Spazio & Difesa: il programma spaziale UE

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Insieme a Cina, Russia e Stati Uniti, un altro attore del sistema internazionale è ormai sceso in lizza per la grande corsa allo spazio che vede il contrapporsi delle superpotenze per il dominio in orbita: l’UE.

L’industria spaziale è di fatto un settore molto florido nell’Unione Europea; ben un terzo dei satelliti esistenti viene prodotto in Europa, mentre il valore stimato del settore si aggira tra i 45 e i 54 miliardi di Euro, andando a costituire il 21% del totale globale e impiegando ben 230.000 persone.

La società europea è quasi totalmente dipendente dalle infrastrutture spaziali per lo svolgimento di innumerevoli attività. Dall’utilizzo dei sistemi di navigazione, alle chiamate telefoniche, fino al settore della sicurezza e dell’energia, i satelliti presenti in orbita sono ormai parte integrante delle nostre vite. Proprio in virtù del peso strategico ricoperto dal dominio spazio, l’UE ha stanziato ben 14 miliardi per il periodo 2014-2020 per lo sviluppo di diversi progetti al fine di consolidare l’eccellenza UE nel settore, ma anche per garantire la continuità dell’accesso a tali servizi ai cittadini europei. Inoltre, la Commissione Europea, nel giugno del 2018, ha proposto un investimento di altri 16 miliardi per il periodo 2021-2027.

In tale contesto, anche a causa della sua natura multinazionale e della diversità degli stakeholders coinvolti, il panorama delle iniziative spaziali a livello europeo appare frammentato e difficile da descrivere con chiarezza. Al fine di presentare una mappatura abbastanza esaustiva delle attività spaziali marchio UE, ma soprattutto delle diverse necessità in materia di sicurezza che hanno determinato tale impegno di Bruxelles nel settore, si può fare riferimento a un report pubblicato nel luglio del 2016 dall’EUISS (European Union Institute for Security Studies), dal titolo Space Security for Europe.

Il documento sottolinea la rilevanza strategica del settore spaziale, non solo per quanto riguarda l’economia europea, ma anche per le attività militari dei Paesi UE. Di fatto, i satelliti svolgono funzioni di ISR (Intelligence, Surveliance and Reconnaissance) fondamentali per la difesa degli Stati Membri e senza le quali qualunque operazione bellica potrebbe essere seriamente compromessa.

Al pari dei documenti e concetti strategici elaborati dalle altre superpotenze, il dossier dell’EUISS elenca diversi tipi di minacce per le infrastrutture spaziali europee. Tra queste, vengono presi in considerazione i missili Antisatellite terra-spazio (Antisatellite Missiles – ASAT), come quelli sviluppati dalla Cina, i quali,  in virtù della grande quantità di detriti spaziali prodotta nel caso di un loro utilizzo, potrebbero causare, indipendentemente dall’obiettivo, gravi danni all’architettura orbitale di diversi Paesi, e anche armi a energia diretta (laser) o cyberattacchi.

La Global Strategy dell’Unione Europea prende inoltre in considerazione come minaccia reale la possibilità di attacchi ibridi, ossia che attori non statali o altri Stati possano condurre una serie di cyberattacchi o operazioni di disinformazione al fine di destabilizzare la società europea. Secondo il concetto di guerra ibrida, tali tipi di attività verrebbero accompagnate anche da operazioni belliche di stampo tradizionale. L’esempio più emblematico è quello della Crimea, in cui l’impiego di forze irregolari, accompagnate da cyberattacchi, hanno permesso alla Russia di occupare la penisola. In tale ottica, proteggere le infrastrutture satellitari europee diventa una necessità.

Tuttavia,  come messo in evidenza dal report, l’obiettivo primario dell’Unione Europea in termini di sicurezza, ma anche al fine di garantire un continuo sviluppo economico, tecnologico e scientifico dei vari Paesi membri, è quello di raggiungere la completa autonomia nel settore spaziale. Al giorno d’oggi, infatti, tutti gli Stati UE dipendono in maniera eccessiva dagli Stati Uniti per quasi tutti i servizi satellitari, inclusi quelli concernenti la sicurezza. È proprio questo il motivo per cui l’Unione Europea ha dato inizio a diversi programmi in tutte le aree del settore. Vediamoli insieme.

 

Galileo ed EGNOS

Il caso più emblematico dell’eccessiva dipendenza dell’UE dagli Stati Uniti  nel settore spaziale è quello dei servizi di navigazione globale, i quali si affidano quasi totalmente al Global Positioning System (GPS) americano; un sistema sotto il controllo diretto delle Forze Armate degli Stati Uniti e del governo di Washington. Il pericolo di una tale situazione, deriva dal fatto che, come inoltre già dichiarato dalle autorità americane, il servizio di GPS potrebbe essere interrotto o applicato selettivamente nel caso in cui esigenze di sicurezza nazionale lo richiedessero.

Tale posizione di Washington, ha già portato Russia e Cina a sviluppare i propri sistemi di navigazione globale (global navigation satellite system – GNSS), rispettivamente il GLONASS e il BeiDou. Seguendo la stessa linea, nel 2008 l’Unione Europea ha iniziato il proprio programma GNSS denominato Galileo. Al momento, 18 satelliti del sistema sono già operativi. Il completamento del sistema (che sarà composto in totale da 30 satelliti) e la sua definitiva entrata in funzione sono previsti per il 2020.

L’altra impresa europea complementare a Galileo, è lo European Geostationary Navigation Overlay System (EGNOS), ossia un sistema satellitare finalizzato a incrementare la precisione di Galileo e del GPS. Tale servizio è fondamentale per condurre operazioni di salvataggio sia per terra che per mare, ma anche come supporto alle attività militari.

Inoltre, potrebbe essere raggiunto tra Stati Uniti e UE un accordo che consenta di sfruttare l’intercambiabilità dei due sistemi nel caso in cui i servizi di Galileo, o del GPS,  cessassero di funzionare a seguito di un cyberattacco o altri tipi di minaccia. In questo modo, sia Bruxelles, sia Washington, sarebbero in grado di mantenere l’acceso ai servizi di navigazione satellitare anche nell’eventualità di un grave danno a una delle due architetture orbitali; insomma, un nuovo vantaggio tecnologico per l’Alleanza Atlantica rispetto alla Russia.

 

Copernicus

Copernicus è il programma di osservazione terrestre europeo (Earth Observation – EO). L’iniziativa è una partnership tra Unione Europea, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e i singoli Stati membri. Copernicus utilizza dati e informazioni provenienti da diverse fonti, tra cui qulle raccolte da un avanzato sistema satellitare, per incrementare la qualità dei servizi di osservazione ambientale, di trasporto e del settore energetico. Copernicus ricopre un ruolo importante anche in materia di protezione civile, sicurezza, politica estera e di monitoraggio marittimo e di frontiera. I servizi forniti dal sistema sono accessibili gratuitamente e aperti al pubblico.

 

Space Situational Awareness

Un altro settore per il quale l’Unione Europea si è affidata eccessivamente agli Stati Uniti è lo Space Situational Awareness (SSA), definito come la capacità di monitorare e comprendere lo spazio. In ambito Europeo, l’SSA ricopre tre funzioni principali:

  • Space Surveillance and Tracking (SST), ossia identificare e monitorare gli oggetti spaziali artificiali presenti in orbita;
  • Near-Earth objects (NEOs), il quale comprende l’osservazione di comete e asteroidi in grado di colpire la terra;
  • Monitoraggio del tempo metereologico spaziale e i suoi effetti.

L’SST costituisce senza dubbio l’area in cui la cooperazione tra paesi UE si  è rivelata più difficile in virtù del suo carattere prettamente militare. Di fatto, l’SST tra le diverse funzioni, viene utilizzato anche per tracciare il tragitto di missili balistici o monitorare satelliti militari, di conseguenza, i Paesi UE si sono mostrati inizialmente diffidenti rispetto all’idea di condividere tali informazioni. Tuttavia nel 2013 Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito hanno dato vita ad un programma SST congiunto.

 

SatCom

Le comunicazioni satellitari (SatCom) hanno sempre costituito un settore strategico importantissimo, in quanto utilizzabili sia per scopi civili che militari. I satelliti sono in grado di svolgere funzioni di ISR (Intelligence, Surveliance and Reconnaissance), mentre sono anche impiegati per pilotare droni e trasmettere comunicazioni alle forze armate nel corso delle operazioni. Proprio per questa loro cruciale funzione, non vi è ancora una vera cooperazione europea in materia di satelliti militari. D’altro canto, un passo importante dal punto di vista della cooperazione civile in materia di SatCom è stato effettuato con l’European Data Rely System (EDRS), il quale, una volta completato, sarà in grado di trasmettere grandi quantità d’informazioni dal sistema Copernicus alla terra quasi in tempo reale.

 

Moduli di Lancio

Con la crescente competizione di compagnie private americane come Space-X, Orbital ATK e Blue Origin, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha avviato un programma di ammodernamento dei propri moduli di lancio. L’Ariane 6, con un tonnellaggio di media a grossa portata, verrà completato per metà 2020, mentre il più piccolo Vega-C potrebbe vedere la sua inaugurazione già quest’anno.

Il programma spaziale Europeo si discosta dunque visibilmente dalla postura delle altre superpotenze impegnate nella corsa allo spazio. Infatti, mentre USA, Russia e Cina si focalizzano primariamente sull’aspetto militare delle attività spaziali, le iniziative dell’Unione Europea assumono un carattere primariamente civile. L’americano GPS, il cinese BeiDou e il russo GLONASS, sono tutti progetti in mano all’establishment militare dei rispettivi Paesi, di contro, Galileo rimane, almeno per il momento, estraneo ai comandi delle forze armate degli Stati UE.

Sicuramente, come spiegato in precedenza, il programma spaziale europeo mira a ridurre la propria dipendenza dagli Stati Uniti di modo tale da potersi assicurare, anche in situazioni di crisi internazionale, l’accessibilità ai servizi e alle comunicazioni satellitari, andando quindi incontro alle esigenze di sicurezza di Bruxelles. Tuttavia, non si può parlare di veri e propri scopi militari. Anzi, solo 1/10 dell’industria spaziale europea (inclusi i programmi degli Stati Membri) è di natura militare.

Ovviamente tale situazione è determinata dal carattere sovrastatale dell’Unione Europea. Abbiamo di fatto visto come i Paesi UE abbiano iniziato a cooperare su un programma di SST congiunto solo nel 2013. Inoltre, è chiaro che il rafforzamento della cooperazione spaziale in Europa avrà come prncipali beneficiari quei Paesi che già vantano un’industria aerospaziale di tutto rispetto, come appunto Francia, Germania, Italia e Spagna (e per il momento Regno Unito), tagliando fuori da immediati benefici economici i Paesi più piccoli. Questo costituisce un ulteriore limite, oltre alla divergenza tra le diverse esigenze di sicurezza, a una maggiore militarizzazione del settore in seno all’UE.

 

 

Fonti e approfondimenti

Be the first to comment on "Spazio & Difesa: il programma spaziale UE"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*