Le sfide della Corea del Sud all’interno di una crisi internazionale

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La Repubblica di Corea, comunemente chiamata Corea del Sud, il 9 maggio sarà chiamata a votare il prossimo Presidente della Repubblica. L’ex Presidente Park Geun-hye, prima donna a ricoprire questa carica e figlia dell’ex dittatore Park Chung-hee, è stata arrestata dopo che il Parlamento ha votato l’impeachment e la Corte Costituzionale ha confermato la costituzionalità del processo. Lo scandalo che ha visto la Presidente coinvolta in prima persona riguardava i suoi collegamenti con Choi Soon-sil, sciamana che ha ripetutamente imposto la sua volontà sulla Presidente riguardo le politiche da attuare. 

Nonostante non sia la prima volta che il Parlamento voti l’impeachment nei confronti di un Presidente è la prima volta che anche la Corte Costituzionale accoglie il voto del Parlamento. In questo modo quindi Park Geun-hye ha stabilito due record all’interno ella politica democratica sud-coreana, quello di essere la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente e quello di essere il primo Presidente a essere sollevato dal proprio incarico da parte del ramo legislativo e giudiziario.

In questo panorama quindi la Corea del Sud non avrà una figura politica in grado di guidare lo Stato fino agli inizi di maggio. Oltre a questo elemento di novità all’interno della parte meridionale della penisola coreana ci sono però altre motivazione del perché queste elezioni siano fondamentali per comprendere come la politica e l’economia del Nordest Asiatico e dell’Asia Pacifica potrà svilupparsi.

L’alleanza con gli USA

Proprio il colosso americano è una delle motivazioni principali per cui queste elezioni sono diventate di rilievo mondiale. La politica estera di Donald Trump, affiancato dal vicepresidente Mike Pence e dal Segretario alla Difesa James Mattis, verso il Nordest Asiatico sembra essere sempre più aggressiva sotto tutti i punti di vista.

Un primo punto è la sfida lanciata, a parole per ora, alla Repubblica del Popolo della Cina per quanto riguarda il commercio, con un particolare riguardo agli eventuali dazi che Trump vorrebbe imporre sulle importazioni di beni cinesi.

La crisi in Corea del Nord è un secondo problema che negli ultimi giorni sembra aver raggiunto una tensione sempre più preoccupante, dopo il dispiegamento di forze da parte dello US Pacific Command (il comando statunitense che si occupa di sicurezza nella zona Indo-Pacifica-Asiatica) verso la penisola coreana e la minaccia di nuovi test nucleari da parte di Pyongyang.

La terza questione su cui l’Amministrazione Trump sta lavorando invece riguarda più il ramo diplomatico con i suoi due storici alleati asiatici, Corea del Sud e Giappone, riguardo il dispiegamento di forze statunitensi nei rispettivi territori. Per quanto riguarda la Corea del Sud abbiamo parlato delle basi militari USA e degli effettivi statunitensi nella penisola coreana. Per il Giappone invece abbiamo spiegato la riforma militare che il governo di Shinzo Abe ha varato circa un anno fa.

Se per l’ultima questione è facilmente comprensibile come le elezioni del 9 maggio siano importanti, ovvero per poter avere un interlocutore tra la volontà statunitense e le posizioni sud-coreane, per le altre due c’è bisogno di soffermarsi maggiormente. Infatti, partendo dall’attrito tra Trump e la Cina è necessario affermare che la Corea del Sud è un protagonista all’interno del dibattito perché da una parte c’è il suo più grande alleato, ovvero gli USA, dall’altra parte c’è il partner commerciale più importante per lo Stato coreano, ovvero la Cina. In aggiunta a questo bivio complicato che la Corea del Sud deve saper gestire c’è anche la necessità di far fronte a un problema di attrito tra le due potenze: il THAAD. Il sistema anti-balistico che gli USA hanno fornito alla Repubblica di Corea infatti sta creando una situazione di crescente tensione con Pechino, per questo l’elezione del 9 maggio sarà fondamentale per capire come questo scenario potrà evolversi.

Dall’altra parte del 38° parallelo

La Corea del Sud è l’attore principale, ancora di più degli USA all’interno della questione sempre più problematica della Corea del Nord. Infatti, le azioni statunitensi verso la Corea del Nord (soprattutto da un punto di vista dell’azione militare) sono subordinate all’assenso del governo sudcoreano. La vicinanza tra Seoul e il 38esimo parallelo è lo scoglio più importante che ogni strategia e tattica militare devono tener conto. La questione nucleare è un tema cruciale per capire la tensione tra Corea del Nord e USA. Questo inevitabilmente porta la Corea del Sud ad essere il terreno più a rischio all’interno di una sempre più alta incomprensione, voluta o meno, tra gli altri due attori. Per questo motivo la possibilità di un impiego di armi nucleari strategiche è uno dei temi caldi all’interno del dibattito elettorale. Le posizioni del candidato progressista Moon Jae-in sono simili a quelle del candidato centrista Ahn Cheol-soo, ovvero quello di opposizione alla ri-nuclearizzazione della penisola perché porterebbe a una corsa agli armamenti altamente pericolosa. Parere diverso invece quello di Hong Joon-pyo, conservatore, che vede invece nella ri-nuclearizzazione del territorio sudcoreano una possibilità di sfruttare la deterrenza atomica per allontanare la paura nordcoreana.

In questo scenario il nuovo Presidente sarà chiamato a risolvere la crisi ancor prima di insediarsi ufficialmente. Se il candidato progressista Moon Jae-in ha affermato che il primo atto da Presidente sarà quello di andare a Pyongyang per riaprire il dialogo interrotto dopo il 2007 (anno in cui l’allora Presidente Roh Moo-hyun raggiunse Kim Jong-il a Pyongyang per il Summit Inter-coreano) dall’altra parte Ahn Cheol-soo, centrista, ha una visione più conservatrice e a sostegno delle sanzioni internazionali. Più distaccato nei sondaggi invece il conservatore Hong Joon-pyo ha una visione ancora più radicale, ovvero mantenere la politica di Park Geun-hye (venendo dallo stesso partito) di chiusura totale e di mantenimento delle sanzioni senza possibilità di dialogo.

Conclusioni

In questo panorama in cui gli attori della zona sono sempre più attivi, in cui iniziano a tendersi nuovi archi di destabilizzazione e le sfide per riportare una stabilità in una zona altamente rischiosa, le elezioni sudcoreane rappresentano un possibilità da non sottovalutare. In questo contesto quindi il nuovo presidente sarà l’ago della bilancia per molte situazioni che si verranno a creare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Se da una parte la bilancia può inclinarsi verso la riapertura della storica Sunshine Policy di Kim Dae-jung e quindi di un confronto (condizionato o meno), dall’altra la bilancia potrebbe inclinarsi verso il mantenimento di una politica di chiusura continuando a dare i risultati a cui abbiamo assistito negli ultimi dieci anni.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2017/04/103_228141.html

http://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2017/04/356_227703.html

http://koreatimes.co.kr/www/nation/2017/04/356_227999.html

https://www.thechicagocouncil.org/blog/running-numbers/winners-losers-south-korean-national-assembly-election

http://www.channelnewsasia.com/news/asiapacific/misled-by-a-number-america-s-us-347b-trade-deficit-with-china/3656348.html

http://atlas.media.mit.edu/en/profile/country/kor/#Imports

 

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