Niente di nuovo in Gambia?

Banjul Gambia
@ Bjørn Christian Tørrissen, http://bjornfree.com/galleries.html, CC BY-SA 3.0

Avevamo già affrontato le vicende elettorali del paese africano poco tempo fa, analizzando le speranze di democrazia successiva alle elezioni. Molte cose sono successe e adesso il paese sta affrontando una grande crisi, nonostante secondo fonti governative il presidente sia pronto a dimettersi.

Secondo il nuovo presidente Adama Barrow i presidenti di Guinea e Mauritania hanno convinto il presidente uscente a dimettersi su mandato ECOWAS.

Pochi giorni dopo l’ammissione della sconfitta il presidente Jammeh aveva ritirato l’affermazione e, denunciando brogli, aveva affermato che non ci sarebbe stato nessun passaggio di potere. Il suo sfidante Adama Barrow si è trovato in una difficile situazione, essendo costretto a scappare in Senegal per evitare l’arresto.

Il leader delle forze armate si era schierato con il presidente Jammeh, ma allo stesso tempo aveva sottolineato che le forze armate non sarebbero morte per mantenere il potere del presidente. La situazione si era fatta decisamente tesa, il governo ha ordinato la cattura di tutti gli oppositori politici, anche se la maggior parte era già arrivata in Senegal, il cui territorio circonda il piccolo Gambia.

Proprio il Senegal ha giocato un ruolo fondamentale in questa situazione, infatti all’indomani delle elezioni tutti gli attori internazionali si sono schierati con lo sfidante vincitore e hanno subito riconosciuto il nuovo presidente. Dopo la retromarcia di Jammeh la situazione internazionale è crollata sul sanguinario presidente. L’ONU ha immediatamente condannato questo gesto e ha dato il mandato all’ECOWAS, Unione degli Stati dell’Africa occidentale, di risorlvere la situazione.

La soluzione era stata trovata in un ultimatum a Jammeh per ammettere la sconfitta e ritirarsi, fonti africane parlavano che in cambio del suo ritiro il presidente avrebbe ricevuto l’amnistia.

Questo però non ha portato ad alcun risultato, fino a poche ore fa, e quindi a mezzanotte del 18 gennaio è scaduto l’ultimatum e le truppe senegalesi, sotto mandato ECOWAS e ONU, si sono schierate sul confine gambiano. Intanto nell’ambasciata del Gambia in Senegal è stato fatto giurare il nuovo presidente Adama Barrow.

Le forze armate gambiane hanno affermato di non avere intenzione di partecipare a scontri con i militari senegalesi, senza escludere la possibilità che la parte dell’esercito più vicina a Jammeh non decidesse di difendere il proprio presidente. In particolare sono due le parti dell’esercito che preoccupavano l’ECOWAS, la prima era formata dai ribelli separatisti senegalesi, che Jammeh aveva preso nel suo esercito per fare uno sgarbo al suo vicino. Dall’altra parte la piccola etnia jolas, a cui appartiene lo stesso Jammeh, che teme di essere in futuro oggetto della vendetta dei mandinka, etnia che da sempre viene sottomessa dal presidente Jammeh.

Le truppe senegalesi sono radunate sulla frontiera e stanno bloccando il paese. L’ECOWAS è concentrata nel difendere i processi democratici della zona, cercando di evitare uno scontro armato a danno dei civili. In questo momento è fondamentale garantire la stabilità dell’Africa Occidentale.

Sono molti i paesi che stanno affrontando crisi di stabilità come la Nigeria, con quello che resta da Boko Haram, la debolezza statale dopo i due anni di diffusione di ebola e i problemi anche del Mali e della Mauritania, con beduini e combattenti qaedisti che indeboliscono la regione. Tutti questi fattori devono essere combattuti con la stabilità, unico strumento per portare nuovi investimenti nei paesi e farli crescere.

Il futuro del piccolo paese resta comunque incerto, nonostante sembra che Jammeh sia pronto a capitolare, molti davanti alla situazione attuale pensano che la cosa migliore sia che Gambia e Senegal si fondano in una federazione, così da trasformare Dakar (capitale del Senegal) in uno stabilizzatore del Gambia. Altri sono invece convinti che il Gambia debba mantenere l’indipendenza, ma credono che Adama Barrow debba essere commissiarato dall’ECOWAS, per aiutare la stabilità e per proteggerlo da futuri colpi di Stato. I colpi di Stato infatti sono molto frequenti in paesi instabili come il Gambia, negli ultimi venti anni il Presidente del Gambia ha subito 14 tentativi di colpo di Stato.

Avevamo parlato di speranza dell’Africa dal Gambia, ma siamo stati smentiti, dall’altra parte c’è una luce nel caos del piccolo paese. Se la ECOWAS, con la leadership del Ghana (che ha appena superato le elezioni), riuscisse a stabilizzare il paese e garantisse una nuova vita democratica, allora vorrebbe dire che l’organizzazione funziona e potrebbe essere fondamentale nel futuro anche di altri paesi.

 

Approfondimenti:

http://www.internazionale.it/notizie/maggie-dwyer/2017/01/17/cosa-succede-gambia

http://www.africanews.com/2017/01/20/live-from-the-gambia-barrow-celebrations-jammeh-s-final-ultimatum/

 

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