Site icon Lo Spiegone

Nuove sanzioni contro la Russia?

Lo scorso 31 ottobre la Verkhovna Rada (parlamento ucraino) ha annunciato ufficialmente il rinnovo delle sanzioni nei confronti della Russia, a causa dell’annessione della penisola di Crimea. Nel settembre 2015 le autorità di Kiev avevano infatti introdotto misure restrittive nei confronti di persone fisiche e giuridiche russe presenti sul territorio ucraino. Il nuovo documento approvato non solo rinnova le misure precedenti, ma ne aggiunge di nuove:  il divieto di ingresso nel paese, il sequestro di attività economiche e il congelamento dei loro patrimoni sul territorio dell’Ucraina. A farne le spese sono state 700 persone fisiche e più di 270 soggetti giuridici, a cui si devono aggiungere importanti società russe come Bashneft (compagnia petrolifera), Rosoboronexport (azienda tra i primi operatori internazionali del mercato delle armi).

L’annessione della Crimea ha provocato nei confronti di Mosca anche sanzioni economiche da parte dell’occidente, in primis Unione Europea e Stati Uniti. Le misure restrittive sono state imposte per indurre un cambiamento nella politica o nella condotta aggressiva della Russia, al fine di promuovere una soluzione pacifica della controversia. L’Unione Europea ha imposto sanzioni sempre più dure in risposta alla destabilizzazione dell’Ucraina.

Che tipo di restrizioni da parte dell’UE?

Le sanzioni servono a mantenere la pressione su Mosca per rafforzare l’accordo di pace di Minsk per la risoluzione del conflitto in Ucraina orientale. Tuttavia la Russia ha fatto ben poco per porre fine alle ostilità, anzi ha applicato restrizioni economiche nei confronti dell’Unione Europea e degli Stati Uniti che hanno messo a dura prova i bilanci statali.

Le misure restrittive dell’Unione Europea devono essere rinnovate ogni 6 mesi, mentre per quanto riguarda Stati Uniti e Canada, le misure sono a tempo indeterminato. Gli Stati Uniti hanno applicato fin da subito sanzioni: come il congelamento dei beni; la sospensione dei colloqui per quanto riguarda questioni militari e requisiti per i visti; il divieto di transizioni commerciali nel proprio territorio per funzionari e uomini di affari russi; il divieto di operazioni commerciali per RosneftNovatek (aziende energetiche russe), Gazprombank e Vnesheconombank (banche statali russe).

Quali sono state le conseguenze?

Secondo gli analisti del Fondo Monetario Internazionale, l’economia russa si è contratta del 3,7% nel 2015. Questo sarebbe dovuto a causa di diversi fattori che hanno avviato una vera e propria crisi economica in Russia: il calo del prezzo del petrolio, il crollo del valore del rublo e i danni economici procurati dalle sanzioni internazionali. Il Prodotto Interno Lordo infatti dovrebbe scendere di un ulteriore 1,2% alla fine di questo anno, andando a gravare ancor di più sulla ripresa economica russa. I prezzi dei beni continuano ad aumentare, come ad esempio un litro di carburante che dieci anni fa costava 23 rubli, mentre oggi 38. La recessione russa ha provocato inoltre la fuga di capitali e degli investitori esteri.

L’Unione Europea ha inizialmente subito diverse perdite dalle restrizioni applicate e dalla recessione russa, ma nonostante ciò il mercato europeo, che prima faceva della Russia un grande partner commerciale, è riuscito a rivolgersi altrove, rafforzando gli scambi intra-UE. Ci sono però alcuni settori, come quello agroalimentare e dell’artigianato, che hanno subito ingenti perdite: in Italia ad esempio le esportazioni sono passate dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015 (-34%). La Russia, che nel 2013 era l’ottavo paese per destinazione dell’export italiano, è diventata nel 2015 tredicesima ed è stata scavalcata dalla Polonia, dalla Cina, dalla Turchia, dai Paesi Bassi e dall’Austria.

Nel corso dell’ultimo mese l’Unione Europea sta discutendo se ampliare maggiormente le sanzioni contro la Russia, a causa del suo intervento militare in Siria. La Comunità Internazionale rimprovera Mosca di essere in parte responsabile dei bombardamenti contro la città di Aleppo e di aver compiuto crimini contro l’umanità. Non tutti gli Stati dell’Unione (Italia in primis) sono però a favore di ulteriori restrizioni, in quanto ritengono che le misure sanzionatorie non siano adatte alla risoluzione delle crisi internazionali. Le sanzioni occidentali non hanno fatto altro che infliggere danni all’economia russa e quella Europea, senza però modificare il modus operandi di Putin per la politica estera. Solo un accordo sulla Siria potrà risollevare il clima ormai quasi completamente freddo e teso tra Russia e Occidente.

 

 

Fonti e approfondimenti

http://www.nato.int/docu/review/2015/Russia/sanctions-after-crimea-have-they-worked/EN/index.htm

http://www.bloomberg.com/news/articles/2016-10-26/u-s-stuck-with-nobody-left-to-sanction-in-russia-over-syria

https://euobserver.com/foreign/135522

https://europa.eu/newsroom/highlights/special-coverage/eu_sanctions_en

http://www.economist.com/news/europe/21701184-blocking-investment-has-only-slightly-restrained-russia-small-carrot-medium-stick

https://www.rt.com/news/362972-putin-brics-us-sanctions/

Exit mobile version