Con le elezioni di ieri la Svezia ha eletto il suo nuovo parlamento, in un voto seguito con particolare attenzione da molti osservatori europei. Dopo gli appuntamenti degli scorsi mesi, infatti, la Svezia socialdemocratica è l’ennesimo banco di prova delle dinamiche politiche del nostro continente. Come sappiamo, in tutta Europa i partiti storici del centrodestra e del centrosinistra stanno cedendo il passo alle nuove destre e alle forze populiste, un fenomeno che con l’avvicinarsi delle elezioni Europee richiede sempre più considerazione.
Come altrove nel continente il dibattito sull’immigrazione è stato uno dei punti cardine della campagna elettorale. La Svezia è infatti uno dei paesi europei in cui la popolazione immigrata rappresenta la percentuale maggiore della popolazione totale, sebbene in numeri assoluti accolga meno dei paesi meridionali. Le voci critiche di questo fenomeno sono sempre più seguite e crescono di intensità da molti anni, soprattutto da quando la presenza di migranti viene associata all’aumento della criminalità.
Altri temi che hanno trainato il dibattito sono il futuro dell’apprezzato sistema di welfare del Paese, ultimamente sottoposto a molto stress, e il rapporto con l’Unione Europea, anche se la Svezia resta molto lontana delle ipotesi di fuoriuscita. Le temperature anomale della scorsa estate, poi, hanno riportato alcuni temi ecologisti nel dibattito politico.
Risultati del Voto
La Svezia è una Monarchia Parlamentare, in cui il re svolge un ruolo cerimoiale non avendo più potere politico dal 1974. I cittadini eleggono il Parlamento unicamerale, il Rikstag, attraverso un sistema di voto proporzionale con delle particolarità. Dei 349 seggi, 310 sono distribuiti nelle 29 circoscrizioni in maniera proporzionale ai voti ottenuti, mentre i restanti 39 sono ripartiti in base al voto nazionale, permettendo una migliore rappresentanza del consenso. La soglia di sbarramento nazionale è del 4%.
Nella tornata elettorale di ieri i partiti di governo uscenti, quello Socialdemocratico e i Verdi, hanno visto calare i loro consensi, così come il centrodestra dei Moderati. La destra nazionalista (SD) ha guadagnato sostenitori rispetto al 12% del 2014, ma si è fermata ben prima del 25% che avevano previsto alcuni sondaggi pre-elettorali. Anche la Sinistra e i Cristiano-Democratici hanno visto salire i consensi, segno che in Svezia come in Europa il vero trend non è una semplice ascesa della destra, ma puttosto uno svuotamento del centro trainato dal crollo dei partiti dell’establishment.
Guardando alla traduzione in seggi di questi risultati elettorali possiamo vedere come non ci siano maggioranze nette, ma una tripartizione tra le coalizioni di destra, quella di sinistra e il gruppo dell’SD.
I socialdemocratici e i Moderati
Nonostante un calo sensibile dei consensi, il partito Socialdemocratico è riuscito a confermarsi come prima forza politica, ma con un margine decisamente ridotto rispetto al 2014. Il partito correva in coalizione con i Verdi e la Sinistra, quest’ultima decisamente in ascesa seppure ancora un gruppo marginale. Il risultato della coalizione, fermo intorno al 40% dei consensi, è insufficiente per la formazione di un governo.
Anche i moderati anche hanno perso consensi, ma con una redistribuzione interna alla coalizione. Mentre il partito di riferimento ha perso terreno, quello di Centro e i Cristiano-Democratici sono in crescita, segno di un possibile nuovo equilibrio interno all’alleanza.
La destra dei Democratici Svedesi
Il partito dei Democratici Svedesi è ultimamente l’osservato speciale della politica svedese, anche se la sua storia è decismaente più lunga. Il partito nasce infatti nel 1988 dall’unificazione di parte della galassia della destra svedese. Da allora il partito è crescuto nei consensi di elezione in elezione, dai circa 1.000 voti ottenuti nell’anno della sua fondazione ai circa 340.000 del 2010, anno del suo ingresso in Parlamento.
L’ideologia del partito si basa da sempre sul contrasto all’islamizzazione e all’immigrazione, oltre che su un forte senso di nazionalismo tradizionalista che lo aveva avvicinato a formazioni estremiste vicine al neonazismo. Con l’ingresso in parlamento la leadership del gruppo ha ammorbidito alcune di queste posizioni, ma l’SD rientra ancora pienamente nella famiglia dei partiti di destra nazionalista con una vocazione populista, euroscettica e anti-immigrazione. Nel Parlamento Europeo il partito siede tra i banchi dell’EFDD (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) insieme al M5S, l’UKIP e Alternative fur Deutschland.
Forte del suo risultato, il partito SD potrebbe giocare un ruolo cruciale nella formazione del prossimo governo svedese, una prospettiva che allarma molti soprattutto a Bruxelles. Le altre forze politiche hanno dichiarato pubblicamente di non volersi alleare con il partito nazionalista, da sempre evitato dagli altri gruppi per le sue radici nell’estremismo neonazista. Jimmie Akesson, leader dell’SD, conscio della sua aumentata rilevanza, si è però detto pronto a negoziare, desideroso di aumentare ulteriormente la rilevanza del suo movimento nella politica svedese.
Cosa aspettarsi
Le elezioni si sono svolte in un clima poco sereno, funestato da alcune intimidazioni di gruppi dell’estrema destra extraparlamentare. La loro crescente popolarità, aumentata in parallelo a quella dei conservatori più istituzionali, rileva come anche nel Paese scandinavo la tendenza verso il populismo del dibattito politico abbia dato supporto alle nuove destre, soprattutto per l’asprezza con cui si tratta il tema migratorio.
In Svezia infatti gli esponenti più radicali lo mettono in relazione con la sensibile crescita della criminalità degli ultimi anni e, ultimamente, con la sofferenza del sistema di welfare del Paese. Che la criminalità sia in crescita soprattutto nei quartieri ad alta presenza straniera è un fatto, ma sul ruolo della marginalità sociale di queste zone e sugli spigoli del sistema di integrazione non si spendono molte parole.
Lo stesso discorso vale per quanto riguarda la sostenibilità dell’ottimo programma di stato sociale della Svezia, che vista l’ottima performance economica del Paese risulta difficile credere sia messo in difficoltà dagli ultimi arrivi dall’estero. Ancora una volta vediamo dispiegarsi una delle dinamiche che segnano la politica europea contemporanea: la banalizzazione del dibattito politico. Facile imputare i problemi agli ultimi arrivati, più difficile è spiegare ad un elettorato insofferente delle dinamiche sociali complesse che socialdemocrazia e liberismo convivono difficilmente. Difficile e penalizzante alle urne.
Queste tematiche dovranno essere affrontate dal prossimo governo, che sarà espresso dal parlmento che si andrà formando in questi giorni. La particolare situazione restituita dal voto, oltre che l’unanime disinteresse ad avvicinarsi all’SD degli altri partiti, apre scenari tanto particolari quanto indicativi del periodo politico attraversato dll’Europa.
Qualche forza moderata tornerà sui suoi passi e porterà la destra populista al governo? La Svezia assisterà ad un esperimento di Große Koalition delle forze storiche? In entrambi i casi oggi il Paese scandinavo conferma quale sia la dinamica dominante nella politica nazionale del veccho continente.
Una conferma del genere, sopattutto se in un apputamento importante nel percorso che culminerà con le elezioni Europee del prossimo maggio, non va sottovalutata. Mentre i nuovi equilibri prendono forma emerge la necessità che le forze politiche storiche elaborino una nuova strategia, visto che appare evidente che la pena per chi non lo farà sarà la completa irrilevanza.
Fonti e Approfondimenti:
https://www.bbc.co.uk/news/world-europe-45466174
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