Elezioni in Cile: l’esito del ballottaggio dipenderà dalla sinistra

Domenica 19 novembre quattordici milioni di cileni sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente. Oltre alla più alta carica dello Stato cileno, la tornata elettorale interessava anche il rinnovamento della totalità dei membri della camera bassa, 155, di circa la metà dei membri del senato e dei componenti dei consigli regionali.

Quella che per i sondaggi doveva essere una vittoria schiacciante di Sebastián Piñera, già presidente dal 2010 al 2014, si è in realtà rivelata una lotta quasi alla pari: data nei mesi precedenti intorno al 43%, la coalizione Chile Vamos, guidata da Renovación Nacional (RN), si è in realtà fermata al 36,4% , con circa due milioni e 400 mila preferenze. A scontrarsi al ballottaggio con il candidato della destra liberal-conservatrice, il 17 dicembre prossimo, ci sarà Alejandro Guillier Alvarez, 64 anni, ex giornalista televisivo diventato senatore da indipendente e ora leader di una coalizione di centrosinistra, Nueva Mayoría, capeggiata dal Partido Radical Socialdemócrata (PRSD).

Nonostante i due sfidanti siano Guillier e Piñera, il risultato più importante è stato colto dalla terza arrivata, Beatriz Sánchez, leader della nuova formazione Poder Ciudadano, ispirata a Podemos, che ha raggiunto con coalizione Frente Amplio il 20%.

Queste elezioni sono altresì importanti perché, per la prima volta dalla fine della dittatura di Pinochet, si è andato a votare con il nuovo sistema elettorale: il Cile, infatti, aveva mantenuto finora un sistema binomiale che aveva permesso alle coalizioni maggiori di ottenere la quasi totalità dei seggi a disposizione, lasciando alle altre forze politiche una quantità esigua di posti in parlamento.

La legge 20.840 del 2015 ha introdotto un sistema più inclusivo di tipo proporzionale (Sistema D’Hondt); oltre a ciò la riforma è andata ad aumentare il numero dei deputati (da 120 a 155) e dei senatori (da 38 a 50), diminuendo però i collegi elettorali.

È importante tenere a mente queste modifiche perché influiscono sugli appoggi che i partiti rimasti fuori dal ballottaggio daranno ai due candidati alla presidenza.

La situazione a Sinistra

Continuando nella lettura dei dati possiamo osservare come la candidata del Partido Demócrata Cristiano (PDC), Carolina Gioic (protagonista della maggioranza uscente), si sia fermata solo al 5,9% delle preferenze. Quest’ultima, a seguito della sconfitta, non ha perso tempo annunciando ufficialmente l’appoggio alla coalizione di centro sinistra. Appoggio che, invece, stenta ad arrivare da parte del Frente Amplio già protagonista, nella scorsa legislatura di Michelle Bachelet, di dure contestazioni su questioni chiave come la gratuità del sistema scolastico e la riforma delle pensioni. Una parte della coalizione ha già affermato che lascerà ai suoi elettori libertà di scelta, mentre Beatriz Sánchez aspetterà il 29 novembre per annunciare la sua posizione che, probabilmente, si manterrà neutrale verso entrambe le coalizioni. Da una parte, infatti, Poder Ciudadano si presenta come forza rinnovatrice (nata solo nel 2015 dalla spinta dei collettivi universitari) e un endorsement a Nueva Mayoría cozzerebbe con la sua, pur breve, storia politica; dall’altra Alejandro Guillier non ha ancora dato riprova di voler ascoltare le richieste della sinistra: “Guillier deve decidere se accontentare il presidente della Sosofa (n.d.r la nostra Confindustria) o la cittadinanza che chiede trasformazioni” ha dichiarato Gabriel Boric, stretto collaboratore della Sánchez.

Dal canto suo, il candidato alla presidenza della Nueva Mayoría, ha invitato alla serietà: “Credo che il momento storico esiga responsabilità, non caricature, e spero che tutti si dimostrino all’altezza delle circostanze. Bisogna capire cosa c’è in gioco”. 

Ancora più difficile, se non impossibile, attrarre nella propria sfera di influenza i due candidati dell’ultra sinistra Alejandro Navarro, senatore indipendente di tradizione bolivariana, e Eduardo Artés maestro di scuola elementare candidato per Unión Patriótica: entrambi, in ogni caso, non determinanti a causa dello scarso risultato ottenuto (meno dell’1%).

La situazione a Destra

Per quanto riguarda Piñera, invece, la situazione è molto più semplice data la quasi assenza, all’interno dello scacchiere, di forze politiche di destra. Soltanto José Antonio Kast, candidato ultraconservatore sostenuto dalla formazione Por Todo Chile, ha già invitato i suoi 522.946 elettori ad andare a votare per il candidato di Chile Vamos. 

Approfittando dell’attuale indecisione a sinistra, Piñera si è già mosso per riuscire a catturare quell’elettorato più centrista, inevitabilmente innervosito dall’incertezza che aleggia attorno a Nueva Mayoría, presentandosi al ballottaggio come candidato moderato di tutti i cileni.

In voti assoluti il vantaggio di Piñera è di circa ottocentomila preferenze: questo potrebbe bastare per tornare ad occupare la posizione già rivestita nel periodo 2010-2014.

L’astensionismo

L’ultimo dato da analizzare è l’astensionismo. Alle elezioni del 19 novembre erano chiamati al voto 14.308.151 dentro il Cile e 39.137 nei collegi esteri.

Di questi si sono presentati alle urne, rispettivamente, 6.686.000 e 22.990, fissando la partecipazione al 45%. Nelle elezioni del 2013, le prime in cui era stato introdotto il voto volontario, si era registrata una partecipazione del 49,3%, mentre al ballottaggio ci si era fermati al 58,21%.

Fonti e Approfondimenti:

http://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-42042873

http://www.ahoranoticias.cl/noticias/politica/210776-guillier-e-indefinicion-del-frente-amplio-de-cara-a-segunda-vuelta-hay-que-entender-lo-que-esta-en-juego.html

https://www.servel.cl/nuevo-sistema-electoral-chileno-metodo-dhont-2/

http://www.lavanguardia.com/internacional/20171120/433031705891/resultado-elecciones-chile.html

http://www.servelelecciones.cl/

http://www.t13.cl/noticia/politica/resultados-elecciones-2017-candidatos-presidenciales

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  1. L’Altra America: Cile | Lo Spiegone

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