Albinismo: le difficoltà di nascere bianchi nell’Africa nera

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Wellcome Collection gallery, via Wikimedia Commons, Licenza CC-BY 4.0

di Luca Perrone

Due secoli fa si credeva che gli albini nascessero dall’accoppiamento di una donna africana con il “padrone” bianco e per questo venivano demonizzati; oggi sono combattuti con riti voodoo e superstizioni.

Scientificamente parlando, l’albinismo può essere utilizzato per definire molteplici “anomalie genetiche, caratterizzate da una  riduzione o assenza congenita della melanina nella cute, nei capelli, nei peli e negli occhi (albinismo oculocutaneo) o quasi esclusivamente negli occhi (albinismo oculare)”. Venerati presso molte società antiche, in Africa sono ancora oggetto di violenze, stupri e discriminazioni sociali. Nel 2017, quattro bambini tanzaniani albini furono espatriati negli Stati Uniti per ricevere le cure mediche necessarie dopo il brutale attacco che avevano subito in patria. In Malawi, dove per cause ancora da accertare risultano nascere più persone affette da albinismo che in ogni parte del mondo, le persecuzioni a danno degli albini sono all’ordine del giorno: secondo Al Jazeera, dal 2014, sono stati almeno 117 gli attacchi documentati a persone affette da albinismo con un computo finale di almeno venti morti. Negli ultimi dieci anni, secondo il quotidiano Malawi All Africa, gli attacchi sarebbero almeno 600 in tutti i 27 paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Dietro questi eventi si celano artefici materiali e spirituali: i primi sono coloro che machete alla mano attaccano i villaggi, rapiscono gli albini o addirittura li uccidono e molti altri rubano le loro ossa dai cimiteri. I mandanti spirituali sono invece povertà e superstizione, che alimentano antiche credenze e danno adito a crimini efferati.

David Fletcher, un ragazzo di 17 anni , residente nel villaggio di Nambilikira, era un malawi come tanti altri, fino a quando scomparve nel nulla nell’Aprile del 2016. I genitori dissero alla polizia che il ragazzo doveva recarsi presso la scuola della regione per seguire una partita di calcio ivi organizzata. Dopo settimane di ricerca, il suo corpo senza vita  venne ritrovato in Mozambico. Il 9 marzo del 2016, sempre al confine con il Mozambico, un altro ragazzo scomparve nel nulla: Macdonald Masambuka aveva 22 anni e anche lui era affetto da albinismo. L’Apam, l’associazione che riunisce le famiglie degli albini Malawi, in concerto con il ministro dell’informazione e delle tecnologie comunicative Nicholas Dausi, ha chiesto un inasprimento delle pene a cui sono condannate le persone coinvolte in tali fatti di cronaca; Dausi ha addirittura auspicato che solo la pena di morte potrà fermare questa ondata di violenza che colpisce persone innocenti e deboli, troppo spesso già esclusi dalla società o addirittura dalla loro stessa famiglia.

Pratiche di dissotterramento dei cadaveri degli albini sono così frequenti oramai che in Tanzania molto spesso le famiglie preferiscono sotterrarli a casa propria e non nei cimiteri. Josephat Torner, carismatico leader degli albini in Tanzania, ha infatti chiaramente denunciato che “Si basa sulla crescita di questi atti che stiamo pianificando un intervento che potrebbe includere un’azione legale che darà un verdetto per il diritto al seppellimento rispettoso dei nostri colleghi quando muoiono in modo che possano riposare in pace”.

 

Una delle superstizioni più dure da combattere è quella che lega l’AIDS con l’albinismo: avere un rapporto sessuale con una donna albina, secondo antiche credenze, permetterebbe di curare l’individuo maschio affetto dal male. Secondo Amnesty International, negli ultimi anni, sono aumentati gli episodi di violenze a danno di donne affette da albinismo. Mercy Zainabu Banda aveva 31 anni e 3 figli: scomparve a Lilongwe, in Malawi, il 23 febbraio del 2017 per essere rinvenuta dopo due giorni con i capelli, il seno e il braccio destro asportati. La costituzione del Malawi, con i suoi buoni propositi di uguaglianza, giustizia e progresso civile, non può nulla contro pratiche e credenze antiche quanto la terra stessa. L’educazione di base potrebbe essere l’unica strada per salvare altri africani albini da questi terribili omicidi.

Il quotidiano tanzaniano The Citizen riporta, in un articolo del Marzo 2018, che dal 2007 ad oggi sono ben 76 gli albini tanzaniani uccisi. Nel paese è attivo il programma di assistenza KCBRP, Karagwe Community Based Rehabilitation Programme: nato nel 2003 grazie all’opera della Chiesa Anglicana della Tanzania, il progetto è rivolto ai familiari di persone affette da disabilità, impossibilitate a condurre un ciclo di studi o private ingiustamente dei loro stessi diritti. Con i bambini albini, il loro principale obiettivo è quello di reinserirli progressivamente all’interno della società civile di provenienza senza essere però considerati come cittadini di serie b. Per raggiungere questo obiettivo, il gruppo organizza periodicamente degli incontri informativi con le autorità locali, i leader religiosi o persone comuni per spiegare cosa è effettivamente l’albinismo, da cosa è provocato e permettendo così di sradicare le errate credenze e favorire l’integrazione sociale.

La Tanzania, però, rimane un paese pericoloso per gli albini e la storia di Robinson Mkwama ci ricorda che ancora tanto rimane da fare. La vicenda risale al 2010 e vede come protagonista un ragazzo di 20 anni, albino di origine kenyota. Abbandonato dalla famiglia a causa del colore della sua pelle, cresce in un orfanotrofio di Nairobi dove per vent’anni ha contatti solo con due persone: sua madre adottiva e l’amico Nathan Mutei. Costui, un giorno, propone all’amico Mkwama di seguirlo in Tanzania perché avrebbe trovato un buon lavoro per entrambi come conducenti d’autobus: giunti nel nuovo paese, però, la polizia arresta Mutei, che nel frattempo aveva cercato di vendere l’amico albino agli stregoni locali per una cifra vicina ai 220.000 euro.

Ciononostante, la Tanzania è anche terra di riscatto sociale per i quasi 100.000 albini che qui sono nati e che qui vogliono continuare a vivere. Anzi, data la grandezza e l’importanza regionale del paese, alla Tanzania guardano speranzosi anche gli albini dei paesi vicini. Proprio da Dar es Salaam, capitale del paese il cui nome significa “casa della pace”, giungono notizie allietanti circa la battaglia per i pari diritti che molte associazioni stanno portando avanti: grazie al patrocinio di Miss Tanzania 2012, a Febbraio del 2018 è stato organizzata la prima sfilata di modelle albine che ha dato vita al festival “My skin my proud”. Sempre a Dar es Salaam è nata la Albino United, la prima squadra al mondo ad essere composta quasi esclusivamente da calciatori albini. I risultati sportivi non sono dei migliori, ma ogni singolo individuo sa perfettamente che ogni volta che scende in campo non sta giocando una partita di calcio, sta impartendo una lezione di vita a quanti come lui vivono nell’indifferenza e nel bisogno. Ogni goal della Albino United è un mattoncino posto per la creazione di una nuova sensibilità in Tanzania.

 

L’Onu ha avviato molteplici iniziative sul problema dell’albinismo in Africa: a Dar es Salaam è stato promosso il primo forum che lo riguarda, a cui hanno partecipato 28 paesi africani: il 13 giugno è stata solennemente scelta quale data per la “giornata internazionale dell’Albinismo”, mentre la risoluzione A/HRC/RES/28/6 raccomandava gli Stati dell’assemblea di prendere urgentemente tutte le precauzioni possibili per prevenire gli attacchi alle persone affette da albinismo, ad avviare tempestivamente indagini e controlli contro i presunti rei di avviare politiche di inclusione sociale e rimozione di ogni possibile discriminazione legata al colore della pelle, e infine incoraggiare gli Stati a condividere alcune “buone pratiche circa la protezione e la promozione  dei diritti umani delle persone affette da albinismo”. Nel giugno del 2015, miss Ikponwosa Ero, albina di origine nigeriana, è stata scelta per essere la prima “UN Independent Expert” sulle discriminazioni subite in Africa da altre persone affette dalla sua stessa malattia. Miss Ero ha una grande esperienza maturata da anni e anni di lotte internazionali per la salvaguardia dei diritti delle persone albine: centinaia di migliaia di africani albini guardano a questo con rinnovata speranza per un futuro migliore.

 

Fonti e approfondimenti:

http://www.albinismo.it/faq-albinismo-50/224-che-cose-lalbinismo

https://www.aljazeera.com/video/news/2017/07/tanzanian-albino-victims-receive-treatment-170703143348500.html

https://interactive.aljazeera.com/aje/2017/malawi-killed-for-their-bones/index.html

http://allafrica.com

http://allafrica.com/stories/201804050548.html.

http://allafrica.com/stories/201804050171.html

Karagwe Community Based Rehabilitation Programme (KCBRP)

http://www.thecitizen.co.tz/News/Children-living-with-albinism-start-reuniting-with-families/1840340-4349742-105d5nv/index.html.

SUPERSTIZIONI/Un albino fatto a pezzi e bollito vale 220 mila euro

http://www.bbc.com/news/world-africa-11013927

http://www.thecitizen.co.tz/magazine/thebeat/When-fashion-goes-beyond-skin-colour/1843792-4288540-kwryxl/index.html

Tanzania: nata la prima squadra di calcio formata esclusivamente da albini

http://www.onuitalia.com/2016/06/22/africa-albini-vittime-di-violenze-e-superstizioni-onu-vuole-sradicarle/

http://www.onuitalia.it/13-giugno-giornata-internazionale-dellalbinismo/

http://www.ohchr.org/EN/Issues/Albinism/Pages/IkponwosaEro.aspx

Essere albini in Africa: discriminazione tribale e compravendita di vite umane

https://www.amnesty.it/appelli/fermiamo-la-persecuzione-deg

[1] “It is basing on the growth of these acts that we are planning an intervention that might include court action that will give a verdict for the right to respectful burying of our colleagues when they die so that they can rest in peace and not otherwise”

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