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Il discorso di Juncker all’Europa: nuove strade da intraprendere, vecchi limiti da superare

Juncker

Mauro Bottaro - EC Audiovisual Service - © European Union, 2017

“Quando l’anno scorso mi presentai davanti a voi avevo un discorso più semplice da fare, tutti eravamo consapevoli dello stato negativo dell’Unione.”

L’introduzione al discorso sullo Stato dell’Unione del presidente Juncker inizia con questa riflessione. Dopo un anno particolarmente “caldo” il capo della Commissione Europea si accinge a tracciare un giudizio di quanto accaduto, ad elencare le misure adottate, a valutare successi e insuccessi e a tracciare le linee guida per il prossimo anno.

In questo momento l’Unione si trova davanti a grandi opportunità. Dopo essersi lasciata alle spalle il periodo di crisi economica prolungata e dopo essere sopravvissuta alla battaglia contro le forze euroscettiche, secondo il presidente è finalmente arrivato il momento di rilanciare. Un momento che va intercettato rapidamente e con decisione dato che “la finestra delle opportunità non rimarrà aperta per sempre, bisogna intercettare questo momento favorevole per sfruttare il vento a nostro favore” .

Per me l’Europa è più di un mercato unico. Più di una semplice unione monetaria. L’Europa è sempre stata un’unione di valori”

I valori da tenere vivi e da far rispettare. Questi valori sono riassumibili in tre grandi concetti, ognuno dei quali corrisponde sicuramente ai grandi problemi che l’Unione ha fronteggiato e che continuerà a fronteggiare, ma soprattutto ad azioni politiche da intraprendere.

Rafforzare l’Unione. La visione di Juncker sui passi da compiere può apparire ambigua, tra le proposte del capo della Commissione diverse hanno già iniziato a alimentare un dibattito tra i capi di Stato e di Governo così come tra i capigruppo dei principali partiti a livello Europeo.

Oltre a difendere il metodo dello “spitzenkandidaten”, Juncker ha proposto (forse questa è la più controversa delle proposte) l’unione delle cariche di presidente della Commissione e di presidente del Consiglio Europeo.

Commercio, industria e cambiamenti climatici

“Se si dà bisogna anche ricevere”

Rinforzare l’azione sui commerci. L’Europa è aperta, ma deve esserci reciprocità. Il commercio vuol dire innanzitutto lavoro e opportunità per le piccole e grandi imprese europee. L’export con il resto del mondo implica, e deve implicare, esportare “standard europei” che siano sociali, ambientali, riguardanti la privacy e la sicurezza alimentare. Sul versante interno, l’apertura commerciale europea deve essere accompagnata da delle politiche europee parallele efficienti. A tal proposito, secondo il presidente, la commissione applicherà maggiore trasparenza riguardo il contenuto dei negoziati commerciali, il parlamento europeo avrà l’ultima parola su ogni decisione e i parlamenti nazionali e locali saranno tenuti informati. Juncker ha invitato il Consiglio ad abbracciare questa linea.

Per quanto riguarda la politica industriale l’impegno della Commissione sarà rivolto soprattutto alla trasparenza (riferendosi allo scandalo Dieselgate) alla digitalizzazione, all’innovazione e alla de-carbonizzazione.

“Make our planet great again”

Secondo il presidente già abbiamo iniziato questo percorso l’anno scorso con la firma dell’accordo sul clima di Parigi, dettando in quel momento le regole del gioco. Alla luce del ridimensionamento delle ambizioni statunitensi sarà l’Europa a scendere in prima linea per la difesa di un’eredità comune a tutta l’umanità.

Sicurezza nell’era del digitale, flussi migratori e terrorismo

 “Nei confronti della stabilità delle democrazie e delle economie i cyber-attacchi possono rivelarsi più pericolosi dei fucili e dei carri armati”

Nuove regole messe in campo dalla commissione dovranno proteggere la proprietà intellettuale e i dati sensibili, ma soprattutto la nostra diversità culturale dalla propaganda terroristica e dalla radicalizzazione sul web. L’Europa deve armarsi al meglio per combattere questo nuovo tipo di conflitto. La creazione di un’agenzia ad hoc è un passo fondamentale per combattere un fenomeno che può colpire tutti e che soprattutto non conosce confini.

Proprio parlando di confini Juncker ha introdotto il tema terrorismo. Manca ancora, secondo il presidente, un metodo per agire velocemente in caso di minacce terroristiche che non conoscono confini. A fronte di ciò è stata lanciata la proposta di una Unità Europea di Intelligence che condivida i dati di tutte le intelligences nazionali e delle forze dell’ordine. Parallelamente a ciò Juncker ha proposto un Pubblico Ministero Europeo che agisca senza vincoli territoriali contro il terrorismo.

“L’Italia sta salvando l’onore dell’Europa nel mediterraneo”

Dopo aver elencato le missioni e i numeri delle unità impiegate nel controllo delle frontiere Juncker ha affermato che nonostante i confini comuni, gli stati in prima linea non possono essere lasciati da soli. Il numero degli arrivi irregolari è diminuito del 97% nel mediterraneo orientale grazie agli accordi con la Turchia, mentre nel mediterraneo centrale è diminuito dell’81%. Questi dati per il presidente rappresentano in primis una drastica diminuzione delle morti in mare, ma non è abbastanza.

Il prossimo passo da compiere è il miglioramento delle condizioni di vita in Libia, alla luce delle inumane condizioni di detenzione in cui versano centinaia di migliaia di persone nei centri di detenzione. La responsabilità è collettiva per Juncker e la commissione è pronta a lavorare a stretto contatto con le Nazioni Unite per porre fine a ciò.

Ma, nonostante non equamente dimostrata e condivisa dai singoli stati, la solidarietà complessivamente ammonta a 720 mila rifugiati accolti, il triplo di Australia USA e Canada insieme.

“L’Europa, nonostante il parere di alcuni, non è una fortezza e non lo diventerà mai. L’Europa è un continente di solidarietà dove coloro che scappano dalle persecuzioni troveranno sempre rifugio”

La solidarietà va inoltre dimostrata al di fuori dei confini dell’Unione. In Africa, ad esempio, il presidente ha tracciato un’analisi di quanto fatto. Partendo dalla considerazione che i tagli agli investimenti si sono già rivelati fatali (riferendosi ai tagli del 2015 al budget del WFP), Juncker ha affermato che i fondi stanziati dai paesi europei non sono abbastanza e si è appellato a tutti i paesi dell’unione affinché riguardo il tema degli investimenti nel continente si passi dalle parole ai fatti.

Infine, dei corridoi legali per il presidente sono vitali sotto più aspetti. Da un lato l’immigrazione illegale sarà bloccata solo quando saranno messe in piedi delle alternative. Dall’altro l’invecchiamento del continente implica la necessità concreta di un piano demografico che vada oltre l’emergenza e che pensi al lungo periodo. Una “blue card” che renda possibile a migranti “qualificati” l’ingresso in Europa è una delle proposte della commissione.

Come già detto, il discorso di Juncker ha dato vita a un dibattito tra le diverse forze politiche a livello europeo. La consapevolezza del capo della commissione di non poter lanciare un radicale appello riformatore dell’unione è parallela a quella di trovarsi comunque in un momento favorevole a un rafforzamento di questa.

Coloro che i Paesi che maggiormente potranno dare il via a questa stagione saranno, ed è ovvio, la Francia e la Germania. L’oramai sempre più certa vittoria della Merkel alle prossime elezioni segnerà il calcio d’inizio. Tocca ancora agli Stati nazionali decidere su molte questioni. Delle istituzioni comunitarie, legittimate democraticamente, pronte a scelte coraggiose e determinate a raggiungere un obbiettivo diverso dall’immediato consenso elettorale nazionale, possono e devono essere il contraltare di questo dato di fatto.

Fonti e approfondimenti:

http://www.politico.eu/article/jean-claude-juncker-interview-state-of-the-union/
http://www.politico.eu/article/opinion-eus-biggest-problem-over-powerful-national-governments/
http://europa.eu/rapid/press-release_SPEECH-17-3165_en.htm
http://www.euronews.com/2017/09/12/eu-gives-poland-one-month
https://www.theguardian.com/politics/2017/mar/24/brexit-a-failure-and-a-tragedy-says-ec-chief-jean-claude-juncker

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