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Le crisi e i populismi europei: storia di un ventennio d’oro

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Ridurre i populismi a un virus tanto mortale quanto estraneo alla politica europea è un errore in cui si può cadere facilmente. L’aumento in termini di consenso di movimenti politici definibili populisti è tangibile, ma resta un processo che si è sviluppato nel corso di venti anni durante i quali il populismo non è stato un fenomeno relegato solo all’estrema destra ma si è esteso anche ai partiti tradizionali e centristi, così come all’estrema sinistra. Tra i temi legati allo sviluppo del populismo rientra a pieno titolo l’integrazione europea, sia in qualità di bersaglio che di causa scatenante.

Tra le varie interpretazioni possibili di populismo quella di Cas Mudde, in quanto minimalista, è ottimale per descrivere l’evoluzione del fenomeno a livello europeo. Il politologo olandese definisce populismo “Un’ideologia che considera la società separata in due gruppi omogenei e antagonisti — il popolo puro contro l’élite corrotta — e sostiene che la politica dovrebbe essere espressione della volontà generale del popolo”. Il populismo, tanto quanto la sua antitesi elitista, è opposto all’ideologia di fondo della democrazia liberale ovvero il pluralismo.

Sebbene sia un’ideologia, il populismo è una thin-centred ideology (ideologia sottile) e, dunque, finisce per combinarsi con ideologie piene quali socialismo, ecologia, nazionalismo e comunismo. L’ideologia sottile del populismo, in questi anni, si è sviluppata principalmente su basi di estrema destra e in misura minore di estrema sinistra, ma non sempre è stato relegato ai poli degli schieramenti politici.

Tanti populismi quanti contesti geografici e crisi

L’esperienza alpina

I primi partiti populisti trovarono terreno fertile in Austria e Svizzera. In Svizzera l’Unione Democratica di Centro, con le sue istanze nazionaliste e di indipendenza dal governo centrale, portò alla bocciatura dell’ingresso del Paese nello Spazio Economico Europeo nel 1992, influenzando le strategie nazionali sin da allora. I populisti svizzeri furono i primi a sperimentare la fortunata formula del populismo di destra legandosi a istanze nazionaliste sull’immigrazione, a posizioni ostili nei confronti delle politiche neoliberiste.

Il partito si erse a difensore delle tradizioni nazionali e rurali e in generale della sovranità, a dispetto del ruolo di magnete verso le élite internazionali che la Svizzera rappresenta con Davos, il segreto bancario e in quanto sede di diverse organizzazioni internazionali. Stessa formula del populismo di destra venne adottata dall’austriaco Jörg Haider, leader storico del FPÖ, che in controtendenza rispetto alla linea liberale presa dai vecchi vertici condusse il partito ai suoi migliori risultati elettorali.

L’Europa occidentale

Fatta eccezione per l’esperienza alpina, di certo il prototipo di partito populista di estrema destra è il Front National, fondato nel 1972 da Jean-Marie Le Pen. Il suo merito è stato quello di aver trasformato il disorganizzato ed elitario mondo dell’estrema destra francese in un partito populista ben strutturato, fonte di ispirazione per tutti gli analoghi europei.

Alla base di questa ideologia comune trovano spazio politiche di welfare nazionaliste e agende di politica estera euroscettiche. L’accusa comune della destra populista alle élite è di aver distrutto il welfare nazionale incorporando immigrati in cambio del loro voto, mentre in politica estera l’attacco si basa sulla “svendita” di sovranità all’Unione Europea che agisce nell’esclusivo interesse dell’élite cosmopolita.

In Germania, il partito di destra e anti-immigrazione di Alternative für Deutschland, fondato in risposta all’affermazione di Angela Merkel che non vi fossero “alternative” al salvataggio della Grecia durante la crisi, detiene attualmente 92 seggi presso il Bundestag.

Nel 2017 Marine Le Pen e il Front National tornano al ballottaggio contro Macron nelle presidenziali. Durante il primo turno la destra nazionalista riesce a superare di poco un altro movimento definito populista, La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. In Olanda il partito di Geert Wilders riesce a diventare il secondo partito in Parlamento.

A transitare verso approcci populisti non è stata solo la destra estrema; infatti esistono e sono esistiti casi di populismo liberale come Forza Italia e UKIP. Frustrati da tassazione eccessiva, costi sempre maggiori legati al welfare e sostenuti dalla complicità di altre forze di centro, le loro campagne elettorali si sono basate su promesse e mai attuate “rivoluzioni liberali” concernenti abbassamento della tassazione e stimolo all’imprenditoria, il tutto accompagnato da critiche alle percepite élite dei partiti tradizionali e dei sindacati, accusate di vessare i lavoratori con legislazioni superflue e fisco insostenibile al fine di mantenere il loro elettorato fatto di dipendenti pubblici e immigrati.

Negli ultimi anni la crisi economica ha comportato l’affermarsi del Movimento 5 Stelle, che i politologi definiscono di centro tendente a sinistra, mentre principalmente la crisi migratoria ha comportato l’eccezionale risultato della Lega di Matteo Salvini, pienamente rispondente a un populismo di destra.

 

L’Europa del sud

Anche i partiti di centrosinistra non sono immuni al populismo: lo stesso Tony Blair, prima di arrivare al governo e durante il suo mandato, è considerato da alcuni studiosi uno dei casi più importanti di mainstream populism. Tuttavia sono la crisi del 2008 e la recessione successiva ad aver fatto sì che il populismo si estendesse a piattaforme politiche di sinistra.

In Grecia il caos economico convinse tutta una serie di gruppi radicali di sinistra a formare Syriza, mentre in Spagna le proteste degli idignados diedero vita al movimento di Podemos. Ognuno di questi attori ha propri antagonisti specifici nella narrativa che porta avanti e tra questi rientra anche l’Unione Europea. In generale, l’euroscetticismo di queste forze politiche tende ad essere omogeneo e a focalizzarsi su questioni attinenti a istanze sociali piuttosto che nazionaliste, a differenza delle forze di estrema destra.

L’Europa dell’est

Nelle prime elezioni libere successive alla caduta dell’Unione Sovietica, i sentimenti populisti erano particolarmente accesi in tutti i raggruppamenti politici che rappresentavano il “popolo” contro le vecchie élite dei partiti comunisti. La maggior parte di queste sigle si disfece a seguito delle elezioni (i cosiddetti flash parties), mancando di una leadership carismatica, elemento essenziale nel populismo odierno.

Le transizioni sociali, economiche e politiche dei Paesi dell’est europeo diedero vita al momento di successive elezioni alla retorica della “rivoluzione rubata”. Tanto Fidesz in Ungheria quanto Legge e Giustizia in Polonia reclamavano una rivoluzione ancora da attuare: al momento della vittoria elettorale del 2010 e della riforma costituzionale, Fidesz proclamò che finalmente si poteva attuare la rivoluzione attesa dal 1989.

L’Europa del nord

Anche nell’Europa scandinava, forze politiche nazionaliste e anti-immigrazione hanno raccolto consenso negli ultimi anni. I Democratici Svedesi, forza di estrema destra con origini nei movimenti neonazisti, sono passati dallo 0,4% del 1998 al 17,6% delle ultime elezioni. I partiti tradizionali del nord Europa hanno a lungo tentato di escludere questi partiti dalle coalizioni di governo, ma sono stati obbligati ad aprire l’esecutivo nel 2013 in Norvegia con il Partito del Progresso e in Finlandia dove il Blue Reform è in coalizione. Anche il Partito del Popolo Danese è dal 2015 in coalizione con le forze di governo.

I partiti populisti di destra e il nuovo Parlamento Europeo

Nonostante i risultati raggiunti nell’ultima tornata elettorale, la divisione in vari raggruppamenti parlamentari dei populisti europei li ha resi relativamente inoffensivi durante l’ultima legislatura. Attualmente i sondaggi non danno una vittoria tale da ribaltare le maggioranze nel Parlamento Europeo, ma le strategie politiche dei leader nazionali potrebbero portare alla fusione dei diversi raggruppamenti di destra e pesare molto sia in Parlamento che presso il Consiglio Europeo.

Oggi il gruppo populista più numeroso nel Parlamento è quello dei Conservatori e Riformisti Europei che con 71 seggi rappresenta il terzo partito in Europa. La coalizione euroscettica è, tuttavia, dominata dai britannici, che in seguito alla Brexit lascerebbero il gruppo senza l’elemento più consistente. Una nuova leadership e nuovi membri sono necessari all’alba delle elezioni europee del prossimo maggio.

Matteo Salvini ha recentemente incontrato Jarosław Kaczyński, il leader di Legge e Giustizia, partito di maggioranza in Polonia e più numeroso nel gruppo Conservatori e Riformisti dopo i britannici. La discussione riguardava la possibile creazione di un gruppo unitario nel nuovo Parlamento. Se da un lato entrambi i leader si ritrovano a capo di Paesi entrati in rotta di collisione con l’attuale Commissione, dall’altro alcune questioni mettono a dura prova la fusione, in primis la posizione divergente nei confronti della Russia e di Vladimir Putin.

Salvini è membro di Europa delle Nazioni e della Libertà, il gruppo più piccolo del Parlamento Europeo dominato dal Rassemblement National di Marine Le Pen. Se il Ministro dell’Interno riuscisse a fondere ENF ed ECR, questo gruppo di destra riuscirebbe, secondo le stime, a raggiungere in termini di seggi i Socialisti Europei. Oltre al Parlamento il gruppo avrebbe una rappresentanza di ministri di governo non trascurabile all’interno del Consiglio Europeo.

Tralasciando i retroscena, non c’è dubbio che i populisti nel processo decisionale europeo tra Parlamento e Consiglio avranno un ruolo molto più importante che in passato. Cosa comporterà a livello di iniziative politiche? Come si confronteranno con il Partito Popolare Europeo e con la nuova commissione in settori d’intervento quali sicurezza e immigrazione?

Fonti e approfondimenti

Cas Mudde, “Will the radical right consolidate power in the heart of the EU this year?” The Guardian, 11/01/2019  https://www.theguardian.com/world/commentisfree/2019/jan/11/radical-right-consolidate-power-heart-eu

John Henley, “How populism emerged as an electoral force in Europe”, The Guardian, 20/11/2018 https://www.theguardian.com/world/ng-interactive/2018/nov/20/how-populism-emerged-as-electoral-force-in-europe

Cas Mudde, “The Populist Zeitgeist”, in Government and Opposition, vol. 39, n. 4, 2004 https://ams.hi.is/wp-content/uploads/old/Jungar%20-%20The%20Populist%20Zeitgeist.pdf

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