Albania: (im)possibile primavera

Il 20 febbraio scorso parte della società civile albanese e l’opposizione di centrodestra, guidata da Lulzim Basha, hanno inondato le vie di Tirana, chiedendo le dimissioni del Primo Ministro Edi Rama e la formazione di un governo tecnico ad interim con il compito di organizzare nuove elezioni trasparenti e davvero libere nel giugno 2017. Ma cosa succede in Albania?

Il governo albanese è guidato dal 2013 dal Partito Socialista di Edi Rama, erede del Partito del Lavoro d’Albania del dittatore Hoxha. Queste ultime elezioni sono state caratterizzate da una sfiducia generale, causata da clima repressivo dell’ex leader ed ex Primo Ministro Sali Berisha, che era solito sedare le proteste con qualsiasi mezzo: durante le proteste antigovernative del 2011 infatti, tre manifestanti sono stati uccisi dalla polizia.
Con un’affluenza molto ridotta, circa del 53%, l’elettorato ha in parte boicottato la sfida elettorale che vedeva come protagonisti due blocchi, uno di centrosinistra a guida Partito Socialista e l’altro di centrodestra a guida Partito Democratico.

Dopo la sconfitta del 2013 e l’allontanamento dal Partito Democratico di Sali Berisha, il movimento è guidato da Lulzim Basha, già sindaco di Tirana dal 2011 al 2015, che oggi sta guidando una protesta ad oltranza per le vie di Tirana, chiedendo le dimissioni del governo di Rama e la formazione di un governo tecnico che faccia da garante per la regolarità delle prossime elezioni che si terranno nel 2017.

Le proteste di questi giorni sono state caratterizzate da una grande partecipazione, ma non sono mancati episodi controversi e violenti: il corteo, con in testa Lulzim Basha, una volta arrivati nella piazza del governo, ha incendiato 3 fantocci con le sembianze del premier Edi Rama, del ministro dell’Interno Saimir Tahiri e del ministro della Sanità Ilir Beqaj. In un discorso alla folla, Lulzim Basha ha dichiarato l’inizio della protesta ad oltranza, fino a quando il governo non si dimetterà, in quanto corrotto e colluso con la criminalità organizzata albanese: “l’inizio della rivoluzione” passa dall’allestimento di una grande tendone per occupare la via nei pressi del Parlamento.

Ma come può il Partito Democratico, che oggi si professa per la legalità quando invece gli 8 anni del governo Berisha sono stati caratterizzati da continui scandali corruttivi e abuso di potere, porsi come cambiamento?

Basha, tentando di ricostruire un partito e una base elettorale che da anni lo ha ormai abbandonato, cerca di costruire una protesta sulla scia della Primavera romena, invitando continuamente i cittadini e soprattutto i giovani ad unirsi alla protesta per opporsi alla corruzione, alla dilagante criminalità, al collasso del sistema sanitario e dell’istruzione. Oltretutto l’opposizione si rifiuta di entrare in Parlamento, boicottando i lavori della riforma della giustizia che prevede norme severe contro la corruzione e la criminalità organizzata.
Questa decisione è contestata anche dalla comunità internazionale, in quanto blocca una riforma del sistema giudiziario considerata cruciale per l’apertura dei negoziati di adesione all’Unione Europea che l’Albania auspica di aprire entro la fine dell’anno. Il Commissario Europeo all’Allargamento, Johannes Hahn, ha richiamato l’opposizione albanese a concludere il boicottaggio, in quanto il dibattito politico non può che avvenire nelle aule del Parlamento e non al di fuori.

Lulzim Basha ha chiesto l’attuazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), che a seguito delle elezioni locali del 2015, ha invitato l’Albania a “migliorare l’indipendenza e la professionalità delle commissioni elettorali; modificare la legislazione elettorale in modo da eliminare alcune lacune e ambiguità; rafforzare il sistema di risoluzione delle controversie elettorali; rivedere le regole di finanziamento della campagna elettorale e di continuare gli sforzi per migliorare il sistema di voto degli elettori, utilizzando il sistema elettronico”. Ma l’ambasciatore dell’OSCE in Albania ha spiegato che i tempi stretti non permettono l’introduzione del voto elettronico, anche perché si tratta di un processo molto complesso che richiede una dettagliata pianificazione.

Dal punto di vista economico, dal 2013 ad oggi, il governo di Rama ha supervisionato un periodo di costante crescita economica, grazie anche ad un programma di aiuti del Fondo Monetario Internazionale, che ha contribuito ad un miglioramento delle condizioni di vita.

Nonostante la crescita del PIL del 3,4% nel 2016, lo stato albanese non sembra essere in realtà cambiato: la mancanza di posti di lavoro, la sempre più crescente disoccupazione giovanile e un grande debito pubblico, ha fatto si che l’Albania continui ad essere un paese di emigrazione e che gli albanesi non credano più nelle istituzioni. Forse solamente una rilancio dell’ex Paese comunista in chiave europea, potrà realmente cambiare la piccola repubblica balcanica.

Sono altresì importanti e fondamentali quelle riforme strutturali che devono essere approvate per aderire al progetto europeo, come la riforma della giustizia ancora bloccata in Parlamento dalle proteste dell’opposizione. Una netta separazione tra politica e magistratura potrà solo che migliorare la democratizzazione del Paese ed attuare una lotta senza precedenti alla corruzione.

 

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.dw.com/en/albania-opposition-protests-for-free-elections-and-end-to-corruption/a-37619901

http://www.reuters.com/article/us-albania-opposition-protests-idUSKBN15X0OI

http://www.balkaninsight.com/en/article/albanian-opposition-continue-the-protest-amid-eu-disapproval-02-23-2017

https://www.washingtonpost.com/world/europe/albania-opposition-boycotts-parliament/2017/02/23/23f02880-f9b6-11e6-aa1e-5f735ee31334_story.html

http://www.balcanicaucaso.org/aree/Albania/Albania-l-opposizione-scende-in-piazza-177991

http://www.osce.org/odihr/elections/albania/180731

 

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