Quando il cibo diventa business: il Land Grabbing in Madagascar

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

di Luca Perrone

 

La Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite deputata alla lotta contro la fame nel mondo, definisce il Land Grabbing “un argomento serio che tocca l’ambiente, l’economia, il social welfare e i diritti umani ”.

Procediamo con ordine: il Land Grabbing è un fenomeno economico che a livello mondiale sta interessando i continenti meno sviluppati quali l’Africa, l’America Latina e il Sud Est Asiatico. I governi di alcuni paesi, di norma estremamente poveri, entrano in trattative con potenti e ricchissime multinazionali del comparto agro-alimentare che mediante un affitto riescono ad ottenere il controllo di immense aree geografiche, con tutti i diritti di sfruttamento annessi. Il fondamento giuridico alla base del Land Grabbing è una vecchia conoscenza del colonialismo del XIX secolo. Il principio della terra nullius permette allo stato centrale di espropriare appezzamenti enormi di terreni agricoli alle comunità locali, spesso emarginate dalla vita politica o troppo deboli per resistere. Più precisamente “la terra viene classificata come asset inutilizzato, scarsamente utilizzato o non abitato […] spogliata delle sue dimensioni sociali, territoriali, storiche e sociali, la terra diviene oggetto dell’appetito delle corporation transnazionali che operano nel settore dell’agrobusiness, di speculatori, broker, trader, holding d’investimento e grandi compagnie estrattive. Per non parlare della dimensione locale, con elite nazionali e militari che la gestiscono in modo patrimonialistico (Martiniello)”.

La crisi economica che ha colpito il mondo nel 2008 ha avuto un ruolo non marginale nell’incremento del fenomeno del Land Grabbing. Molti paesi industrializzati hanno avviato politiche per il raggiungimento dell’autosufficienza energetica investendo proprio in bio-carburanti: negli anni immediatamente successivi allo scoppio della crisi, la produzione europea di biodiesel è cresciuta, secondo dati Eurostat, del 19% nel 2009 rispetto ai dati della produzione del 2008. Molte tipologie di biocarburanti vengono ottenuti grazie all’utilizzo di materie prime in origine destinabili al consumo umano, ciò comporta in primis un generale innalzamento del prezzo delle derrate agricole che a sua volta potrebbe significare la fame per milioni di persone nel mondo. La richiesta sempre maggiore di biocarburanti ha fatto sì che nascessero immense piantagioni monoculturali di mais, soia o altri cereali che, tramite il fenomeno oggetto di studio, ha distrutto per sempre piccole proprietà terriere, comunità contadine ed ecosistemi naturali.

Stabilire se il Land Grab sia un rischio o una grande opportunità di sviluppo non è assolutamente facile nemmeno per la stessa Fao. Nel 2009, in collaborazione con l’IFAD (International Fund for Agricoltural Development) e con l’IIED (International Institute for Environment and Development), l’agenzia delle Nazioni Unite ha pubblicato uno studio,  dall’emblematico titolo: “Land Grab or Development Opportunity?”. Questo studio ha sottolineato alcune delle caratteristiche principali del fenomeno in questione: innanzitutto il focus è stato posto sugli attori coinvolti in queste transazioni. Nella maggior parte dei casi non si tratta di accordi bilaterali tra due stati diversi e distinti, bensì tra uno stato nazionale e una grande compagnia multinazionale.

Queste multinazionali, però, si muovono dietro a precise indicazioni provenienti dal paese a cui fanno riferimento: nel 2009, la sud coreana Daewoo siglò un accordo di affitto con il Madagascar riguardante ben 1,3 milioni ha di terreni agricoli destinati ad essere coltivati a granoturco e olio di palma per ridurre le importazioni internazionali di Seoul, largamente dipendente dal granoturco estero per soddisfare il proprio fabbisogno interno.  

Violente proteste scoppiarono in tutto il paese perché si diffuse la notizia, in seguito smentita, che Daewoo avesse ottenuto l’affitto di quelle terre a titolo gratuito. In seguito il colosso coreano rese noto il piano di investimento per quella “colonia” in Africa: 2 mld di dollari d’investimento per la creazione di 45.000 posti di lavoro. Non possiamo certo sapere se il piano industriale fosse reale e se fosse stato previsto dall’inizio, il neo presidente malgascio ha preferito comunque annullare l’accordo. Grain, una piccola organizzazione internazionale senza scopo di lucro, impegnata nella lotta contro la distruzione della biodiversità e la conservazione di diritti di sfruttamento della terra su base comunitaria, intervistò Han Young Me, attivista della Korean Women Peasants Association Dae-gu, su quanto successo in Madagascar.  La Me ha confermato la scarsa visibilità che l’accaduto ha avuto nel suo paese perché lo stesso governo è impegnato a finanziare in prima persona le grandi aziende coreane, che sparse per il mondo, rispondono sempre alle logiche di potere di Seoul. La penetrazione coreana in Africa risponde altresì alle esigenze della Corea di espandere la propria influenza in zone mondiali dove i suoi principali competitors, India e Cina, possono vantare già una presenza consolidata e molto forte.

Il quotidiano malgascio Madagascar Tribune ha ricostruito la vicenda in modo molto dettagliato: l’azienda Madagascar Future Enterprise, controllata dalla Daewoo Logistic, presentò nell’ottobre del 2008 una proposta d’acquisto dei terreni agricoli per un’area non quantificata. Il caso esplose appunto quando l’azienda coreana annunciò i termini dell’accordo con il governo di Ravalomanana, riportati poi a livello globale dal Financial Times. Seoul temporeggiava, l’affare stava subendo una pericolosa frenata ma i quadri dirigenziali della Daewoo erano fiduciosi circa l’esito della questione. Infatti,  “Il 10 febbraio diversi messaggi dalle principali agenzie finanziarie (AFP, Reuters) riportavano nuove osservazioni di Shin Dong-Hyun, direttore finanziario di Daewoo Logistics: il progetto sarà probabilmente ritardato a causa della situazione politica in Madagascar, il calo dei prezzi mais nel mondo e l’attuale difficoltà di reperire finanziamenti sui mercati internazionali. La situazione politica era tuttavia presentata come l’ostacolo principale: “Siamo sempre desiderosi di investire lì. (…) Abbiamo fatto tutto ciò che era previsto nei testi, ma il governo del Madagascar non è stato in grado di prendere le misure necessarie per permetterci di continuare. (…) Stiamo aspettando una risposta per andare alla prossima tappa.” Nel marzo del 2009, però, i piani di Daewoo vennero definitivamente smantellati dal colpo di stato organizzato da Andry Rajoelina, ex sindaco di Antananarivo, che grazie all’appoggio dell’esercito malgascio prima assediò e poi conquistò i principali luoghi del potere del paese, facendo precipitare l’isola ad un passo dall’orlo della guerra civile.

Dunque, la differenza sostanziale tra Land Grabbing e investimento per lo sviluppo si trova nell’etica. Se l’investimento per lo sviluppo porta vantaggi alle popolazioni locali, miglioramenti sostanziali delle condizioni di vita, se coniuga sviluppo e diritti umani, sviluppo e diritto al cibo, sviluppo e diritto alla felicità, allora è un investimento. Altrimenti, qualora un investimento producesse vantaggi solo per pochi a scapito di molti, senza alcun riguardo per i diritti umani e la sorte di milioni di persone, allora bisogna chiamarlo con un altro nome.

 

 

Fonti e Approfondimenti

Lorenzo Cotula, Sonja Vermeulen, Rebeca Leonard and James Keeley, Land Grab or Development Opportunity, FAO, IIED and IFAD, 2009.

Riccardo Barlaam, Madagascar, Rajoelina annulla l’accordo con Daewoo per svendere la Terra, Il Sole 24 Ore, 19 marzo 2009.

Interview with Han Young Me, Korean Women Peasants Association
Dae-gu, South Korea, Grain,org, 4 December 2008, https://www.grain.org/es/article/entries/4190-korean-women-farmers-on-the-daewoo-madagascar-land-deal.

Land Grabbing in Seenegal, il caso Senhuile in http://www.slowfood.it/land-grabbing-in-senegal-il-caso-senhuile

Senegal, progetto di Land Grabbing sull’orlo dell’implosione in https://www.grain.org/article/entries/5242-senegal-progetto-di-land-grabbing-sull-orlo-dell-implosione.

Giuliano Martiniello, Il Land Grabbing fra mito e realtà in Limes 12/2015.

http://www.landmatrix.org/en/

Paolo de Castro, Corsa alla Terra, Donzelli Editore, Roma, 2011, pp. 147-151.

https://www.lifegate.it/persone/news/land-grabbing-colpisce-anche-europa.

Sylvya Kay, Jonathan Peuch, Jennifer Franco, Extent of farmland grabbing in the EU in http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2015/540369/IPOL_STU(2015)540369_EN.pdf.

http://www.fondazionenigrizia.org/notizia/assalto-a-ritmo-di-samba.

Marta Rizzo, Terre rubate e biocarburanti: il cibo in calo dove si soffre la fame, Repubblica.it, 3 gennaio 2013.

http://www.cesi-italia.org/en/articoli/558/il-fenomeno-del-land-grabbing-in-africa-evoluzioni-e-prospettive

http://www.greenreport.it/news/energia/biocarburanti-land-grabbing-italiano-energia-per-lue-rischio-fame-per-lafrica/

https://agriregionieuropa.univpm.it/it/content/article/31/24/le-politiche-i-biocarburanti-nei-principali-paesi-produttori.

pambazuka.org/global-south/land-grabbing-madagascar-echoes-and-testimonies-field-report-launch.

Adjoa Anyimadudaragh Neville, Regional competition could obstruct South’s Korea charm offensive in East Africa in http://allafrica.com.

http://www.madagascar-tribune.com/Chronologie-de-l-affaire-Daewoo,11023.html.

 

[1] Il 10 febbraio diversi messaggi dalle principali agenzie finanziarie (AFP, Reuters) riportano nuove osservazioni di Shin Dong-Hyun, direttore finanziario di Daewoo Logistics: il progetto sarà probabilmente ritardato a causa della situazione politica in Madagascar, il calo dei prezzi mais nel mondo e l’attuale difficoltà di reperire finanziamenti sui mercati internazionali. La situazione politica è tuttavia presentata come l’ostacolo principale: “Siamo sempre desiderosi di investire lì. (…) Abbiamo fatto tutto ciò che era previsto nei testi, ma il governo del Madagascar non è stato in grado di prendere le misure necessarie per permetterci di continuare. (…) Stiamo aspettando una risposta per andare alla prossima tappa. “

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