PKK: dall’origine ad oggi

Curdi
Kurdishstruggle - CC BY 2.0

Il PKK (Partîya Karkerén Kurdîstan), Partito dei Lavoratori del Kurdistan, è un’organizzazione di estrema sinistra presente in Turchia ed in Iraq, fondata nel 1978.

L’organizzazione ha mosso i primi passi nel 1974 in Turchia grazie ad un gruppo di studenti curdi, capeggiati da Abdullah Öcalan, per poi essere ufficialmente fondata nel 1978. Öcalan in quel periodo studiava scienze politiche all’università di Ankara, stava vivendo il periodo delle contestazioni studentesche ed era anche molto attivo politicamente prendendo parte a manifestazioni e cortei. Non gli fu quindi difficile trovare persone che condividessero le sue stesse idee. Queste seguivano inizialmente un’ideologia vicina al socialismo rivoluzionario e combattevano a favore del riconoscimento dell’identità curda, al fine di creare uno stato di matrice marxista-leninista chiamato Kurdistan.

Il problema curdo ha radici lontane e tutt’oggi rimane una questone irrisolta, tanto che il popolo curdo viene definito come il più grande popolo senza stato. Circa 30 milioni di persone appartengono a questa etnia, hanno tradizioni comuni e parlano diverse varianti regionali di una lingua comune di origine indoeuropea. La religione maggiormante professata è l’islam sunnita, ma ci sono anche delle minoranze che professano l’islam sciita ed altre varianti; gli “yazidi”, ad esempio, impropriamente descritti dai media come una delle etnie perseguitate dall’ISIS, sono in realtà curdi che professano lo yazidismo. Questo gruppo etnico occupa prevalentemente la parte sud est della Turchia; a Diyarbakir, i curdi sono oltre il 70% della popolazione, tanto che questa è stata definita “capitale del Kurdistan turco”

Nel 1978 l’organizzazione prende ufficialmente il nome di PKK. Tra il ’78 e l’80 il PKK è stato attivo compiendo attacchi suicidi e atti di guerriglia urbana contro esponenti del governo e tribù curde che non si sono schierate a favore del riconoscimento del Kurdistan, ma che, anzi, hanno supportato il governo, convivendo con esso pacificamente.  La risposta del governo non si è fatta attendere tanto che in pochi anni non solo è stata messa al bando l’organizzazione, ma si è instaurato in Turchia un vero e proprio campo di battaglia, considerando  riconducibili al terrorismo curdo circa 43.000 attacchi, con un numero di vittime pari a 5.000, solamente tra il 1978 e il 1982.

Il leader dell’organizzazione, Abdullah Öcalan, poiché costretto a lasciare il Paese, si è rifugiato in Siria, favorevole ad accoglierlo in risposta all’inizio dei lavori per la costruzione, da parte della Turchia, della diga di Atatürk sull’Eufrate, che avrebbe lasciato così il controllo della portata del fiume alla Turchia stessa, privando la Siria di una risorsa vitale. Nonostante l’assenza del leader dell’organizzazione, in questi anni si è attivato un processo di trans-nazionalizzazione del movimento stesso. Nel 1998 Öcalan è stato costretto a lasciare la Siria e si è spostato di paese in paese chiedendo accoglienza, anche in Italia, fino al 1999, quando è stato interecettato dai servizi segreti turchi a Nairobi ed estradato in Turchia. E’ stato condannato alla pena di morte, poi commutata in ergastolo.

In questi anni la linea ideologica dell PKK si è distaccata dal socialismo a tendenza marxista-leninista, prediligendo il confederalismo democratico, tanto che dalla bandiera dell’organizzazione è stato tolto il simbolo della falce ed il martello. Il PKK si è reso conto di dover rivedere la propria posizione, visto il mutamento storico: hanno rinunciato a battersi per l’indipendenza del Kurdistan, portando avanti però la battaglia per il riconoscimento di un’autonomia su tutto il territorio curdo. La visione curda quindi non si basa più su una gerarchia, ma sulla piena democratizzazione, riscontrabile in organizzazioni comunali e assemblee.

Le aree nelle quali i gruppi operano sono prevalentemente montuose poiché queste offrono un vantaggio strategico; i gruppi infatti si rifugiano tra le montagne dove ogni tipo di azione da parte dell’esercito turco è esclusa, poiché molto rischiosa e difficilmente pianificabile. Alla base dell’ideologia dell’organizzazione curda è presente non solo il socialismo libertario, l’ecologia sociale e la democrazia, ma anche l’uguaglianza di genere, mettendo fine alla tradizionale società patriarcale; molte infatti sono le combattenti donne e il loro numero sta crescendo sempre di più, soprattuto di recente.

Negli anni duemila sono state adottate misure sempre più restrittive nei confronti del PKK non solo dal governo turco, ma soprattutto da organizzazioni internazionali, in particolare a seguito dell’11 settembre 2001, che lo hanno inserito tra le organizzazioni terroristiche. In questi anni si sono susseguiti una serie di scontri tra PKK e governo turco, senza giungere però ad alcun risultato. Si è, inoltre, tentato più volte il cessate il fuoco, ma con risvolti del tutto irrilevanti. La situazione è peggiorata ulteriormente con l’avvento di ISIS e con l’attacco di Kobanê  (città della Siria dove è messo in pratica il confederalismo democratico portato avanti da Öcalan) nel settembre del 2014, rimasta sotto assedio fino al gennaio 2015 e liberata da PKK e Pashmerga arrivati dal Kurdistan iracheno. I curdi recriminano al governo turco di non permettere il passaggio dei profughi, mantenendo i confini chiusi, e di sostenere invece ISIS. A seguito del fallito golpe del 15 luglio 2016, il governo turco, inoltre, ha disposto l’arresto di diversi membri del partito filocurdo HDP e ciò ha incrementato ancora di più le tensioni.

L’azione e il ruolo del PKK non sono poi cambiati nel corso degli anni: la questione curda continua a restare aperta e probabilmente lo resterà per ancora molto tempo, visto non solo il fattore ISIS, ma soprattutto il conflitto interno alla Turchia stessa.

Fonti  e Approfondimenti:

Fai clic per accedere a Ocalan-Democratic-Confederalism.pdf

http://www.cfr.org/turkey/inside-kurdistan-workers-party-pkk/p14576

 

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