Secondo una lettura comune per Proxy war si intende una guerra istigata da una superpotenza che non implica affatto la sua partecipazione diretta. Con questo termine ci si riferisce ad una guerra per procura, e questo termine fu maggiormente utilizzato durante la guerra fredda per designare il confronto con tra due potenze, mediato da figure interposte; non solo i governi locali, ma anche dei non-state actors vengono utilizzati come dei proxies. Si è ritenuto che il motivo principale dell’utilizzo dei proxy è stato l’ingresso delle armi nucleari sullo scenario della guerra.
Nel 1964 lo scienziato politico K. Deutsch ha definito le Proxy wars come un conflitto internazionale tra due potenze straniere, combattuta sul suolo di un paese terzo; travestito come un conflitto su una questione interna di quel paese; e l’utilizzo di manodopera, delle risorse e del territorio di quel paese è il mezzo per raggiungere degli obiettivi estranei al paese dove avvengono gli scontri.
Le Proxy war rispecchiano più ampie lotte ideologiche perpetrate dalle superpotenze. Si consideri, ad esempio, come Carter e poi Reagan hanno risposto all’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979, finanziando e formando i mujahidin afghani o attraverso l’uso sovietico dei proxy cubani durante la guerra civile in Angola, oppure durante la guerra del Vietnam.
Lo Stato o il Non-State Actor benefattore che prende parti in un conflitto già in atto fornisce le armi, la formazione e finanzia il conflitto. Studi di insurrezioni e guerre civili dimostrano costantemente che il sostegno esterno è il fattore abilitante più comune di successi degli insorti e che il mancato isolamento degli insorti dal supporto esterno è una delle cause delle sconfitte delle campagne di contro-insurrezione.
Il comando strategico della Proxy war è identico a quello dei conflitti armati generici: esiste il corpo d’armata, la divisione, il battaglione, la brigata, il plotone e la truppa semplice. E tutti i militari che fanno parte dei singoli eserciti svolgono il loro lavoro sul campo di battaglia post-moderno per eccellenza: il web, la stampa, la tv. Esistono i battaglioni che sintetizzano le informazioni (Big Data) che poi le trasferiscono agli Huge Spiders. Il termine militare proxista che identifica la popolazione dello stato terzo che si ritrova ad essere lo scenario di guerra è Big Sleepers.
Un maggior utilizzo da parte degli stati su PMC (Private Military Companies) è divenuto il contrassegno della politica di sicurezza contemporanea in Occidente. I PMC hanno operato in una vasta gamma di paesi dal 1989 per quanto riguarda l’approvvigionamento di armi, l’addestramento della polizia, la raccolta di informazioni e la protezione individuale stretti leader civili.
Proxy war non è di certo un fenomeno nuovo. Nel corso della storia ci sono stati esempi di stati che hanno assunto mercenari, che hanno impiegato altri paesi per combattere i loro avversari e imperi che hanno sfruttato i popoli conquistati per difendere il territorio. L’impopolarità nelle odierne democrazie delle guerre asimmetriche e la recessione globale hanno portato agli inevitabili tagli di bilancio della difesa in tutto il mondo occidentale. John Mueller in effetti ha definito tale fenomeno come l’“obsolescenza della grande guerra”, in parte a causa della mutevolezza dell’ordine internazionale alla fine del ventesimo secolo.
Nel 2014 ebbe inizio un conflitto che pochi avevano previsto: la crisi in Ucraina. La situazione in Ucraina orientale può essere qualificata come un conflitto internazionalizzato, vale a dire, un originale conflitto armato non internazionale, che, attraverso l’influenza indiretta della Russia è diventato un conflitto armato internazionale. Rimane da valutare se questo rappresenta l’inizio delle Proxy war che hanno caratterizzato la guerra fredda o è limitata all’affermazione degli interessi russi in una zona con cui ha legami storici.
Fin dall’agosto del 2014 nel Donbass sono stati inviati 57 convogli con più di 64.000 tonnellate di aiuti umanitari russi, e non solo. Mentre sono inesistenti i documenti ufficiali sull’entità dei sostegni russi forniti alla regione interessata, vi sono però ritrovamenti di prove effettive che mostrano chiaramente gli ingenti aiuti che la Federazione ha elargito tutto questo tempo: carri armati di vario tipo di produzione russa, mai esportati all’estero come il T-72 , o fucili KSVK prodotti in Russia nel 2013, e il veicolo resistente alle mine BPM-97, chiamato anche “Vystrel”, visto diverse volte a Lugansk.
I conflitti che hanno avuto inizio negli anni ’90 erano di natura separatista, o provenivano da conflitti congelati o controversie irredentiste. Molti di questi, tuttavia, nei Balcani, nel Caucaso o dell’Asia centrale possono essere visti come la guerra tramite i Proxies in cui la Russia tenta di mantenere “un ambito privilegiato di influenza”. La Federazione è ora dunque impegnata su diversi fronti, pronta a cogliere l’occasione delle ostilità tra Azerbaijan e l’Armenia nel Nagorno-Karabakh e allargando il passo in Siria, dove la sua partecipazione al conflitto è ancora oggetto di discussione.
Fonti e approfondimenti
http://www.fletchersecurity.org/petersen
https://www.sipri.org/yearbook/2015/03
http://www.bbc.com/news/world-europe-28961080