Mozambico: il conflitto tra Frelimo e Renamo dopo la fine della guerra

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La politica mozambicana risente ancora enormemente delle conseguenze della guerra civile che ha insanguinato il Paese dal 1975 al 1992.  Gli accordi di pace hanno trasformato il vecchio partito unico e il movimento dei ribelli armati in partiti impegnati nel gioco democratico, ma tra Frelimo e Renamo la tensione resta alta.

Il livello dello scontro odierno è decisamente rassicurante se paragonato alla catastrofe umanitaria che fu la guerra civile del Mozambico, ma è il sintomo più evidente di alcuni problemi lasciati irrisolti dall’accordo di pace di 26 anni fa. Dalla fine della guerra le tensioni, spesso degenerate in conflitto armato a bassa intensità, non sono mai veramente finite, ma le ultime trattative tra i partiti riaccendono la speranza di un avvenire più pacifico.

La “guerra” dopo la pace

Dalle prime elezioni del 1994 il Frelimo ha vinto ogni tornata elettorale, governando sempre da solo con la maggioranza assoluta del Parlamento. Fin dal 1994 la Renamo ha contestato il risultato delle elezioni, accusando il Frelimo di non permettere una competizione trasparente tra le due forze e minacciando ripercussioni violente.

Inizialmente, nonostante il livore, l’accordo ha mantenuto la pace tra i due gruppi, ma già nel periodo di profonda crisi politica tra il 1999 e il 2001 si sono avuti i primi episodi di violenza.

Dopo il 2012 la tensione è poi tornata a crescere. La Renamo accusava nuovamente il Frelimo di non voler intervenire in nessun modo per venire incontro alle richieste politiche del partito di opposizione, in particolare quelle di contrasto alla corruzione, miglior distribuzione delle risorse nazionali, depoliticizzazione delle istituzioni statali e maggiore autonomia delle province.

Si sono registrati agguati e omicidi e una generale ripresa delle ostilità dei militanti della Renamo contro le forze dell’ordine, in uno scontro asimmetrico che ha complicato anche il confronto politico tra le due forze. I leader dei partiti sono riusciti ad accordarsi per terminare le violenze nel Settembre 2014, ma queste sono riprese quasi immediatamente, ravvivate della contestazione delle elezioni dello stesso anno.

Il 2016 ha visto per l’ennesima volta l’acuirsi della violenza tra Frelimo e Renamo, e questa escalation ha causato lo sfollamento di migliaia di persone nelle aree interessate dal conflitto.

Una mediazione internazionale si è conclusa nel dicembre successivo senza che si siano registrati grandi passi avanti verso una pacificazione, alla quale tendevano invece gli incontri personali tra i leader di partito. Dopo un periodo di tregue e negoziati si è finalmente raggiunto un nuovo accordo nel maggio del 2017 per una tregua duratura.

Circa un anno dopo, la morte dello storico leader della Renamo, Afonso Dhlakama, ha creato incertezza, ma il suo successore Ossufo Momade ha concluso positivamente le trattative con gli avversari. L’accordo sottoscritto con il presidente Nysi prevede la definitiva smobilitazione dell’opposizione e una riconciliazione tra le due forze in vista delle prossime elezioni dell’ottobre 2019.

Per chiudere il negoziato è stato cruciale l’accordo su una modifica  a livello amministrativo: i governatori delle province saranno nominati dal partito che prenderà più voti al loro interno. Per capire quanto significativa sia questa concessione, dobbiamo guardare al contesto in cui si confrontano i due partiti.

 

Nuova politica, vecchie abitudini

La guerra civile, lo abbiamo visto, era legata indissolubilmente alla Guerra Fredda in Africa e alla politica regionale sudafricana, ma alla base dell’insurrezione armata della Renamo c’erano ragioni strettamente nazionali. In un periodo in cui il Frelimo si era affermato come partito unico e la sua serrata agenda socialista aveva creato molto malcontento, la Renamo riuscì a canalizzare questi sentimenti.

Per questo motivo, la transizione del Paese verso la democrazia e il pluralismo sembrava a molti osservatori la cura in grado di assicurare la pace. Il motivo della parziale delusione di queste aspettative va ricercato secondo molti nell’implementazione del gioco democratico in Mozambico.

Il Paese ha indubbiamente rispettato le procedure elettorali, ma la credibilità della democrazia è messa in discussione dal fortissimo monopolio del Frelimo, garantito dalla sua maggioranza assoluta in Parlamento. Il vecchio partito unico è presto diventato un partito egemone, frustrando la competizione tra i gruppi di potere.

Le stesse votazioni sono spesso accusate di essere sbilanciate a favore del partito dominante e ci sono forti accuse di frode, vista la scarsa trasparenza nelle procedure di voto e la forte influenza che il Frelimo ha nell’allocazione delle risorse economiche pubbliche, che non esita a usare a scapito delle opposizioni. Nel Paese sussistono inoltre elementi di deficit democratico, come la relazione molto forte e a volte informale tra partito di governo e apparato statale, la corruzione e la scarsa indipendenza dei contrappesi del potere come il sistema giudiziario, i media e il potere legislativo.

In questo contesto potrebbe risultare intuitivo collegare l’uso della violenza politica da parte della Renamo alla mancanza di veri spazi di opposizione secondo canali costituzionali, ostacolo che obbligherebbe ad alzare il livello dello scontro per costringere il governo a una trattativa. La violenza politica, e in generale la minaccia di violenza, si sono rivelati però uno strumento decisamente più raffinato di un semplice “male necessario” in mano alla Renamo, che le ha utilizzate astutamente come strumento di consenso e di potere.

Ricorrendo alla violenza, quindi, la Renamo non solo ha dimostrato ai suoi sostenitori il suo grado di determinazione come forza di opposizione, ma si è anche garantita un potere negoziale sul Frelimo che, essendo ininfluente in Parlamento, altrimenti non avrebbe mai avuto.

 

L’accordo e le ombre sul futuro

Questa dinamica è riscontrabile anche nell’accordo per il cessate il fuoco, che si è concretizzato in una decisione sulla nomina dei governatori provinciali. La Renamo oggi ha la maggior parte del suo consenso nelle provincie del centro-nord e una misura che le permette di capitalizzare questo vantaggio nella designazione di ufficiali importanti.

Lo stesso svilupparsi del governo locale decentralizzato in Mozambico ha indubbiamente contribuito a spingere le parti verso una logica più cooperativa. I due partiti si trovano oggi a dover competere anche in elezioni di livello provinciale o distrettuale, in cui i risultati sono molto diversi e i loro ufficiali devono spesso collaborare nell’amministrazione locale.

Rinsaldare i rapporti tra le leadership dei due partiti serve però anche a ribadire il verticismo di entrambi. I due gruppi sono spesso accusati di una forte centralizzazione interna, non stupisce quindi che con l’accordo le nomine dei governatori restino saldamente nelle mani dei partiti, per quanto separati del governo della capitale.

Terminare le ostilità serve poi a disinnescare in parte la forza del MDM, che negli ultimi anni è diventato un contendente sempre più significativo dei due partiti storici. Il nuovo movimento muove una critica aspra a Frelimo e Renamo, accusandoli di competere a somma zero per il potere piuttosto che di occuparsi del Paese.

A spingere le parti a una vera e propria trattativa potrebbe essere stata anche la particolare congiuntura economica vissuta oggi dal Mozambico. Il Paese è stato uno dei maggiori destinatari di aiuti allo sviluppo e investimenti stranieri fin dagli accordi di pace del 1992, ma ultimamente questo trend ha subito un piccolo contraccolpo.

La scoperta di crediti governativi segreti elargiti a industrie nazionali per 1,4 miliardi di dollari avevano creato una frattura pericolosa con il Fondo Monetario Internazionale e gli altri donatori, proprio in un momento in cui, grazie soprattutto all’investimento estero, il settore estrattivo del Paese sta crescendo vertiginosamente e in generale la sua economia si espande di circa il 7% ogni anno.

La ricerca di una pacificazione potrebbe quindi essere molto utile a rinforzare la fiducia che la comunità internazionale ripone nel Mozambico, che sarà molto importante nel futuro a breve termine, in cui il Paese dovrà rinegoziare il suo debito pubblico e gestire gli enormi flussi di denaro generati dalle nuove scoperte di gas al largo delle sue coste.

Quali che siano le motivazioni per la rinnovata intesa tra Frelimo e Renamo, la tregua sarà messa alla prova il prossimo mese di ottobre, quando si terranno le prossime elezioni generali. Spesso le ostilità sono state generate dalla contestazione dell’esito del voto e in caso di scarsa trasparenza si rischiano nuovi scontri. Vista la crescita del MDM, poi si potrebbe finalmente assistere a una situazione in cui Frelimo e Renamo dovranno governare congiuntamente, uno scenario inedito che potrebbe realmente testare la volontà di cooperazione espressa da Nyusi e Momade.

 

 

Fonti e Approfondimenti

Regalia S. (2017) The Resurgence of Conflict in Mozambique. Ghosts from the
Past and Brakes to Peaceful Democracy. Notes de l’Ifri, IFRI

Pallotti, A. & Zamponi, M. (2010) L’Africa sub-sahariana nella politica internazionale, Firenze, Le Monnier

Manning, C. (2010) Mozambique’s Slide into One-Party Rule. Journal of Democracy, Vol.21(2), pp. 151- 165

Manning, C., & Malbrough, M. (2012) The changing dynamics of foreign aid and democracy in Mozambique, WIDER Working Paper, No. 18

Bertelsen, B. E. (2016) Violent Becomings: State Formation, Sociality, and Power in Mozambique. New York: Berghann

Club of Mozambique by Adrian Frey

Clayton H. Vhumbunu – Suppressing the Revival of Conflict in Mozambique through Inclusive National Dialogue

John Filitz – Recent conflict in Mozambique underscores the root causes of fragility

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