reati come il narcotraffico o i rapimenti che le FARC hanno sempre utilizzato come mezzo per finanziarsi.

In cambio dell’amnistia è necessaria la piena e completa collaborazione per arrivare alla verità: sono moltissime le vittime scomparse e che non sono mai state ritrovate. Questo permetterà ai familiari di avere informazioni sui dispersi.

Gli unici crimini che non saranno coperti da amnistia sono i crimini contro l’umanità, ma, anche in questo caso, non verranno sottoposti alla legislazione internazionale ma una particolare contenuta nella legge di amnistia, la quale esclude la pena di morte, e prevede il carcere per un minimo di 8 anni.

L’accordo dunque si basa sulla ricerca della verità ma non sulla necessaria richiesta della giustizia, in particolare sulla ricerca di comminare pena. Questa soluzione è stata creata ad immagine della Commissione della Verità in Sud Africa, guidata dall’arcivescovo Desmond Tutu. Questa commissione fu istituita dopo la fine dell’Apartheid e ascoltò più di 22.000 testimoni portando alla luce centinaia di migliaia di casi di violenze. Fu istituito anche un programma giornaliero televisivo per mostrare al mondo la verità.

Tale soluzione, più interessata alla verità piuttosto che alla punizione, è stata adottata in molti luoghi in cui si sono verificati crimini contro l’umanità ed è sempre stata fortemente criticata. Il Transitional Justice Journal, organizzazione internazionale per i diritti umani, è sempre stato molto critico su questa soluzione poiché  ritiene che la mancanza di una pena seria non permette un reale sviluppo morale del Paese, che rimane invece chiuso nel suo senso di vendetta e di colpa.

È necessario però spiegare il perché questa soluzione è possibile in Colombia, e la motivazione va letta nella carta geografica del paese. La maggior parte delle violenze sono sempre state perpetuate nelle campagne del Paese, sia dall’esercito che dai ribelli, mentre le città hanno sempre assistito a queste violenze dall’esterno. La popolazione rurale ha sempre avuto poco peso e di conseguenza è stata tenuta poco in considerazione nella ricerca della pace. Dall’altra parte questa parte di nazione è la più interessata all’accordo perché sa che potrebbe finalmente avere un’occasione di vivere in pace.

L’ex presidente Alvaro Uribe, storico nemico delle FARC, sta cercando in nome della lotta all’impunità di far fallire gli accordi e ha organizzato diverse manifestazioni nel Paese. Il senato è l’ultimo ostacolo davanti all’accordo e qui l’ex Presidente cercherà di fare la guerra al trattato di pace, ma guardando i numeri non ci dovrebbero essere grandi problemi.

Il futuro del paese ci mostrerà se la società colombiana potrà accettare di dimenticare le colpe dei criminali in nome della pace o continuerà a vivere nella vendetta.

Fonti e Approfondimenti:

https://www.ictj.org/about/transitional-justice

http://colombiapeace.org/tag/transitional-justice/

http://www.usip.org/events/colombia-s-peace-process-and-transitional-justice

Leave a comment

Your email address will not be published.


*