Lettere dal Mozambico: il Frelimo, la Renamo e il MDM

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La politica mozambicana vive della rivalità tra Frelimo e Renamo, le due forze politiche che ne sono state le protagoniste fin dall’indipendenza del 1975. Si potrebbe addirittura azzardare che la storia del Mozambico indipendente sia in realtà la storia dello scontro tra questi due partiti, ma forse è più corretto dire che sia proprio il difficile passato del Paese a pesare sul presente con la sua eredità ingombrante.

L’obiettivo di questo articolo è tracciare un profilo delle tre forze politiche principali del Paese, per permettere a questa serie di descrivere al meglio i rapporti di forza che plasmano l’attualità dello Stato africano. Ai due storici rivali si è infatti aggiunto di recente il Movimento Democrático de Moçambique (MDM), con un effetto interessante sullo storico duello di Frelimo e Renamo.

 

Il Frelimo e il governo del Paese

Il partito che governa oggi in Mozambico lo governa in realtà dall’indipendenza del 1975, dopo aver condotto la lotta anticoloniale da cui è nato il Paese che oggi noi conosciamo. Da allora le trasformazioni del gruppo sono state molte, ma nessuna ha messo in dubbio un dettaglio: il Frelimo è alla guida del Mozambico ed è intenzionato a rimanerci.

Dalla sua fondazione in clandestinità nel 1964 il Frelimo si afferma come unica forza davvero rilevante nell’indipendentismo mozambicano, riconosciuta dagli attori internazionali e succeduta ai portoghesi al governo dello Stato. A quel punto il partito prenderà fermamente la guida del Paese, e il suo trasformarsi in un gruppo di chiara inclinazione marxista e fortemente dirigista aprirà una fase importante nella politica mozambicana.

Gli anni della guerra fredda sono infatti anni di regimi a partito unico in praticamente tutta l’Africa, con grandi partiti che prendono l’effettivo controllo dei loro Paesi presentandosi come personificazione della nazione e rimandando la pratica democratica con la motivazione che, vista l’urgenza di sviluppare il continente, fosse un lusso che non potevano permettersi

In questi anni il Mozambico non fa eccezione e il Frelimo si sovrappone alle istituzioni penetrando la società attraverso il monopolio della politica e dell’immaginario collettivo. Sono gli anni dei tentativi di collettivizzazione della terra e della guerra civile, del lento sviluppo e dell’enorme attività della cooperazione internazionale nel Paese.

Il patto autoritario proposto ai mozambicani dal Frelimo è chiaro e propone sviluppo in cambio di diritti politici. La guerra civile però in quel periodo divide in tre il Paese: le regioni centrali sotto il controllo della Renamo, il sud controllato dal Frelimo e il nord fedele al governo ma isolato, visto che la capitale è all’estremo sud. Questa è ancora oggi la geografia del consenso dei due partiti, entrambi maggioritari prorio dove controllavano il territorio durante la guerra civile.

Lo sviluppo di quegli anni riguarderà quindi quasi esclusivamente le già più ricche regioni meridionali, consolidando l’accusa rivoltà al Frelimo fin dalla sua fondazione, ossia quella di privilegiare i gruppi urbani e gli abitanti del meridione. Oggi gli effetti di questo periodo pesano ancora sul consenso del partito, che è egemone al sud, maggioritario ma con oscillazioni al nord e secondo dietro la Renamo nel centro.

Dopo la fine della guerra civile il Frelimo si trasforma di nuovo, visto che le regole in Africa e nel mondo sono ora quelle del gioco democratico. Il partito unico però si è radicato con forza nella società e diventa quindi immediatamente il partito egemone della politica di Maputo, e ad oggi ha vinto tutte le elezioni e governato sempre da solo con la maggioranza assoluta in Parlamento.

A pesare è ovviamente il fatto che i due nuovi partiti hanno esperienze diverse maturate durante la guerra. Se la Renamo era stata sempre un movimento militaresco obbligato alla clandestinità, il Frelimo era forza di governo del Paese, ed è quindi arrivato al voto con un expertise e un radicamento tra la popolazione maggiori. Ancora oggi il partito di governo è capace di una capillarità nella presenza sul territorio e un monopolio dell’informazione (a tratti fraudolento) di cui i rivali non dispongono.

In un bipolarismo del genere la vita dell’opposizione non è tra le più semplici e come vedremo lo strapotere del Frelimo ha spinto spesso la Renamo a reagire in maniera violenta in determinati frangenti.

 

La Renamo e l’opposizione armata

La Renamo, lo abbiamo visto, nasce dal desiderio del regime razzista Rhodesiano di attuare una guerra per procura contro il Frelimo e i suoi alleati, tra i nazionalisti africani. Presto però il gruppo, radicandosi nelle regioni in cui aveva iniziato le sue attività durante e dopo la guerra civile, diventa il principale canale di espressione del dissenso popolare verso il Frelimo.

Il partito unico, infatti, nonostante la popolarità ha sempre avuto un’opposizione, e molte delle sue politiche più divisive hanno creato sacche di malcontento, che hanno espresso supporto alla Renamo. Soprattutto nel periodo del dirigismo socialista, politiche come la collettivizzazione delle terre o l’epurazione delle autorità locali tradizionali hanno alienato buona parte del consenso delle aree rurali per il partito di Mondlane e Machel, e anche la maggiore attenzione per il sud del Paese da parte del governo ha surriscaldato gli animi nelle aree più remote.

Da questo tipo di costruzione del consenso nasce anche uno dei più grandi problemi della Renamo odierna: emanciparsi dal semplice essere l’opposizione al Frelimo e rappresentare una progettualità politica originale e autentica. Nato dall’opposizione al partito egemone, il movimento resta ancora oggi fondamentalmente una forza di opposizione, un po’ per gli obblighi dettati dalle contingenze e un po’ per la lentezza della sua evoluzione.

Dalle elezioni del 1992 la Renamo si è trasformata da movimento insurrezionale armato a opposizione parlamentare, risultando in effetti sempre la maggiore forza di minoranza, senza mai prendere parte al governo. Uno dei problemi più evidenti della pratica democratica mozambicana è la ancora totale assenza di momenti di vera e propria condivisione del potere.

L’aver costantemente ottenuto la maggioranza assoluta del Parlamento ha fatto sì che il Frelimo non abbia ancora mai dovuto coinvolgere attivamente i rivali nelle sue politiche, esprimendo sempre governi monocolore, e quindi tra le due forze politiche la logica è tutt’ora quella dello scontro frontale.

Come vedremo nel prossimo appuntamento di questa serie, la Renamo ha spesso deciso di portare avanti alcue sue istanze con la violenza anche dopo l’armistizio, non trovando un canale politico efficace attraverso cui incidere sulle sorti del Paese. Ovviamente la situazione è più complessa e le recrudescenze nella violenze tra i due partiti nascondono anche degli interessi concreti, ma non si può negare che la mancanza di un logica cooperativa influisca su questa tensione.

Per la Renamo oggi è quindi indispensabile migliorare le sue capacità di agire da forza di opposizione e questo processo è in corso da alcuni anni. Un passo fondamentale è quello di emanciparsi dai rivali del Frelimo, aumentando la percentuale della propria offerta politica, che non si risolve nella semplice opposizione frontale a tutte le mosse del governo.

Un secondo e importante passo da effettuare consiste però nell’instaurare un maggiore dialogo con il Frelimo, pratica che oggi sta avvenendo attraverso la negoziazione per la fine delle ostilità armate tra le due forze in alcune aree, portate avanti da Nyusi e dal nuovo leader della Renamo Ossufo Momade, ma anche dalla crescita della forza dell’opposizione nel governo locale.

 

Gli emergenti del MDM

Il governo locale, per le sue dinamiche, è un ambito in cui la competizione politica è meno soggetta al predominio del Frelimo, e dove il dialogo tra le forze risulta possibile. Non stupisce quindi che, oltre che rappresentare il luogo in cui la Renamo ha una grande opportunità di evolversi, è stato anche il terreno di coltura in cui è nato il terzo partito del Paese.

Il Movimento Democrático de Moçambique nasce infatti nel 2009 da una partizione della Renamo causata dallo scontro interno sui candidati da designare per le elezioni locali della importantissima città di Beira, con l’intento dichiarato di spezzare il bipolarismo che blocca la politica del Paese.

Guidati da Daviz Simango i nuovi arrivati sulla scena politica sono riusciti in fretta a crearsi un buon supporto locale, che poi si è tradotto in un soddisfacente risultato nazionale concentrato nelle aree urbane, che lo ha reso il primo nuovo partito a entrare nel parlamento di Maputo dal 1992.

Il  programma politico del MDM si incentra su problemi trasversali e cronici come la disoccupazione, la povertà, la criminalità e la corruzione. Questo permette al partito di rivendicare il fatto che gli avversari non siano ancora riusciti a risolvere questi problemi che affliggono il Paese ormai da decenni, oltre che appellarsi al suo gruppo elettorale di riferimento: i giovani insoddisfatti delle aree urbane.

Il partito deve comunque ancora dimostrare di essere qualcosa di diverso dai rivali e non un’organizzazione simile per funzionamento e problematiche interne, ma solo con una narrativa diversa. Il suo attuale successo, però, già da solo apre degli scenari interessanti.

Il più importante è il fatto che l’erosione del bipolarismo potrebbe forzare Frelimo e Renamo a collaborare, visto che potrebbe presentarsi il bisogno di creare un governo di coalizione qualora nessuno raggiungesse la maggioranza assoluta. Quella sarà una data storica: il Mozambico è ritenuto un apprezzato esperimento di democrazia post-conflitto, ma senza aver ancora sperimentato un passaggio di potere dal Frelimo ad altri, questa definizione sembra piuttosto formale.

Davanti al bisogno di condividere il potere il Frelimo dovrà dimostrare di essere pronto ad ammettere altri partiti alla gestione della cosa pubblica, senza scadere nell’ostruzionismo o, peggio, nel rifiuto del passaggio di potere. Forse anche per l’avvicinarsi di questo momento, le due forze sembrano infatti oggi più  inclini alla collaborazione.

All’interno del Frelimo il presidente Nyusy ha spinto per una maggore condivisione del potere tra le varie correnti, risultata in una progressiva uscita del partito dalla enorme preminenza dei gruppi legati al sud del Mozambico, mentre i rapporti con la Renamo si stanno nuovamente normalizzando.

Che Nyusi e Momade si stiano preparando attivamente a collaborare è un’affermazione ancora azzardata, ma è evidente che i grandi cambiamenti sociali, economici e politici che sono in corso e stanno prendendo forza in questi anni obbligano i leader a prepararsi.

Mentre procede l’ennesima rappacificazione tra i rivali storici, crescono l’investimento straniero e la cooperazione internazionale del Paese, nuove e vecchie minacce si stagliano all’orizzonte, come la crisi del debito o il terrorismo islamista. Se a questi si aggiungerà anche la crisi politica è tutto nelle mani dei due leader.

 

 

Fonti e Approfondimenti

Club of Mozambique by Adrian Frey

Gentili, A. M. (2008) Il leone e il cacciatore: Storia dell’Africa sub-sahariana. Roma: Carocci editore

Pallotti, A. & Zamponi, M. (2010) L’Africa sub-sahariana nella politica internazionale, Firenze, Le Monnier

Huffman, R.T. (1992) Colonialism, Socialism and Destabilization in Mozambique. Africa Today, Vol. 39(1/2), pp. 9-27

Isaacman, A. & Isaacman, B (1983) Mozambique: from colonialism to revolution, 1900-1982. Boulder CO: Westview Press

Bertelsen, B. E. (2016) Violent Becomings: State Formation, Sociality, and Power in Mozambique. New York: Berghann

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