Giustizia per David? In Bosnia cresce la tensione

Bosnia
@BernardGagnon - commons.wikimedia.org (CC - BY - SA)

Nelle ultime settimane le tensioni nella capitale della Republika Srpska (RS, una delle entità che costituiscono la Bosnia-Erzegovina), Banja Luka, sono cresciute drammaticamente. L’arresto del padre di David Dragičević lo scorso 25 dicembre non è stato solo l’apice di una vicenda ancora tutta da chiarire, ma anche il simbolo del livello di repressione che le forze governative dell’entità bosniaca riescono a raggiungere.

Il caso di David Dragičević

David era un ragazzo di 21 anni, studente universitario di elettronica. Si perdono le sue tracce la notte tra il 17 e 18 marzo 2018, dopo l’uscita da un locale a Banja Luka. I suoi familiari e amici si attivano subito per cercarlo, anche attraverso l’utilizzo dei social network. Mentre si svolgono le prime ricerche, iniziano a circolare notizie preoccupanti su una lite che David avrebbe avuto quella notte e su un messaggio che avrebbe inviato ad un amico, in cui gli scriveva che se gli fosse successo qualcosa la colpa sarebbe stata da attribuire ad un ragazzo di cui faceva nome e cognome.

Il suo corpo senza vita viene ritrovato il 24 marzo, alla confluenza tra il torrente Crkvena e il fiume Vrba. Il 26 marzo la polizia della Republika Srpska (RS) tiene una conferenza stampa in cui illustra i risultati di una prima autopsia, secondo cui la morte di David è stata accidentale, attribuendola all’annegamento nelle acque del torrente. I genitori e gli amici del giovane però non rimangono convinti da questa spiegazione e sostengono che sia impossibile che David sia annegato in acque così basse. Le forze di polizia si rifiutano di proseguire le indagini per omicidio, nonostante l’autopsia rilevi diversi ematomi sul corpo, seppur lievi. Vengono avanzate anche ulteriori ipotesi che vedrebbero David coinvolto in un furto avvenuto vicino al luogo del suo ritrovamento, ma non risulta riconoscibile dal video che proverebbe la sua colpevolezza.

Sotto le pressioni dei familiari e delle prime proteste che chiedono di fare chiarezza, il governo della RS fa svolgere una seconda autopsia. Gli esiti rivelano che David è morto alcuni giorni dopo la scomparsa, andando quindi a contraddire quanto affermato dai primi accertamenti. Nonostante l’ipotesi di omicidio sia sempre più plausibile, il Ministro degli Interni si rifiuta di riaprire le indagini.

In piazza per David

Insoddisfatti dalla conduzione delle indagini e dagli esiti, i familiari e amici di David danno inizio alla campagna Pravda za Davida (Giustizia per David), per chiedere spiegazioni e chiarimenti sulle circostanze della morte del giovane studente. In molti sospettano che la polizia stia depistando le indagini per coprire i reali responsabili.

Le proteste sono pacifiche e avvengono tutti i giorni alle 18 in Piazza Krajina (rinominata poi Piazza David), nel cuore di Banja Luka. Partecipano i genitori, amici, cittadini comuni, tutti chiedendo la stessa cosa: giustizia. La figura più attiva e visibile è quella del padre di David, Davor Dragičević, che chiama per nome e cognome i vertici istituzionali che dovrebbero indagare sulla morte misteriosa di suo figlio e che si rifiutano di farlo – probabilmente per coprire i reali responsabili.

Le proteste, da allora, non si sono mai fermate. Nelle ultime settimane le tensioni sono aumentate drammaticamente, in seguito all’arresto dei genitori di David, accusati di non aver risposto al richiamo della polizia per l’organizzazione di una manifestazione non autorizzata davanti al Parlamento della Republika Srpska. In moltissimi hanno reagito all’arresto protestando e manifestando solidarietà a Davor Dragičević e alla moglie, incorrendo però nella forte repressione della polizia. Il movimento ha quindi ricevuto ordine di non radunarsi, nonostante Davor, dopo essere stato rilasciato, abbia dichiarato che le proteste andranno avanti a oltranza. Nei giorni successivi le manifestazioni sono effettivamente proseguite, sfidando i divieti delle autorità.

Le reazioni a livello nazionale

È indubbio che il caso di David Dragičević abbia messo sotto gli occhi di tutti le tante ombre che coprono gli ambienti governativi della Republika Sprska  – e non soloPravda za Davida ha infatti attirato la solidarietà di altre famiglie che hanno subito perdite di familiari in circostanze violente e mai chiarite, i cosiddetti “casi silenziati“.

Sono in particolare due i casi più conosciuti. Da un lato, c’è quello di Dženan Memić di Sarajevo, vittima nel 2016 di un incidente stradale, secondo quanto affermato dalle autorità, mentre la famiglia afferma che sia stato vittima di un’aggressione poi camuffata da incidente per coprire i responsabili. Dall’altro, c’è quello di Nikola Đurović, investito mortalmente a Banja Luka nel 2011, i cui familiari sostengono che l’auto fosse guidata da un alto funzionario della RS. Il caso di David ha fatto emergere molti altri “casi silenziati”: Jovan Arbutina di Banja Luka, Alen Šehović di Sarajevo, Danijela Aranđelović di Tuzla, Ivona Bajo di Bijeljina, per citarne alcuni.

Anche il ruolo giocato dai media non è da sottovalutare. Se infatti i media indipendenti hanno sostenuto le proteste, e fornito una prospettiva obiettiva della vicenda, i mezzi di informazione governativi hanno gettato discredito sul movimento e stigmatizzato la figura di David, censurando le proteste per come si stavano realmente svolgendo. Questo dà sicuramente ulteriore prova del regime di forte controllo governativo sui media e sull’informazione nella RS e in tutta la Bosnia, in cui i maggiori esponenti del governo esercitano una forte influenza sulle maggiori emittenti televisive e sui principali quotidiani.

Oltre la tragicità dei fatti, è necessario evidenziare la forte valenza politica che tali manifestazioni hanno in un’entità politica fortemente centralista come la Republika Srpska, per anni dominata da Milorad Dodik, che ora occupa uno dei tre seggi della presidenza bosniaca. I manifestanti non chiedono solo giustizia, ma denunciano anche un vuoto di responsabilità e di rappresentanza politica, oltre che l’abuso di potere da parte del governo. È per questo che in molti si aspettavano che Pravda za Davida avrebbe ridimensionato il potere di Dodik alle elezioni generali dello scorso 7 ottobre, anche se non è stato sufficiente per fermare la sua ascesa al potere.

Il dato forse più interessante di questa vicenda è la reazione di solidarietà transnazionale che Pravda za Davida ha generato. Infatti, il movimento è riuscito a oltrepassare i rigidi confini etnici e amministrativi che dominano la vita quotidiana della Bosnia. Le tante persone coinvolte chiedono giustizia per i propri figli e invocano una “normalità” per loro rivoluzionaria, in cui i responsabili vengano puniti e in cui il governo si faccia interprete delle esigenze dei propri cittadini, invece che ricorrere alla violenza per reprimere il dissenso.

 

Fonti e approfondimenti

Balkan Insight, “Bosnian Serb Police Release Davor Dragicevic”, 26/12/2018, http://www.balkaninsight.com/en/article/davor-dragicevic-released-from-the-custody-12-26-2018

Balkan Insight, “Bosnian Serb police disperse Dragicevic death protesters”, 31/12/2018, http://www.balkaninsight.com/en/article/bosnian-serb-police-have-dispersed-protesters-on-sunday-night-detaining-several-people-12-31-2018

Osservatorio Balcani e Caucaso, “Banja Luka, in piazza per David”, 08/05/2018, https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Banja-Luka-in-piazza-per-David-187713

Osservatorio Balcani e Caucaso, “Andiamo fino in fondo. In piazza David a Banja Luka “, 04/10/2018, https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Andiamo-fino-in-fondo-.-In-piazza-David-a-Banja-Luka-190360

BOSNIA: Banja Luka, in piazza per David

BOSNIA: Arresti e divieti, la repressione contro i manifestanti per la giustizia

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