Il sogno iniquo: l’America dei ghetti

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La segregazione razziale, in quanto realtà che ha attraversato la storia degli Stati Uniti sin dalla loro nascita, è sempre stata una questione che, a partire dalle lotte per l’abolizione della schiavitù, passando per il movimento per i diritti civili degli afroamericani, ha avuto una rilevanza importante per la società statunitense.

Oggi, se la condizione dei neri americani è certamente migliorata, soprattutto sotto il profilo formale dei diritti civili e politici, la segregazione continua a essere un problema che affligge gli USA. Le minoranze etniche, infatti, continuano a essere più svantaggiate sotto il profilo sociale ed economico. Questo è vero soprattutto per latinos e afroamericani, che spesso si trovano intrappolati in un circolo vizioso di povertà, ghettizzazione, disoccupazione ed esclusione sociale da cui è difficile uscire.

 

Breve storia della segregazione socio-spaziale: il redlining

Se a tutti sono chiare le tappe che hanno portato all’emancipazione degli afroamericani e, quindi, all’estensione dei diritti civili e politici alle minoranze etniche negli USA, la storia delle politiche che hanno portato all’esclusione sociale e alla ghettizzazione delle suddette è una parte meno conosciuta.

Lo spartiacque più importante, in questo senso, è certamente la politica imposta dal governo statunitense nel 1933 con l’Home Owners Loan Act. La legge, parte del New Deal, istituì l’Home Owners’ Loan Corporation (HOLC), con l’obiettivo di regolare il mercato dei mutui che era in difficoltà a causa della crisi economica, portando spesso i contraenti a insolvenza e al pignoramento dell’immobile.

Da qui scaturì la decisione dell’HOLC di regolare il mercato tracciando delle linee (da cui redlining) per delimitare le diverse aree della città, assegnando poi a ciascuna zona un coefficiente di rischio. Le zone “A – best” erano quelle a rischio minimo, in cui era più sicuro investire. Scendendo nella scala, passando per le aree “B – desirable” e “C – declining”, si arrivava alla lettera “D – hazardous”, che indicava le zone più pericolose, in cui era sconsigliabile investire. Il problema, però, è che le zone identificate come declining e hazardous corrispondevano alle aree più densamente popolate dalla popolazione afroamericana. L’opinione, infatti, era che la sola presenza dei neri e delle minoranze bastasse per deprimere il mercato in queste zone, rendendole a rischio per investimenti futuri.

 

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Esempio di redlining. Fonte: Wikimedia Commons

 

Negli anni successivi all’implementazione delle politiche dell’HOLC, le comunità di tipo D mostrarono un ulteriore aumento di popolazione afroamericana rispetto alle comunità confinanti di tipo C, e lo stesso avvenne per le aree confinanti di tipo C-B: il redlining quindi non si limitò a ratificare l’esistenza di aree già segregate, ma aggravò la situazione preesistente. Tra i quartieri, inoltre, iniziarono ad aumentare anche le differenze socio-economiche: la mancanza di investimenti iniziò a deprimere le aree già in difficoltà a causa della crisi, con effetti disastrosi sul benessere e la qualità della vita delle minoranze segregate.

Mentre gli USA prendevano la rincorsa per la ripresa economica, quindi, gli afroamericani si trovarono spinti nei ghetti dal governo federale. La fuga di capitali innestò un circolo vizioso di mancanza di investimenti, crollo del valore dei beni immobili e aumento della povertà, delle disuguaglianze, della disoccupazione.

 

Come la segregazione modifica le traiettorie sociali

Separate dal resto della città in quartieri ghetto, le minoranze etniche si sono, quindi, ritrovate in un ambiente in cui la segregazione spaziale ha portato con sé un deficit di capitale economico, sociale, culturale e umano, che ha influito in negativo sulle loro possibilità di mobilità sociale. Dall’altro lato dello spettro, invece, i quartieri con la migliore reputazione si sono ritrovati anch’essi segregati, ma in un contesto in cui l’abbondanza di risorse e capitali ha portato con sé crescita e prosperità.

La segregazione spaziale è quindi, storicamente, una delle determinanti dell’esclusione sociale delle minoranze negli Stati Uniti. Il sociologo Douglas Massey, inoltre, identifica nella ghettizzazione la causa strutturale primaria della deprivazione delle comunità etniche in Nord America. La sua tesi, infatti, è che il ciclo di povertà, crimine, dipendenza da welfare, dispersione scolastica, nuclei familiari deboli, basso capitale sociale, derivi prima di tutto dalla segregazione abitativa iniziata con le politiche degli anni ’30, che ha portato alla concentrazione in luoghi ristretti di individui a rischio, che si sono ritrovati intrappolati in una situazione da cui è sostanzialmente impossibile uscire.

Le comunità segregate – che negli Stati Uniti tendono a concentrarsi nei centri cittadini, spesso in decadenza, mentre le famiglie benestanti tendono a vivere nei suburbs – mostrano performance peggiori per ogni indicatore sociale. Neri e latinos, in media, frequentano scuole con offerte formative peggiori e i distretti scolastici in cui la maggioranza della popolazione è non bianca ricevono in media 2000$ in meno di finanziamenti l’anno: tutto ciò porta a risultati scolastici peggiori e a una percentuale inferiore di individui con un titolo di studio superiore. La segregazione inoltre è strettamente correlata a un aumento del tasso di criminalità, il che influisce negativamente sul capitale sociale. L’aumento conseguente del tasso di incarcerazione, infatti, spesso porta all’indebolimento dei nuclei familiari e delle comunità. Una delle problematiche più diffuse nelle comunità afroamericane è quindi la mancanza di figure paterne stabili, con risultati dannosi sulla crescita delle nuove generazioni.

 

Segregazione e povertà

La ghettizzazione è anche uno dei fattori che porta all’aumento della concentrazione della povertà. Negli USA, infatti, una persona nera, povera, ha una possibilità tre volte maggiore rispetto ai bianchi di vivere in un quartiere con tassi di povertà superiori al 40% (quando il tasso di povertà negli Stati Uniti è, invece, del 13,4%), mentre per un latino tale possibilità è, sempre rispetto ai bianchi, doppia. Inoltre, considerato che la maggioranza dei fondi reinvestiti in servizi dai governi dei singoli Stati proviene dalla tassazione, è ovvio che una maggiore concentrazione della povertà andrà a creare comunità ancora più deprivate.

Infine, sempre Massey ha dimostrato come la concentrazione di segregazione e povertà porti le comunità a una maggiore esposizione ai periodi di crisi economica. Quando uno shock causa uno spostamento verso il basso nella distribuzione della ricchezza, infatti, non è solo il tasso di povertà del gruppo ad aumentare, ma anche la sua concentrazione. Questo significa che, nei centri urbani con alti tassi di segregazione, sono in primis le comunità povere ad assorbire gli effetti negativi delle crisi economiche.

 

Conclusioni

Storia, mappe e dati mostrano chiaramente come gli USA siano uno dei Paesi con il maggiore tasso di segregazione socio-spaziale, nonché gli effetti dannosi di questo fenomeno sulla società.

Anche se alcuni dati dimostrano come, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, gli indicatori che misurano la segregazione (ovvero uniformità, esposizione residenziale, concentrazione, centralizzazione e clustering) siano migliorati, è evidente come il problema rimanga una delle questioni più annose per la società americana. La soluzione al problema della povertà urbana, della disoccupazione, degli alti tassi di criminalità, delle scarse performance scolastiche delle minoranze passa necessariamente attraverso un approccio globale al problema, che lo affronti a partire dalla questione della segregazione residenziale in quanto causa primaria del ciclo della povertà in Nord America.

 

 

Fonti e approfondimenti

The New York Times, “How Redlining’s Racist Effects Lasted for Decades”, 24/08/2017, https://www.nytimes.com/2017/08/24/upshot/how-redlinings-racist-effects-lasted-for-decades.html

The New York Times, “Mapping Segregation”, 08/07/2015, https://www.nytimes.com/interactive/2015/07/08/us/census-race-map.html

Public Broadcasting Service, “Poverty, segregation persist in U.S. schools, report says”, https://www.pbs.org/newshour/education/poverty-segregation-persist-in-u-s-schools-report-says

Federal Reserve Bank of Chicago, “The Effects of the 1930s HOLC “Redlining” Maps”, 2018, https://www.chicagofed.org/publications/working-papers/2017/wp2017-12

American Law & Economics Association Annual Meetings, “The Effect of Segregation on Crime Rates”, 2006, http://law.bepress.com/cgi/viewcontent.cgi?article=1693&context=alea

The US Partnership on Mobility from Poverty, “Racial Residential Segregation and Neighborhood Disparities”, 29/08/2017, https://www.mobilitypartnership.org/publications/racial-residential-segregation-and-neighborhood-disparities

University of Michigan, “Economic Consequences of Segregation”, http://www.umich.edu/~lawrace/consequences.htm

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