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Il gasdotto TAP nella politica energetica europea

Tap in Albania

Albinfo, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Il Trans Adriatic Pipeline (TAP) è un gasdotto progettato per collegare l’Italia meridionale al confine tra Turchia e Grecia. L’infrastruttura è il tratto finale di un grande progetto che collegherà le reti di distribuzione continentali a quelle turche e caucasiche, il cosiddetto “Southern Gas Corridor”, una grande opera alla quale collaborano decine tra stati e multinazionali.

Il TAP attraverserà la Grecia settentrionale, l’Albania e dopo aver superato il Mar Adriatico arriverà in Italia, nella provincia di Lecce. Da qui poi il gas trasportato potrà entrare nella normale rete di metanodotti della penisola, potendone quindi raggiungere l’intero territorio ed essere poi facilmente trasportato nei paesi confinanti.

Il gas che dopo l’inaugurazione nel 2020 fluirà nell’infrastruttura proviene dal Mar Caspio e verrà trasportato fino all’estremo orientale del TAP attraverso la Turchia, aggiungendo una via terrestre per gli scambi energetici tra Europa e Asia Centrale. Il paese fornitore sarà l’Azerbaijan, che esporta già nel nostro continente ma dovendolo fare via nave attraverso il Mar Nero non riesce ancora ad assicurare grandi volumi di scambio.

Questo progetto è stato fortemente voluto dalla Commissione Europea e dalle altre istituzioni di Bruxelles e rappresenta uno dei punti centrali della politica energetica comunitaria. La sua funzione primaria è quella di migliorare la sicurezza e la diversificazione dell’approvvigionamento di gas del continente, aumentando allo stesso tempo la compettività nel mercato dell’energia grazie all’ingresso in questo di maggiori forniture.

Il TAP appartiene infatti ai 12 corridoi energetici che sono ritenuti opere strategiche per provvedere ai fabbisogni energetici dell’Unione nella programmazione fno al 2020. Anche in questa cerchia il gasdotto sembra avere un ruolo particolarmente importante, avendo ricevuto da Parlamento e Consiglio lo status di Progetto d’Interesse Comune (PCI), proprio a simboleggiare il suo essere giudicato prioritario.

Oggi l’Europa importa la grandissima parte del suo fabbisogno di gas e lo fa secondo molte direttrici, nonostante alcuni partner detengano quote enormi del mercato. Il 70% del gas importato dall’Unione Europea proviene da Russia e Norvegia, mentre altri grossi fornitori sono l’Algeria e lo stesso Azerbaijan. Quote molto inferiori delle importazioni provengono da Qatar, Nigeria e paesi latino-americani, trasportate con le navi-cisterna verso alcuni porti atlantici appositamente attrezzati.

Tra questi fornitori il più problematico è sicuramente la Russia, in gran parte perchè rappresentando una quota enorme del mercato continentale è un attore da cui dipende molto la sicurezza energetica dell’Unione. L’andamento dei rapporti commerciali con la Russia è stato molto oscillatorio negli ultimi 15 anni e la crescente tensione politica e militare tra Mosca e i paesi europei confinanti desta molta preoccupazione.

I gasdotti da cui arriva il metano russo passano infatti per questi paesi e giungono nel territorio comunitario dopo aver attraversato l’Ucraina, oggi teatro di un aspro conflitto fonte di grande tensione politica tra Russia e UE. Per questo motivo già dal 2009 molte direttive europee hanno varato misure per migliorare la sicurezza energetica e rendere l’unione in grado fronteggiare una crisi dell’offerta di gas russo.

Queste misure hanno spinto ad ampliare le riserve strategiche dei singoli paesi e gli spazi di cooperazione tra essi, ma si sono concentrate anche sulla ricerca di nuovi partner e nuovi accordi di fornitura. Il TAP appartiene a questa seconda parte della strategia.

Come abbiamo detto il TAP rappresenta l’ultima tratta di un grande sistema di trasporto, che è diviso in tre grandi sezioni:

Il primo tratto del “Southern Gas Corridor” è rappresentato dal South Caucasus Pipeline Extension (SCPx), che connette Azerbaijan e Georgia, partendo dal vastissimo giacimento dello Shah Deniz fino alla città turca di Erzurum. Il gasdotto corre in parlallelo al Baku-Tbilisi-Ceyhan, che parte dalla stessa area e raggiunge invece i porti del Mar Nero.

Da Erzurum parte un altro ramo del corridoio: il Trans-Anatolian Pipeline (TANAP), che avvicina ulteriormente il gas mediorientale all’Europa, attraversando l’intero territorio turco fino a raggiungere la Grecia.

Il TAP attraverserebbe quindi solo Grecia, Albania e Italia per un totale di 878 kilometri, di cui 103 sotto il Mar Adriatico e gli ultimi 8 sono costruiti sul suolo pugliese, tra i comuni salentini di San Foca e Melendugno.

La storia del TAP inizia già nel 2003, con degli studi preliminari sulla fattibilità materiale, economica e ambientale del progetto, computi poi nel 2006 dalla multinazionale svizzera dell’energia Swiss EGL (oggi parte del gruppo AXPO) con un buon esito.

Viene a quel punto fondata la compagnia TAP AG, che subito inizia le trattative per ricevere permessi e finanziamenti per costruire il gasdotto. I prncipali azionisti della società sono BP (20%), SOCAR (20%), Snam (20%), Fluxys (19%), Enagás (16%) and Axpo (5%), grosse multinazionali dell’energia azere ed europee.

A questo punto entra in gioco il Consorzio Shah Deniz II, l’ente azero proprietario dei giacimenti di gas del Mar Caspio, che nel febbraio 2012 seleziona il progetto TAP come via preferenziale per trasportare i suoi prodotti in Italia e in Europa, preferendolo al Nabucco West. Questo prevedeva che una volta raggiunta la Grecia il gas arrivasse in europa assando via terra da Bulgaria, Romania e Ungheria fino ai dintorni di Vienna, per poi da qui essere redistribuito.

Secondo molti analisti questa decisione sarebbe stata prettamente politica, frutto del desiderio delle autorità dell’Azerbaijan di non inimicarsi eccessivamente Mosca andano ad incidere direttamente nei suoi maggiori mercati. I paesi dell’est europeo sono infatti il maggior mercato del gas russo e quindi sarebbe una contraddizione per l’europa preferire l’Italia (che ha un mercato già diversificato) ad essi per ricevere il gas del Mar Caspio.

Il costo complessivo dell’opera è stimato in 45 miliardi di dollari, raccolti completamente da investimenti privati di grandi aziende del settore, e si stima che il gasdotto in Europa circa 10 miliardi di metri cubi di materiale, il fabbisogno energetico di circa 7 milioni di famiglie. Secondo i costruttori successivi miglioramenti, nello specifico due centrali per la compressione del gas da costruire in Grecia e Allbania, potrebbero raddoppiare la capacità di trasporto del TAP, ma per il momento non sono in fase di implementazione.

La costruzione del gasdotto sta avvenendo in questo momento, procede secondo programma e dovrebbe concludersi nel 2020, con l’inizio del trasporto vero e proprio. I primi lavori preparatori sono iniziti nel luglio 2015 in Albania, con il miglioramento della rete stradale locale per accedere al sito delle tubature e ad oggi quasi tutti i contratti di fornitur e di acquisto dei terreni sono conclusi.

Nel maggio 2016 si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dei lavori a Tessalonica, in Grecia, e sono iniziati i lavori sulla terra ferma nei tre paesi interessati, ai quali seguiranno quelli offshore e infine i collaudi.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

https://www.tap-ag.com/

http://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/analysis_278__2014_0.pdf

https://www.tap-ag.com/the-pipeline/project-timeline/tap-project-milestones

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-541_en.htm

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/en/ALL/?uri=celex%3A52014DC0330

http://blogs.reuters.com/great-debate/2014/05/01/dont-cry-for-the-nabucco-pipeline/

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