Il Trattato antimissili: una situazione esplosiva

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Lo Spiegone

Il 1° febbraio il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha confermato, come era già stato annunciato nell’ottobre scorso, la volontà degli Stati Uniti di ritirarsi dal Trattato antimissili INF che lega USA e Russia sulle armi nucleari.

Il Trattato antimissili INF, “Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty”, ha stabilito, per entrambi gli Stati, la distruzione dei missili balistici e cruise a lancio terrestre, a breve e media gittata, compresa tra 500 e 5500 km, nonché di tutte le basi, strutture e tutto ciò che fosse contingente entro tre anni dall’entrata in vigore del trattato stesso.

Il Trattato antimissili, INF

Il trattato fu siglato l’8 dicembre 1987 a Reykjavík dall’allora presidente statunitense Ronald Reagan e dal segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbachev. L’accordo pose fine alla pericolosa situazione di stallo e incertezza che aleggiava sopra l’Europa e comportò, come stabilito nelle sue disposizioni, la distruzione di gran parte dell’arsenale missilistico dei due Stati, alleviando inoltre la tensione durante la Guerra Fredda.

Il Trattato prevedeva dei tempi piuttosto stretti per lo smantellamento delle strutture e degli equipaggiamenti missilistici e soprattutto stabiliva un impegno reciproco e inscalfibile a mettere al corrente di tutte le azioni svolte, in ossequio a quanto concordato, l’altro Stato. Come si denota chiaramente dall’art. 9, la parte che procedeva alla distruzione delle armi doveva darne notifica all’altra non meno di 30 giorni prima, e soprattutto entro 30 giorni dal decorso semestrale veniva richiesto un resoconto dettagliato di tutte le attività svolte.

Da queste indicazioni appare nettamente come la situazione fosse tutt’altro che distesa: entrambi gli Stati si arrogavano un diritto e un potere d’ispezione sull’altro, andando a chiarire che nessuna delle due potenze avrebbe lasciato passare alcun errore o mancanza. Peraltro l’art. 11 stabilisce la possibilità per entrambe le parti di condurre delle ispezioni sui siti, al fine di verificare il progresso delle operazioni di smantellamento, con la specificazione che queste attività dovevano essere condotte seguendo pedissequamente le indicazioni del Trattato.

In chiusura dell’accordo si trovano le disposizioni che al momento sono al centro dell’attenzione internazionale. In questi giorni molti si sono domandati se effettivamente questi due Stati potessero ritirarsi dal Trattato, data la sua importanza cruciale nel quadro della politica internazionale e delle condizioni di pace globale. Si vede chiaramente che la situazione attuale paventa lo scoppio di una nuova corsa agli armamenti, nella quale però entrerebbero di diritto anche nuovi attori della scena internazionale, come ad esempio Cina e Corea del Nord, solo per nominarne alcuni.

Ebbene alla luce dell’art. 15, “Il Trattato non ha limiti di durata. Ogni Stato parte, esercitando la supremazia nazionale, ha il diritto di recedere dal Trattato qualora ritenga che eventi straordinari riguardanti le materie legate allo stesso abbiano minacciato i suoi interessi superiori. Ne dovrà pertanto dare notifica alla controparte sei mesi prima del ritiro della sua partecipazione. Nella medesima notifica debbono essere indicate le attività che hanno dato prova della minaccia da parte dell’altro Stato degli interessi dello Stato in uscita”.

Grazie poi all’art. 16 viene data possibilità, a entrambe le parti, di proporre emendamenti, i quali, ricevuto il nulla osta della controparte, possono entrare a far parte del testo del Trattato. A oggi però questa possibilità non è stata sfruttata sufficientemente dato che il Trattato non ha ricevuto sostanziali modifiche. La sua atrofizzazione è causa interna del fallimento: non è pensabile infatti che un trattato stipulato in un contesto storico così diverso, sia per situazione politica sia per sviluppo tecnologico, possa rimanere così ancorato alla sua forma originaria.

Dall’interpretazione meramente letterale delle disposizioni si evince quindi che la decisione di Trump è possibile e legittima, tanto più che gli USA accusano la Russia di procedere sin dal 2014 con azioni che violano le disposizioni e tradiscono lo spirito del Trattato, riferendosi ad attività di sviluppo e di dispiegamento di armi nucleari, in totale spregio all’INF.

Il New START

In realtà la situazione non è così lineare e soprattutto debbono essere evidenziate almeno altre due considerazioni. In primis la presenza di un altro Trattato, sempre in campo di armamenti nucleari, il cosiddetto New START, “Strategic Arms Reduction Treaty”, firmato a Praga l’8 aprile 2010 dal presidente statunitense Barack Obama e dall’ex presidente russo Dmitri Medvedev.

Il trattato abroga e sostituisce i precedenti trattati START , concernenti anche essi i limiti sull’armamento nucleare, e stabilisce una riduzione pari al 30% delle testate nucleari dei due Stati contraenti. A differenza dell’INF, il New START, secondo quanto disposto dall’art. 14, ha valenza decennale e la sua scadenza è pertanto prevista per il 2021.  Nello stesso articolo 14 si rinviene una specificazione importante: è stato stabilito che, qualora fossero intervenuti degli accordi abrogativi durante la sua vigenza – giustificati da situazioni lesive delle sue disposizioni o della sovranità degli Stati – l’accordo sarebbe potuto essere abrogato prima della scadenza decennale pattuita. Inoltre è stata prevista la possibilità di una proroga straordinaria del trattato, per un periodo non superiore a cinque anni.

Si possono notare numerosi punti in comune tra i due Trattati, come la possibilità di procedere a ispezioni, scambio di informazioni e controlli generali che gli Stati possono effettuare l’uno sull’altro e soprattutto il diritto, ora esercitato per quanto riguarda l’INF, di uscire dall’accordo. Data la compresenza di questi due testi, la situazione tra i due Stati, almeno sotto questo profilo, sarebbe ancora regolata anche se per pochissimo tempo ancora ma si lascerebbe un vuoto giuridico di considerevole importanza e criticità.

In secundis c’è da considerare che la decisione di Trump non dovrebbe essere così sorprendente. Già nel febbraio del 2018, nella presentazione del Nuclear Posture Review era chiara la volontà di uscire dal trattato e di investire nel campo delle armi nucleari. Più volte il presidente Trump ha sottolineato che la Russia ha avuto comportamenti non conformi al trattato e che non avrebbe tollerato ulteriormente la situazione. Ciò non toglie che al momento attuale la scelta statunitense sia pericolosa e avventata, ma del tutto in linea con i principi presidenziali.

La risposta del presidente Putin ovviamente non si è fatta attendere. Il leader russo, dopo aver dichiarato il massimo rispetto e fedeltà alle disposizioni del trattato, ha chiarito che la scelta russa di uscire dal trattato è solo un’attività speculare a quella statunitense e che l’eventuale abrogazione del trattato porterebbe solo a una pericolosa corsa agli armamenti. Putin si è augurato di poter riprendere serene comunicazioni con la controparte, ma ha sottolineato anche che non sarà disposto a soprassedere alle accuse mosse.

Conseguenze estere

Dal quadro generale emergono due punti problematici, la cui risoluzione non è di breve portata. La prima riguarda la posizione dell’Europa, che con la sua collocazione geografica diventa il luogo critico in quanto rientra completamente nel chilometraggio tutelato fino a ora, ma in futuro potrebbe essere solo un teatro di crisi e tensioni. E questo è chiaro a tutti, tanto che il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas ha espresso la sua preoccupazione, essendo consapevole che una mancanza di regolamentazione di questo tipo non solo sarebbe deleteria nei rapporti tra i due Stati, cosa che già da sola acquista una certa rilevanza, e soprattutto lascerebbe l’Europa appena sul filo della volontà terza dei due.

È innegabile che questa situazione abbia tutte le potenzialità per far sorgere una gravissima situazione di instabilità. Tutti, a partire dai ministri della difesa della NATO, auspicano una sostanziale revisione del comportamento russo, che porti a un rispetto reale degli impegni presi con il trattato. Il tutto deve avvenire nei termini stabiliti dal succitato art. 15, in cui la possibilità di uscire dal Trattato fa decorrere un periodo di tempo pari a 180 giorni, durante i quali i comportamenti lesivi contestati devono essere eliminati o almeno modificati al fine di mantenere in vita l’accordo. Data la situazione attuale, tale prospettiva non sembra così realistica.

L’altra questione riguarda l’essenza stessa del trattato. Questo, per come è stato concepito, era perfettamente rispondente e utile nel momento storico che lo ha visto sorgere. A oggi però non è più confacente alla realtà. Non solo perché l’impressionante sviluppo tecnologico in campo bellico offre possibilità e armi di gran lunga migliori di quelle regolamentate dal trattato, che quindi mostra una parziale debolezza, ma anche per il fatto che non è più pensabile che la disciplina di questo tipo di materia sia limitata ai soli due Stati in esame.

Entrambi i presidenti hanno ben chiaro come un nuovo trattato, possibile e forse anche necessario, potrebbe avere effetti positivi solo se includessero anche i nuovi protagonisti sulla scena militare internazionale. Il presidente Trump in particolare si preoccupa del fronte asiatico, Cina nello specifico, su cui vorrebbe poter dispiegare arsenali sempre più sofisticati. Al momento però la potenza asiatica ha espresso la sua preoccupazione per le dichiarazioni presidenziali, dal momento che la sua posizione non è, e non vuole essere, regolata da alcun trattato che porterebbe solo ad una limitazione e all’inasprimento delle relazioni internazionali.

I giochi di forza sono ben evidenti e nemmeno mascherati, ma rimane l’auspicio di riuscire a pervenire a una soluzione di compromesso che non mini ancora di più l’attuale situazione esplosiva.

Fonti e approfondimenti

BBC, “Trump INF: Back to a nuclear arms race?”, 22/10/2018 https://www.bbc.com/news/world-europe-45942439

Huffington Post, “Trattato Inf, Putin accetta la sfida di Trump. E per l’Europa è allarme rosso”, 01/02/2019 https://www.huffingtonpost.it/2019/02/02/trattato-inf-putin-accetta-la-sfida-di-trump-e-per-leuropa-e-allarme-rosso_a_23659459/

“Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty”: testo https://www.state.gov/t/avc/trty/102360.htm

“New START”, testo: https://www.state.gov/t/avc/newstart/

The Guardian, “Trump says US will withdraw from nuclear arms treaty with Russia”, 21/10/2018 https://www.theguardian.com/world/2018/oct/20/trump-us-nuclear-arms-treaty-russia

The Guardian, “Donald Trump confirms US withdrawal from INF nuclear treaty”, 01/02/2019 https://www.theguardian.com/world/2019/feb/01/inf-donald-trump-confirms-us-withdrawal-nuclear-treaty

 

 

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