Black Lives Matter: nascita di un movimento, tra segregazione razziale e spinta al cambiamento

Sono passati cinque anni dalla nascita del movimento Black Lives Matter, ma l’America di Trump è ancora un paese profondamente razzista, in cui la violenza sulle comunità afroamericane continua a essere all’ordine del giorno, mentre le disuguaglianze economiche e la segregazione socio-spaziale sono tutt’oggi una realtà diffusa.

Luglio 2013, Sanford, Florida. George Zimmerman, ventinovenne locale, viene prosciolto dall’accusa di omicidio del diciassettenne afroamericano Trayvon Martin, ucciso nel febbraio 2012 con colpi d’arma da fuoco. Sulla base della controversa legge del 2005 della Florida denominata Stand Your Ground, che dà il diritto di usare armi da fuoco a chi ritiene di essere in una situazione di pericolo, l’azione di Zimmerman viene riconosciuta come legittima difesa.

Mentre l’opinione pubblica si spacca sul verdetto di assoluzione, tre donne afroamericane – Alicia Garza, Patrisse Cullors, Opal Tometi – lanciano su Twitter l’hashtag #BlackLivesMatter in risposta al proscioglimento di Zimmerman. La morte di Trayvon Martin diventa la miccia che porta alla nascita del movimento, che inizialmente si sviluppa esclusivamente online, il cui intento è di mettere in luce la disparità di trattamento che i membri della comunità nera subiscono ogni giorno, non solo per quanto riguarda la violenza razzista, ma in tutte le dinamiche sociali ed economiche americane.

 

Black Lives Matter sfonda i confini online e arriva nelle strade nell’estate 2014, quando gli omicidi, commessi da parte di agenti di polizia, di Eric Garner a New York prima, e di Michael Brown Jr. a Ferguson poi, fanno esplodere la protesta nelle comunità afroamericane, con Ferguson stessa come epicentro degli scontri più violenti tra manifestanti e polizia. Negli anni successivi, arrivando fino ad oggi, diversi casi di giovani neri uccisi dalle forze dell’ordine hanno avuto ampia risonanza a livello nazionale e hanno innescato diverse proteste, sempre tramite Black Lives Matter.

Il movimento, che si è radicato velocemente attraverso tutto il paese, sia grazie ai social media che alla risonanza mediatica delle proteste, ha un carattere marcatamente trasversale, che unisce le tradizionali rivendicazioni della comunità nera con quelle di altri gruppi oppressi (comunità LGBT e gruppi femministi su tutti). Soprattutto, nasce e cresce come un grassroot movement, senza veri e propri leader che lo rappresentino o che dettino la linea, bensì caratterizzato da una struttura decentralizzata, fortemente radicata sul territorio e in cui le rivendicazioni partono dal basso.

L’esperienza di Black Lives Matter riprende in un certo modo quella del movimento no global, soprattutto per quanto riguarda struttura e trasversalità. Il movimento nato nel 1999 a Seattle durante le proteste per il vertice WTO, infatti, si era affermato come rete di associazioni e rivendicazioni diverse, che venivano portate avanti tramite campagne decentralizzate, unite però dall’obiettivo comune dell’opposizione alle politiche neoliberiste. Allo stesso modo, Black Lives Matter, pur mantenendo come primo obiettivo la creazione di una società libera da disuguaglianze etniche, incorpora al suo interno diverse lotte per i diritti civili in America.

Cinque anni dopo la nascita di Black Lives Matter, è difficile sostenere che il movimento abbia ottenuto grandi successi nel livellare i rapporti di forza tra le etnie. L’America, anche a causa delle politiche della presidenza Trump, che di certo non avvantaggia le minoranze, continua a essere un paese in cui nascere neri significa partire svantaggiati in tutto, come mostrano i dati.

Delle 1.146 e 1.097 vittime della polizia statunitense (dati 2015 e 2016), il 26% erano afroamericani, con una probabilità di essere ucciso dalla polizia che è, per un ragazzo nero nella fascia d’età 15-34, tra le 9 e le 16 volte maggiore rispetto a un suo coetaneo bianco. Ma se già questi dati sulla violenza a sfondo razziale sono impietosi, e giustificano ampiamente la bontà delle rivendicazioni del movimento, la questione è molto più ampia.

Alcune mappe del New York Times mostrano la distribuzione della popolazione e della ricchezza a New York. Come si vede, afroamericani e ispanici si concentrano per la grande maggioranza nelle aree tradizionalmente a reddito medio-basso – Harlem, Brooklyn, Bronx, etc. – mentre le zone più ricche, come Manhattan e Brooklyn Heights, sono composte per la grande maggioranza da popolazione bianca. Soprattutto, quello che colpisce l’occhio è la presenza di grossi cluster etnici, con confini abbastanza netti tra le zone. Lo stesso trend si osserva anche nelle altre città americane, e ci dice chiaramente che la segregazione socio-spaziale continua a essere una realtà radicata nei centri urbani statunitensi. Sono le conseguenze del cosiddetto redlining, la politica che negli anni ’30 ridisegnò i confini tra i quartieri segregando la popolazione nera in aree caratterizzate da basso reddito, scarsità di servizi e assenza di investimenti economici produttivi.

Anche i dati sulla mobilità sociale e sui salari rafforzano la percezione di un’America dove persistono disuguaglianze profonde tra i gruppi etnici. Nella distribuzione del reddito, a parità di condizioni di partenza, i maschi neri si collocano, in media, circa 10 percentili al di sotto dei loro pari bianchi. Di quelli che nascono nel quintile più povero della distribuzione, inoltre, solo il 23% dei neri riesce a compiere una scalata che lo collochi nelle fasce a reddito medio-alto, ovvero nei primi tre quintili della distribuzione. Per i bianchi, il dato raddoppia ed è al 46%.

Ovviamente, il fenomeno è molto esteso e non è riducibile a questi dati. Il tasso di incarcerazione, la presenza di reti familiari stabili, l’accesso all’istruzione superiore sono esempi di altri indicatori che rivelano gli stessi pattern.

Fonti e approfondimenti:

https://blackpast.org/perspectives/black-lives-matter-growth-new-social-justice-movement

https://www.nytimes.com/2017/08/24/upshot/how-redlinings-racist-effects-lasted-for-decades.html

https://www.nytimes.com/interactive/2018/03/19/upshot/race-class-white-and-black-men.html

https://www.nytimes.com/interactive/2015/07/08/us/census-race-map.html

http://archive.nytimes.com/www.nytimes.com/interactive/2012/04/02/us/the-events-leading-to-the-shooting-of-trayvon-martin.html

https://www.washingtonpost.com/national/zimmerman-trial-jurors-request-clarification-on-manslaughter-instructions/2013/07/13/3a26dbbe-ec0c-11e2-aa9f-c03a72e2d342_story.html?utm_term=.41f11024a12a

https://www.theatlantic.com/health/archive/2018/05/the-57375-years-of-life-lost-to-police-violence/559835/

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