Midterm 2018: la blue wave Democratica e la strada verso il 2020

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Le Midterm Elections del 2018 dello scorso 6 novembre, che hanno portato in dote ai Democratici la maggioranza nella Camera dei Rappresentanti, hanno infine visto la tanto attesa blue wave. Il partito di opposizione ha guadagnato alla Camera un vantaggio di 40 seggi sicuri, e il numero potrebbe salire fino a 41, in attesa dei risultati dal distretto NC-9. Nel voto popolare, hanno un margine dell’8% circa sul GOP.

Risultato delle elezioni alla Camera. Fonte: Wikimedia Commons

Eppure, il risultato è una vittoria a metà. Il punto, infatti, è che nonostante i Democratici abbiano sfondato nel voto popolare e abbiano riconquistato la camera bassa – il che è un risultato politico importantissimo, per sostenere un’opposizione efficace a Trump nei prossimi due anni – molte cose non sono andate come speravano, mentre i dati sui flussi elettorali continuano a rispecchiare gli stessi problemi dei Democratici del 2016, anche se con qualche segnale incoraggiante.

Il punto, infatti, è che il partito dell’asinello, nonostante un vantaggio abissale nel voto popolare e la forza derivante dall’essere il partito di opposizione (che tradizionalmente alle Midterm guadagna seggi rispetto a chi governa), non è riuscito a capitalizzare la blue wave in toto. Questo, per due motivi strettamente collegati tra loro: la polarizzazione dell’elettorato, che alla fine ha favorito i Repubblicani, e la grande affluenza alle urne, che ha sì visto un’impressionante mobilitazione della base democratica, ma con una risposta comunque positiva anche della base repubblicana, che ha trovato proprio nella conflittualità derivante dalla polarizzazione le motivazioni per recarsi alle urne e difendere la presidenza Trump e ha trasformato l’affluenza in un arma a doppio taglio.

Nonostante alcuni dati incoraggianti per i Democratici, che hanno visto un aumento dei voti provenienti da giovani, donne, minoranze etniche e, cosa più importante, dagli elettori con reddito medio e medio-basso (fascie che erano state invece fondamentali, nel 2016, per la vittoria di Trump), la distribuzione geografica del voto è più o meno la stessa delle ultime tornate elettorali. Il partito dell’asinello, infatti, si aggiudica sempre le grandi città e guadagna terreno nei suburbs, mentre le zone periferiche e rurali degli USA rimangono appannaggio del GOP, che vince quasi sempre con percentuali bulgare, attestandosi costantemente sul 70-80% dei consensi.

Questi dati, quindi, restituiscono un’immagine degli Stati Uniti che li vede come un paese profondamente polarizzato, dove coesistono due bolle elettorali: una Democratica, nelle zone centrali, urbane e suburbane, di cittadini delle fasce di reddito medio-alte e con un buon grado di istruzione; e una Repubblicana, composta principalmente da americani bianchi, con un livello di istruzione in media inferiore rispetto ai Democratici e che abitano principalmente le zone rurali o semi-rurali del paese.

In ogni caso la prospettiva per i Democratici verso il 2020 è decisamente buona: hanno guadagnato un grande numero di voti, hanno mobilitato la base e hanno conquistato toss-up importanti, mentre in altri, come il Senato del Texas, hanno dato battaglia e sono andati oltre ogni più rosea aspettativa. Inoltre, e questo sarà fondamentale nelle prossime presidenziali, hanno vinto il voto popolare in Stati chiave del Midwest e della Rust Belt che li avevano condannati nel 2016, mentre in altri della Sun Belt hanno perso, sì, ma con performance buone, da cui si può ripartire nel 2020. Questo gruppo di Stati sarà una delle chiavi per mettere in cassaforte il successo alle Presidenziali del 2020 e, per questo, saranno i terreni di battaglia più delicati e importanti su cui investire per impedire a Trump di guadagnarsi il seconod mandato.

Risultato elettorale al Senato. Fonte: Wikimedia Commons

Il problema, però, che getta alcune ombre sulle possibilità future e sul 2020, è che i Democratici non riescono a ribaltare lo schema che li ha condannati nel 2016. I Democratici erano stati sconfitti perché Trump li aveva annichiliti nella bolla elettorale delle zone rurali e semi-rurali, guadagnando enromi consensi grazie a una campagna elettorale estremamente conflittuale, giocata su sentimenti anti-establishment e volta a polarizzare l’elettorato . Lo stesso, anche se in misura minore e in un contesto già mutato rispetto a due anni fa, si è ripetuto con le Midterm Elections, dove i Democratici, pur guadagnando consensi, non sono usciti dalla loro comfort zone, mentre Trump è riuscito a mettere una toppa a un risultato che avrebbe potuto essere decisamente più sanguinoso per il suo partito, spingendo sempre in alto il livello dello scontro e riuscendo a mobilitare la base Repubblicana.

I Democratici inoltre, nel 2020, non si giocheranno solo le presidenziali, ma anche la possibilità di riconquistare il Senato, assolutamente necessario per non iniziare la legislatura già da anatre zoppe ed essere di conseguenza impossibilitati a esercitare il controllo sia su legislativo che esecutivo. Per raggiungere questo risultato – mettere in cassaforte la Presidenza e vincere alcuni seggi per il Senato – è assolutamente necessario che riescano a penetrare la bolla rurale e a racimolare quanti più voti possibili nelle campagne e nelle zone periferiche di quelli che saranno gli Stati chiave sia per la Presidenza che per il Senato.

Per farlo, serve una strategia che deve assolutamente provare a superare la cristallizzazione dell’elettorato in poli opposti, sia lavorando su alcuni temi chiave per conquistare le fasce di elettorato care al GOP, sia costruendo campagne d’ascolto e di dialogo coi cittadini cosiddetti swing voters, ovvero gli indecisi che, nonostante siano elettori Repubblicani, potrebbero votare Democratici, se questi riuscissero a costruire un filo diretto e un’intesa elettorale su un programma mirato e più attento ai loro bisogni.

Il partito Democratico, se vuole accrescere le chance di vincere le prossime elezioni, dovrà presentarsi con un candidato forte, probabilmente dell’ala progressista del partito – che sembra avere una maggiore presa sull’elettorato in questa fase – e con un programma che abbandoni la tradizione liberale e tendenzialmente centrista del partito, in favore di una visione più attenta alle disuguaglianze socio-economiche, al tema delle minoranze e ai problemi dell’America profonda, quella rurale, segregata, con possibilità basse o nulle di mobilità sociale, che dagli anni ’70 ad oggi è diventata sempre più povera e ha fatto fatica a mantenere il passo con gli avanzamenti sociali del resto del paese, da cui i giovani emigrano abbattendo le possibilità di crescita del capitale umano ed economico.

Ristabilire una connessione con questi territori sarà fondamentale, e la connessione dovrà essere sia politica – su temi, proposte, candidati – che umana ed emotiva – ovvero basata sull’ascolto, sulla comprensione reciproca e sulla comunicazione costante tra base ed establishment. Ciò detto, la sfida è tutt’altro che semplice, ed è improbabile che vedremo già tra due anni un ribaltone nelle zone rurali, ma se i Democratici vogliono vincere e costruire la loro egemonia politica sul lungo periodo, dovranno uscire dalle città e restringere la forbice che li divide dal GOP nelle zone al di fuori dei centri urbani.

Fonti e approfondimenti

https://www.vox.com/midterm-elections/2018/11/7/18068486/midterm-election-2018-results-race-surburb

https://www.nytimes.com/interactive/2018/11/07/us/elections/house-exit-polls-analysis.html

https://www.nytimes.com/2018/11/10/us/politics/democrats-2020-president.html

https://www.nytimes.com/interactive/2018/11/10/upshot/republicans-dominate-state-politics-but-democrats-made-a-dent.html

https://www.cnbc.com/2018/11/07/six-top-takeaways-from-the-2018-midterm-elections-gop-strategist.html

https://fivethirtyeight.com/features/the-suburbs-all-kinds-of-suburbs-delivered-the-house-to-democrats/

https://fivethirtyeight.com/features/the-suburbs-all-kinds-of-suburbs-delivered-the-house-to-democrats/

https://fivethirtyeight.com/features/election-night-defied-a-single-takeaway/?ex_cid=story-twitter

https://www.nytimes.com/2018/11/07/upshot/2018-midterms-blue-wave-democrats.html?smtyp=cur&smid=tw-upshotnyt

https://fivethirtyeight.com/features/the-2018-map-looked-a-lot-like-2012-and-that-got-me-thinking-about-2020/

https://www.citylab.com/equity/2018/11/house-races-election-results-democrats-suburbs-blue-wave/575287/

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