Elezioni in Sierra Leone: un matrimonio di convenienza con la Cina?

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Annabel Symington, Wikimedia Commons, Licenza CC-BY 2.0

Nel corso del suo ultimo e unico viaggio in Africa, il Segretario di Stato statunitense Tillerson ha messo in guardia i paesi del continente a non cedere la propria sovranità in cambio di accordi di natura commerciale e finanziaria. Come evidente, Tillerson non ha fatto menzione alcuna della Cina, benchè evidente che il messaggio si riferisse a Pechino.

Storicamente, la Cina è stata depositaria del principio di non interferenza negli affari interni degli altri Stati, fondamento ritenuto cardine per il buon funzionamento dei rapporti multi e bilaterali. Negli ultimi tempi, tuttavia, Pechino ha mostrato un particolare interesse nei confronti delle vicende elettorali del Sierra Leone, soprattutto all’indomani del supporto medico offerto per la cura dell’epidemia di ebola.

Allo stato attuale, il Sierra Leone è chiamato una seconda volta, il 31 marzo, alle urne, a seguito di un risultato elettorale insoddisfacente che ha visto, e vedrà, contrapporsi il Congresso di Tutto il Popolo (APC) e il Partito del Popolo del Sierra Leone (SLPP). Il terzo sfidante, la Grande Coalizione Nazionale, ha totalizzato solamente il 7 % delle preferenze nella prima tornata di Marzo e, per tal motivo, non concorrerà al prossimo round. In un primo momento il secondo turno doveva tenersi il 27 marzo 2018 ma l’intervento della Corte Suprema del Sierra Leone ha spostato la data di quattro giorni.

La presenza cinese nelle elezioni del Paese e’ piuttosto evidente nel legame con l’APC: nel corso della campagna elettorale, è stata addirittura mostrata un’immagine di un uomo, dai tratti orientali, che vestiva le uniformi del partito del Congresso. I legami, tuttavia, non sono solo formali e propagandistici, ma anche assolutamente pratici da un punto di vista squisitamente economico.

Il presidente uscente Koroma, appartenente al Congresso di Tutto il Popolo e non ricandidabile a queste elezioni, ha infatti favorito consistenti investimenti nel Paese, comprendenti, tra le altre cose, nuove strade a scorrimento veloce, un ospedale e, soprattutto, un secondo aeroporto dal valore di oltre 300 milioni di dollari. Tale progetto, certamente risonante per la leadership del presidente, e fortemente indicativo di una persistente alleanza tra i due Stati, è stato ampiamente criticato dalla Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale, perché giudicato troppo costoso e assolutamente inutile in termini di risorse aggiunte. A detta delle due istituzioni internazionali, infatti, il focus del Sierra Leone dovrebbe essere piuttosto rivolto alla sanità e, più in generale, al welfare, per garantire una rapida ripresa dall’epidemia che ha dilaniato il Paese.

In questa tornata elettorale, però, l’alleanza tra il Partito Comunista cinese e l’APC potrebbe non essere abbastanza: la ragione per cui, inaspettatamente, Koroma non è stato riconfermato al potere al primo scrutinio deve essere rintracciata in una serie di problematiche interne che il Paese sta vivendo. Innanzitutto, l’aumento del costo del ferro, cui si è affiancata la valanga di fango che si è abbattuta sulla capitale e che si è resa responsabile della morte di oltre mille persone. L’incapacità del governo di agire su lavoro e sicurezza, dunque, è alla base del malcontento popolare. In tal senso, il motto “Noi siamo cinesi”, che è dilagato nella campagna elettorale del Congresso di Tutto il Popolo, rischia di sortire l’effetto contrapposto, in virtù del sempre maggiore impiego di personale cinese, al posto di quello locale, per la realizzazione delle opere pubbliche.

D’altro canto, la non scontata sconfitta dell’APC alle prossime elezioni non andrebbe certamente nella direzione di una rottura dei rapporti con il partner asiatico. Il legame tra i due paesi, infatti, è molto profondo e radicato nell’istanza indipendentista del Sierra Leone del 1961. Le relazioni si sarebbero, poi, consolidate quando negli anni Settanta il presidente Siaka Stevens riconobbe ufficialmente l’instaurarsi di relazioni diplomatiche stabili. Non vi è dubbio, comunque, che l’eventuale vittoria del partito del Congresso porterebbe Pechino a giocare un ruolo molto più di primo piano nella vita democratica del Paese.

Il rischio di contagio a tutti gli altri Stati africani cui la Cina garantisce un supporto economico privo di condizionamenti, come invece quello delle istituzioni economiche internazionali, non è da sottovalutare, ma va sempre inquadrato nell’ottica della primazia del soft power. Pechino, infatti, non ha mai tradito la propria linea di azione estera basata non su una conquista militare, bensì una conquista di aree sensibili della vita della popolazione, che si estende dal settore energetico, a quello sanitario, a quello più recente delle telecomunicazioni in Kenya.

Come ammesso da un illustre studioso di relazioni internazionali presso la London School of Economics, gli investimenti promossi dalla Cina in Sierra Leone sono certamente molto importanti. Non bisogna, però, sottovalutare il rilevante contributo ancora offerto dall’Unione Europea e in particolare dal Regno Unito che, diversamente da quello cinese, ha formalmente ad obiettivo la riduzione della povertà nel lungo periodo.

Per converso, è necessario sottolineare come sia la Cina, piuttosto che l’Europa, ad operare come sviluppatore infrastrutturale nel Paese, promuovendo la nascita di ben trenta compagnie, che operano in diversi settori commerciali. L’impressione, suffragata dalle parole di Tillerson, è che attualmente Pechino sia in una condizione di stand-by, in attesa della rinnovata vittoria del Congresso di Tutto il Popolo, che potrebbe garantire una penetrazione fortissima nel mercato minerario.

Affinchè quello tra la Cina e il Sierra Leone non appaia un semplice matrimonio di convenienza, è dunque importante che il secondo sviluppi, parallelamente, una partnership locale e rigore istituzionale, entrambi forieri di trasparenza e garanzia rispetto agli investimenti esteri nel Paese. Un risultato certamente complesso, ma che ora più che mai il Sierra Leone è chiamato a raggiungere, per poter appieno beneficiare dell’intervento di capitali cinesi nell’economia locale.

 

FONTI ED APPROFONDIMENTI

http://standardtimespress.org/?p=4633

https://thediplomat.com/2018/03/we-are-chinese-how-china-is-influencing-sierra-leones-presidential-election/

Chinese citizens campaigning for ruling APC – is bad for Sierra Leone democracy

https://www.news24.com/Africa/News/five-issues-that-will-dominate-sierra-leones-election-20180225

Chinese in APC campaign – leader and chairman for life must give answers

https://www.researchgate.net/publication/312538087_THE_EVOLUTION_OF_CHINA-SIERRA_LEONE_CO-OPERATION

http://www.africanews.com/2018/03/26/sierra-leone-supreme-court-postpones-presidential-runoff-to-march-31/

 

 

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