Direttiva Bolkestein: rischio o speranza?

Frits Bolkestein
http://www.postproduktie.nl, CC BY 2.5, via Wikimedia Commons

La Direttiva 2006/123/CE, nota anche con il nome Direttiva Bolkestein, prende il nome dell’ex Commissario Europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno Fritz Bolkestein, nel 2006 è stata approvata dal Parlamento Europeo con lo scopo principale di una liberalizzazione dei servizi nel mercato europeo, abbattendo le barriere e gli ostacoli che si interpongono alla libera circolazione dei servizi tra gli Stati Membri.

Che cos’è una Direttiva?

Una Direttiva è un atto giuridico dell’Unione Europea che viene proposta da gruppi di lavoro formati dai rappresentanti degli Stati Membri dell’Unione Europea in seno alla Commissione Europea ed emanata dal Parlamento e Consiglio Europeo. Secondo l’articolo 288 par 3 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE)

“La direttiva vincola lo Stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi”.

Quindi esse devono essere recepite e trasformate in leggi nazionali degli Stati Membri nei termini previsti dalla direttiva stessa. Lo scopo principale di questa fonte del diritto comunitario è l’avvicinamento degli istituti giuridici riguardanti date materie tra gli Stati dell’Unione.

La Direttiva Bolkestein sancisce il diritto di prestare servizi all’interno della Comunità, favorendo l’integrazione tra i popoli europei e promuovendo una maggiore competitività del mercato, per dare ulteriore impulso alla crescita economica e sociale. I servizi rappresentano circa il 70% del PIL nella maggior parte degli Stati membri, ma la frammentazione del mercato interno si ripercuote negativamente sul complesso dell’economia europea. La norma giuridica mira quindi all’eliminazione degli ostacoli agli scambi all’interno dell’Unione, mediante:

  • La semplificazione e modernizzazione delle procedure amministrative “Pur mantenendo gli obblighi di trasparenza, ha il fine di eliminare i ritardi, i costi e gli effetti dissuasivi che derivano, ad esempio, da procedure non necessarie o eccessivamente complesse e onerose, dalla duplicazione delle procedure, dalle complicazioni burocratiche nella presentazione di documenti, dall’abuso di potere da parte delle autorità competenti, dai termini di risposta non precisati o eccessivamente lunghi, dalla validità limitata dell’autorizzazione rilasciata o da costi e sanzioni sproporzionati” (Art 43)
  • Il miglioramento dei diritti dei consumatori e delle imprese, che possono ricevere servizi provenienti da altri paesi in modo trasparente “(…) provvedendo che gli Stati membri impongano agli operatori di cessare sul loro territorio le pratiche illegali a scapito dei consumatori di un altro Stato membro.” (Art 104)
  • Il coordinamento preliminare delle legislazioni nazionali, anche al fine di istituire una cooperazione amministrativa tra gli Stati Membri (Art 6)

Nell’ambito di applicazione, la direttiva copre un’ampia gamma di servizi come: il commercio al dettaglio e all’ingrosso; consulenti legali e fiscali, architetti e ingegneri; servizi di costruzione immobiliare e legate all’imprese; turismo e servizi ricreativi.

E’ proprio per quanto riguarda il turismo e servizi ricreativi, che in varie piazze d’Italia sono scoppiate diverse proteste anti-Bolkestein, sostenute da migliaia di commercianti che operano sul suolo pubblico. La direttiva europea impone nuovi bandi per le varie concessioni rilasciate dagli enti locali, dando la possibilità a tutti i cittadini europei di parteciparvi.

Il focolaio più grande della protesta è esploso a Roma. Negli uffici comunali della Capitale le licenze di vendita vengono rinnovate automaticamente a più di 12’000 ambulanti, che, con l’applicazione della Direttiva Bolkestein, hanno il timore di perdere il posto di lavoro: infatti l’avvio di gare e bandi pubblici implica l’inizio di una concorrenza dove i lavoratori italiani avranno come possibili avversari società di capitali straniere e altri ambulanti europei.

La possibilità di un lavoratore comunitario di lavorare in altro Paese per un determinato periodo di tempo è l’aspetto che più viene criticato da questa classe lavoratrice. Si teme che le aziende straniere utilizzeranno questa legge per approfittare delle norme del lavoro nei paesi con standard medio alto. C’è il rischio di “Dumping sociale”, ossia la tendenza di alcune imprese a localizzare le attività più redditizie e produttive in zone in cui sono più vantaggiose, permettendo lo sviluppo di una concorrenza sleale, riducendo illegalmente i costi operativi legati alla manodopera, dando luogo a violazioni dei diritti dei lavoratori e allo sfruttamento di questi ultimi.

Il vero problema è che a Roma la stragrande maggioranza delle licenze sono in mano alla famiglia Tredicine che, come rileva un’inchiesta dell’Espresso, solo nel centro storico detiene 42 delle 68 assegnazioni disponibili. Il mercato delle licenze è saturo da anni, grazie anche alla monopolizzazione applicata da Tredicine, che di fatto ha distorto il sistema delle concessioni. Entro maggio 2017 ci sarebbe dovuta essere una vera e propria applicazione della direttiva, ma a causa delle numerose proteste e dell’impossibilità della maggioranza dei comuni di recepire i bandi entro tale data, il governo ha deciso per una proroga di 3 anni. A meno di ulteriori colpi di scena, la direttiva sarà resa operativa nel 2020.

Una liberalizzazione sembra necessaria e inevitabile per mettere in regola un settore monopolizzato e afflitto storicamente dall’abusivismo e dall’evasione fiscale. Le incognite e le preoccupazioni rimangono, però, per quello che riguarda le piccole imprese: l’applicazione della direttiva garantirebbe infatti anche l’ingresso alle società di capitali, che potrebbero mettere a dura prova l’intera classe lavoratrice.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2006:376:0036:0068:it:PDF

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchiesta-italiana/2012/04/12/news/i_signori_delle_caldarroste-33192162/

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=URISERV:l33237&from=IT

 

 

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