Un Trump in crisi pone fine allo shutdown

Donald Trump durante un comizio. Tra gli argomenti toccati i minatori americani
@Gage Skidmore - Wikimedia Commons - License CC-BY-SA 2.0

Con una mossa abbastanza a sorpresa e in una conferenza stampa davanti ai media convocata con poco anticipo venerdì, alle ore 20 italiane, Donald Trump ha annunciato di avere preso la decisione di porre fine, seppur provvisoriamente, allo shutdown del governo federale, che ha paralizzato le attività amministrative negli USA nell’ultimo mese. La decisione è arrivata dopo che, nella giornata di giovedì, due proposte di legge per la riapertura erano state nuovamente bocciate. La prima, democratica, proponeva la fine dello shutdown senza concessioni a Trump; la seconda, repubblicana, proponeva invece il finanziamento di 5,7 miliardi di $ per il muro, in cambio di una misura di protezione temporanea per gli immigrati privi di documenti attualmente sul suolo USA.

È probabile che Trump si sia trovato costretto a riaprire le attività del governo a causa della situazione problematica e potenzialmente rischiosa in cui si trova. Da un lato, c’è il netto calo negli indici di gradimento, con FiveThirtyEight che dà la sua popolarità in discesa dall’inizio dello shutdown, al minimo storico del 39%; dall’altro, le pressioni interne al partito Repubblicano, che ha isolato il Presidente e che non vuole perdere ulteriori consensi. Nel mezzo, un Paese i cui servizi stavano lentamente implodendo, dove per la prima volta in questi giorni anche il traffico aereo ha subito pesanti disagi a causa dell’assenza dei lavoratori statali.

Il discorso di Trump

Trump ha quindi negoziato un accordo coi Democratici, non sul merito della questione dei fondi per il muro, ma di carattere puramente procedurale. Il governo riaprirà per le prossime tre settimane per permettere ai servizi di ripartire, ai lavoratori di ricominciare a percepire il proprio stipendio e limitare le perdite per il PIL americano. Nel frattempo, i due schieramenti utilizzeranno questo tempo per cercare un accordo che porti all’approvazione, da parte del Congresso, di una legge che metta d’accordo le parti.

Nel discorso, Trump ha annunciato la ripresa dei lavori ringraziando i lavoratori rimasti senza paga in questo periodo e le loro famiglie, definendoli“incredibili patrioti”. Dopo questa breve introduzione, la seconda parte del discorso, più corposa, è stata dedicata alla difesa della necessità di costruire il muro al confine sud. Trump ha così ripreso la sua retorica degli ultimi mesi, indicando l’edificazione del muro come unico modo per fermare le “organizzazioni criminali e i membri delle gang […] persone sadiche che devono essere fermate”.

I lavoratori e gli americani quindi traggono un sospiro di sollievo, seppur temporaneamente. Alla fine del discorso, Trump ha già annunciato che, se non si dovesse trovare un accordo nemmeno alla fine di queste tre settimane, “il governo andrà in shutdown di nuovo a partire dal 15 febbraio, altrimenti userò i poteri garantiti dalla Costituzione per risolvere l’emergenza”. Nell’ultima parte, quindi, il Presidente ha riaperto alla possibilità, già ventilata nelle ultime settimane, di dichiarare lo stato di emergenza per provare a bypassare il Congresso sui finanziamenti.

Scenari possibili

Le prossime tre settimane saranno quindi decisive. Degli scenari possibili, nessuno sembra per ora prevalere sugli altri: o Democratici e Repubblicani riusciranno a trovare un accordo, in cui qualcuno dovrà necessariamente fare concessioni poco gradite all’avversario. Questo potrebbe richiedere comunque una contrattazione lunga e non necessariamente fruttuosa, vista l’inamovibilità di entrambi gli schieramenti in questi 35 giorni. Probabilmente si tornerà al punto di partenza, andando di nuovo a frustrare i lavoratori del governo e gli americani.  Se Trump, invece, decidesse in ultima istanza di forzare la mano e dichiarare lo stato di emergenza, potrebbe riuscire a sbloccare autonomamente i finanziamenti, ma col grosso rischio che la Corte Suprema blocchi la sua iniziativa e riporti tutti all’inizio della partita.

I Democratici, da parte loro, probabilmente continueranno sulla linea dell’intransigenza. Nancy Pelosi ha già dichiarato diverse volte di non volere fare nessuna concessione a Trump sui finanziamenti per il muro, spinta dalla base e dal partito, che non vuole perdere questa battaglia. Nell’ultimo periodo, inoltre, la linea dura si è ulteriormente inasprita, anche a causa dei primi annunci di candidature democratiche per le primarie presidenziali del 2020. Nessuno dei candidati vuole perdere questa partita, né fare alcun tipo di apertura a Trump, aumentando così le pressioni su Pelosi affinché il partito resti unito. I Democratici sono comunque in una posizione ottimale, vista la compattezza che stanno dimostrando a fronte di un Presidente che è stato invece costretto a fare un passo indietro e a tendere la mano per aprire le trattative.

Trump, infatti, è in una situazione estremamente precaria. Lo shutdown si è rivelato un clamoroso autogol, che gli ha fatto perdere consensi, gli ha alienato le poche simpatie rimaste tra i repubblicani e che rischia di mettere a rischio la crescita del PIL americano per il prossimo biennio, le cui stime sono state già ribassate. Se l’economia americana dovesse entrare in crisi nei prossimi mesi, il contraccolpo sarebbe molto duro e metterebbe a rischio enorme le possibilità di rielezione di Trump, aprendo addirittura la strada a una possibile candidatura contro di lui dall’interno del suo stesso partito.

Va aggiunto inoltre che i Democratici hanno posizionato nella strategica Commissione vigilanza due proponenti della linea dura come Alexandria Ocasio Cortes e Rashida Tlaib, che renderanno a Trump la vita molto difficile. Il tentativo sarà quello di cercare di metterlo ulteriormente all’angolo con interrogazioni pressanti sulle investigazioni che lo riguardano. Il Presidente ha quindi tutto l’interesse a calmare le acque e a cercare una soluzione che non costringa nuovamente alla chiusura delle attività del governo federale, i cui costi politici ed economici sarebbero insostenibili.

Fonti e approfondimenti:

The New York Times, “Trump Agrees to Reopen Government for 3 Weeks in Surprise Retreat From Wall”, 25/01/2019, https://www.nytimes.com/2019/01/25/us/politics/trump-shutdown-deal.html

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