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Bangladesh: le cause e i numeri dell’emigrazione

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Tra le comunità di cittadini stranieri residenti in Italia quella bengalese è tra quelle che negli ultimi anni sono cresciute più rapidamente. Il paese asiatico è infatti uno dei paesi con il più alto tasso di emigrazione al mondo, a causa di molti e diversi fattori cronici che spaziano da povertà e disoccupazione fino alla violenza politica e ai cambiamenti climatici.

Ad oggi solo Siria e India superano il Bangladesh per tasso di emigrazione netta: la differenza tra il numero di chi ha lasciato il paese e quello di chi vi è arrivato o ritornato. Questo dato purtroppo non è una novità: la storia del Bangladesh una storia di emigrazione, un flusso costante di persone obbligate a cercare una vita migliore fuori dal paese, seguendo le rotte che le congiunture politiche ed economiche rendono praticabili.

Nell’epoca contemporanea gravi crisi di emigrazione sono state causate da eventi drammatici come la gestione coloniale o la guerra di secessione dal Pakistan degli anni ’70. Da allora comunque, nonostante la normalizzazione della situazione politica e sociale, migliaia di bengalesi hanno lasciato il loro paese verso Europa, Medio Oriente e il resto dell’Asia, in un’emorragia costante causata da fattori ormai cronicizzati e difficili da risolvere.

 

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Il tasso di emigrazione netta del Bangladesh è negativo almeno dal 1960, dal 2000 almeno 2 milioni di bengalesi sono partiti ogni anno

 


Ad aumentare questi flussi contribuisce il fatto che, consci della situazione, alcuni paesi che vivono una mancanza di manodopera offrano direttamente in Bangladesh dei contratti di lavoro temporaneo all’estero.
Questo è soprattutto il caso dei paesi arabi del Golfo, nei quali tra il 1980 e il 2010 la presenza di lavoratori bengalesi è aumentata di 10 volte, toccando quota 2,5 milioni e arrivando a rappresentare oggi la destinazione del 52% di chi emigra dal paese asiatico.

Dei 500.000 bengalesi che ritornano in patria ogni anno sono però in molti a provenire da quest’area, soprattutto per il mancato rinnovo dei contratti di lavoro (con conseguente scadenza dei visti) e per le dure condizioni di vita che sperimentano in questi luoghi, dove sono sottoposti ad un fortissimo sfruttamento del loro lavoro e un razzismo esplicito.

Altri paesi principali di destinazione sono Malesia, Stati Uniti e soprattutto Regno Unito, dove già a partire dagli anni ’60 arrivarono molti lavoratori grazie alle leggi del Commonwealth. La destinazione principale rimane comunque l’India, con la particolarità che però gran parte dell’emigrazione avviene illegalmente attraverso il confine chiuso ma scarsamente controllato con il Nordest.

In Italia vivono oggi regolarmente circa 120.000 cittadini bengalesi, una comunità radicata da tempo ma in rapidissima crescita negli ultimi anni, soprattutto perché grazie al loro lavoro in molti sono riusciti a formare delle famiglie, magari ricongiungendosi con i partner inizialmente rimasti nel paese d’origine.

 

Livello di specializzazione dei lavoratori migranti bengalesi

Principali paesi d’arrivo 2005 – 2010

 

Dopo il 1971 non sono più state gravi crisi a spingere i bengalesi all’emigrazione ma alcune cause strutturali croniche del paese, che tutt’ora non sembrano destinate a risolversi a breve:

 

Povertà e Disoccupazione

Il Bangladesh è un paese povero, sovrappopolato e prevalentemente agricolo. Proprio nelle aree rurali si trovano le maggiori situazioni di deprivazione, dove i terreni coltivabili sono costantemente a rischio inondazione e l’inquinamento è un problema reale, soprattutto nelle zone dove fino a pochi anni fa si poteva ancora praticare la pesca. Molte persone quindi ogni anno non riescono più a trovare i mezzi per sopravvivere in queste zone, trovandosi costrette a spostarsi all’interno del paese o all’estero in cerca di lavoro.

L’economia del Bangladesh in realtà è stabile e il PIL del paese cresce mediamente del 5-6% ogni anno, fatto che ha portato molti bengalesi ad uscire dalla povertà assoluta. Il paese è ancora molto carente da questo punto di vista ma ha compiuto grandi passi, arrivando oggi ad avere “solo” il 26% della popolazione che vive con meno di 2$ al giorno.

Questo miglioramento non ha impedito però che la disoccupazione diventasse un problema endemico a tutti i livelli di specializzazione del lavoro, soprattutto a causa del fortissimo incremento della popolazione vissuto dal paese fino ai primi anni 2000, quando il tasso di fecondità era ancora intorno a 4,5 figli per donna. Oggi questo si è ridotto drasticamente a 2,6 grazie a politiche di informazione sulla contraccezione e la pianificazione familiare, ma nel tempo si è prodotto un ritardo della crescita economica rispetto a quella della popolazione, causando una forte disoccupazione che spinge molti a partire.

 

Violenza ed Esclusione

Come negli altri paesi dell’Asia Meridionale, in Bangladesh convivono centinaia di identità diverse, basate sulle differenze etniche, culturali e religiose tra gruppi di popolazione. Questo fatto, come in ogni luogo, di per sé non genera violenza ma è costantemente a rischio di essere sfruttato in maniera politica, soprattutto quando la scarsità di risorse economiche aumenta la competizione per il loro controllo.

Nel caos delle aree più marginali ha attecchito la propaganda di gruppi nazionalisti radicali, spesso legati alle sigle principali dell’estremismo islamico, che mischiandosi al malcontento che serpeggiava in quelle zone non ha tardato a causare vere e proprie persecuzioni contro le minoranze induiste, già da tempo marginalizzate a causa della retorica populista di molti partiti politici che hanno cercato di rafforzare il loro consenso premendo sull’identità musulmana del Bangladesh e su una malcelata xenofobia.

In maniera minore sono stati colpite anche le comunità buddhiste e cristiane e gli attivisti per il secolarismo dello stato, in una spirale di tensione che ha spinto molti ad emigrare per evitare la violenza e l’emarginazione sociale.ambiamenti Climatici

La maggior parte della popolazione bengalese abita nell’area costiera meridionale del paese, dove i grandi fiumi della regione (Gange, Brahmaputra e Meghna) confluiscono creando un vasto sistema di pianure alluvionali e delta, dove sorgono le città principali. Questo ecosistema è altamente imprevedibile, con frequenti inondazioni che spesso comportano anche cambi di corso dei fiumi, tanto da obbligare molti abitanti a spostarsi per periodi di tempo più o meno lunghi. Molti non riescono a fare ritorno e rimangono nei luoghi di arrivo, soprattutto in India.

Il riscaldamento globale sta aggravando questa situazione: i ghiacci dell’Himalaya si sciolgono più rapidamente, rendendo più impetuosi e imprevedibili i bacini idrici. Sempre al mutamento del clima va poi imputata la maggior forza e frequenza delle tempeste che flagellano la costa e che causano continuamente la distruzione delle risorse di acqua dolce e delle terre fertili costiere, inquinate dai detriti o dall’acqua salata spostata dai cicloni.

I grandissimi numeri della diaspora bengalese fanno sì che le rimesse in denaro inviate alle famiglie dagli emigrati rappresentino la cifra impressionante di circa 15 miliardi di $ ogni anno, una percentuale di circa l’8% del PIL nazionale. La crescita economica del paese, indubbiamente, è in buona parte dovuta a questo flusso di valuta straniera.

Ovviamente questo è possibilmente l’unico aspetto non-negativo di una migrazione con tali numeri, inquinata da reti criminali dedite al traffico dei migranti o, peggio ancora, allo sfruttamento di donne e minori che perdono le tutele in traffici legati alla prostituzione e al lavoro forzato minorile.

 

 

Fonti e Approfondimenti

https://www.theguardian.com/cities/2015/dec/01/dhaka-city-climate-refugees-reality

http://www.bpb.de/gesellschaft/migration/laenderprofile/216104/international-migration-from-bangladesh

http://thediplomat.com/2014/05/india-resolving-the-bangladesh-immigration-issue/

https://www.washingtonpost.com/news/monkey-cage/wp/2017/05/19/where-are-europes-illegal-migrants-coming-from-surprise-its-bangladesh/?utm_term=.35f8c4c1d382

https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-03-28/fresh-wave-of-violence-revives-investor-fears-in-bangladesh

http://www.tuttitalia.it/statistiche/cittadini-stranieri-2016/

http://timesofindia.indiatimes.com/world/south-asia/Migration-fears-as-Bangla-zealots-go-after-Hindus/articleshow/52772620.cms

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