Nigeria. Etnie, petrolio, guerre: il conflitto degli Ogoni (1992-1995)

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La Nigeria è stata ed è ancora un paese di contraddizioni, che vede progressi economici, politici e sociali convivere con situazioni di scontro sviluppatesi sulla base di questioni etnico-economiche. Il conflitto di cui parleremo, avvenuto tra il 1992 e il 1995, tra il gruppo degli Ogoni e il governo centrale nigeriano, testimonia che la presenza di petrolio è per la Nigeria un’arma a doppio taglio. 

Gli Ogoni sono uno dei 250 gruppi etnici della Nigeria e abitano lo Stato nigeriano del Rivers, uno dei più ricchi di petrolio di tutta la nazione. L’alta densità di idrocarburi ha portato moltissime compagnie petrolifere straniere ad operare nella zona dal 1958, quando la Shell Petroleum Development Company ha scoperto i primi giacimenti. Per questi motivi, la regione è stata (e lo è tuttora) tormentata da un grave degrado ambientale derivante dagli oltre 100 pozzi petroliferi attivi.

Dal 1990 gli Ogoni sono impegnati in una lotta contro il governo nigeriano e la Shell Company, per rivendicare l’indipendenza dalla madrepatria grazie al Movimento nonviolento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (MOSOP). Guidato da Ken Saro-Wiwa, noto attivista ambientalista e premio Nobel per la pace, il movimento ha pubblicato la Carta dei diritti Ogoni nel 1990, un atto che ha simbolicamente dato inizio alla lotta nonviolenta contro il governo nigeriano e le compagnie petrolifere. Il disegno di legge sottolineava la carenza di servizi sociali, la marginalizzazione politica e il maltrattamento degli Ogoni da parte della Shell Oil Company, chiedendo protezione ambientale per la regione, autodeterminazione, diritti culturali per il popolo Ogoni, rappresentanza nelle istituzioni nigeriane, ed una percentuale significativa delle entrate derivanti dalla vendita del petrolio della regione.

Negli anni precedenti all’escalation del conflitto nonviolento nel 1992 e nel 1993, Ken Saro-Wiwa ed il MOSOP tentarono di ottenere il sostegno delle ONG internazionali. Inizialmente, il  MOSOP si unì all’Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati (UNPO), che aiutò il movimento ad attirare l’attenzione internazionale, sia attraverso i media che attraverso gli incontri con le Nazioni Unite. Nel 1992, il conflitto si intensificò anche a causa dell’estrema fragilità del governo dell’epoca, incapace di comprendere le richieste degli Ogoni.

Il MOSOP decise dunque di concentrare le sue energie sulle tre compagnie petrolifere che operano nella regione: Shell, Chevron e la Nigerian National Petroleum Company. Dei tre, la Shell (in possesso della quota maggiore di territori da sfruttare) divenne l’obiettivo principale del MOSOP. Il gruppo decise di presentare alle aziende un ultimatum che chiedeva 10 miliardi di dollari di danni per il popolo Ogoni, nonché la cessazione immediata da parte di tutte e tre le società delle violenze contro l’ambiente della regione Ogoni. Il MOSOP minacciò inoltre che, se queste richieste non fossero state soddisfatte, avrebbe chiamato il popolo Ogoni a protestare contro la presenza delle compagnie.

In apparente risposta a questa minaccia, il governo nigeriano (che nel frattempo era stato esautorato per mano del generale Sani Abacha tramite un colpo di stato militare) annunciò che tutte le contestazioni contro la produzione petrolifera sarebbero state punibili come tradimento, e vietò tutte le assemblee pubbliche.

Ciò nonostante, il 4 gennaio 1993 il MOSOP organizzò una massiccia protesta pacifica a cui parteciparono oltre 300.000 Ogoni a Port Harcourt, capitale del Rivers State e simbolo dello sfruttamento petrolifero, per chiedere il rispetto dei loro diritti fondamentali, dell’ambiente e l’autodeterminazione. Da questo evento in poi, ogni 4 gennaio si celebra l’Ogoni Day. Dopo questa ed altre successive proteste nel corso del gennaio 1993, la Shell Oil si è ritirata dalla regione, riducendo drasticamente  la quantità di petrolio estratto e di conseguenza i propri profitti.

 

In reazione a questo successo, la dittatura di Abacha si è impegnata a reprimere con la violenza le attività degli Ogoni. Nell’aprile del 1993, l’esercito nigeriano sparò su 10.000 Ogoni riuniti  per una protesta pacifica: 10 manifestanti furono uccisi, quasi 50 persone rimasero ferite e molti altri vennero arrestati. Il governo inoltre chiuse ogni collegamento verso il territorio Ogoni, e incominciò una campagna di sgombero e smantellamento di interi villaggi, uccidendo e perpetrando violenze verso chiunque facesse parte del gruppo etnico. A metà giugno del 1994, 30 villaggi erano stati distrutti a causa di quella che può essere definita pulizia etnica.  Il 30 luglio 1993 il governo nigeriano rimosse tutta la polizia Ogoni dalla regione e, cinque giorni dopo, la città di Kaa fu attaccata ed i suoi abitanti furono massacrati dall’esercito nigeriano, causando circa 750 morti e 30.000  sfollati. Ma nonostante tutto, la protesta degli Ogoni è continuata senza sosta. Con l’aumento della repressione all’interno del paese, infatti, il sostegno e l’interesse internazionale verso la lotta Ogoni continuarono a crescere: dopo i ripetuti arresti di Ken Saro-Wiwa nel 1993 e nel 1994, Greenpeace ed Amnesty International hanno condotto campagne di respiro internazionale per la sua liberazione.

Tuttavia, il dissenso sulle nuove strategie di protesta all’interno del MOSOP  creò una frattura tra il presidente Ken Saro-Wiwa ed altri leader del movimento. Il 21 maggio 1994, mentre Saro-Wiwa era fuori dal Paese, quattro capi Ogoni dissidenti furono assassinatiSaro-Wiwa venne arrestato alle 1:00 del mattino, insieme ad altri otto attivisti, senza rappresentanza legale (concessa solo successivamente) nè assistenza medica. Sebbene il governo non avesse prodotto alcuna reale prova contro Saro-Wiwa, lui ed i suoi otto compagni furono condannati a morte il 31 ottobre 1995.

Ken Saro-Wiwa e gli altri otto attivisti sono stati impiccati il ​​10 novembre del 1995, con la polizia antisommossa ed i carri armati che sorvegliavano l’esecuzione. In risposta all’esecuzione ed alla continua oppressione contro il popolo Ogoni, quello stesso giorno la Nigeria venne sospesa dal Commonwealth, azione promossa da Nelson Mandela, sostenitore della lotta nonviolenta di Saro-Wiwa. In seguito all’esecuzione, manifestanti del popolo Ogoni tennero marce di protesta davanti alle ambasciate nigeriane ed agli uffici Shell di tutto il mondo. Molti leader mondiali invocarono un embarghi petroliferi, sanzioni economiche e divieti di vendita di armi verso il governo nigeriano. Anche gruppi come Amnesty International e Greenpeace organizzarono azioni di protesta, dimostrando che la questione aveva ormai un certo peso internazionale. L’International Finance Corporation arrivò ad annullare la sua proposta di un prestito da 100 milioni di dollari e un accordo azionario da 80 milioni di dollari per la produzione di un impianto ed un gasdotto nel delta del Niger.

L’esecuzione di Saro-Wiwa e degli altri leader Ogoni è stato l’ultimo grande evento nella lotta per l’autodeterminazione Ogoni, anche se dal 1995 continuano ad esserci proteste annuali per l’anniversario dell’Ogoni Day, che suscita ancora sostegno su larga scala. Nel 2009, la Shell ha anche accettato di pagare 15,5 milioni di dollari alle famiglie dei giustiziati, tra cui quella di Ken Saro-Wiwa. Sebbene gli Ogoni abbiano subito pesanti perdite durante il corso della campagna, sono stati in grado di far retrocedere la Shell Oil Company dalla regione, e di ridurre notevolmente l’estensione delle trivellazioni petrolifere sulle loro terre.

Fonti e Approfondimenti

https://www.hrw.org/reports/1995/Nigeria.htm

file:///C:/Users/User/Downloads/Nigeria_-_Ogoni_land_after_Shell.pdf

https://nvdatabase.swarthmore.edu/content/ogoni-people-struggle-shell-oil-nigeria-1990-1995

https://www.theguardian.com/world/2009/jun/08/nigeria-usa

Fai clic per accedere a AFR4466042017ENGLISH.pdf

Leave a comment

Your email address will not be published.


*