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Il mito di Trudeau finisce qui?

Due anni fa tutti i leader progressisti e liberali del mondo, da Matteo Renzi a Emmanuel Macron, avrebbero dato qualsiasi cosa per vivere la situazione di Justin Trudeau. Fino a qualche giorno fa infatti il primo ministro canadese, idolo delle folle progressiste, era il leader mondiale più adorato: basta vedere il benvenuto riservatogli all’ultimo G8. Il 2019 sembrava il suo anno: Trudeau pareva andare verso una vittoria facile alle elezioni di ottobre con delle opposizioni in difficoltà. Ma oggi, probabilmente, nessuno vorrebbe essere al suo posto.

Trudeau è infatti al centro di un ciclone politico che sembra metterlo per la prima volta veramente in difficoltà. La questione riguarda delle presunte “pressioni improprie” che il primo ministro avrebbe fatto sul suo ex ministro della Giustizia, Jody Wilson-Raybould, per permettere a un’azienda molto importante, la SNC- Lavalin, di poter pagare una multa invece di andare a processo in un procedimento legato a presunte mazzette. Questa company, impegnata nel mondo dell’energia e delle infrastrutture, è anche da considerarsi una storica alleata del partito liberale canadese, quello di Trudeau, e grande finanziatrice della sua campagna politica.

Molti hanno parlato di crisi dei valori; il controverso leader del New Conservative Party, Andrew Scheer, ha chiesto le dimissioni del governo e la guida politica del New Democratic Party, Jangmeet Singh, ha domandato la convocazione di una commissione d’inchiesta. Cerchiamo di capire cosa succede e quali sono i possibili scenari.

L’evento scatenante

Tutto è iniziato circa un anno fa, quando gli inquirenti hanno cominciato a indagare sui rapporti tra la SNC-Lavalin e alcuni personaggi in Libia, approfondendo poi le ricerche in alcuni casi di riciclaggio e corruzione che vedevano questa azienda al centro. Questi fascicoli sono finiti sul tavolo dell’Attorney General canadese, Jody Wilson-Raybould, la quale avrebbe deciso di agire chiedendo l’ok del primo ministro, una faccenda formale. Questa richiesta sarebbe stata accettata, ma allo stesso tempo sarebbero arrivate le cosiddette pressioni improprie. 

Il primo ministro non avrebbe mai fatto pressioni dirette sul Wilson-Raybould, tranne in una sola occasione in cui avrebbe ricordato l’importanza e la delicatezza dell’azienda nel panorama canadese e in particolare nel Québec. Queste sarebbero arrivate da tre personaggi: il ministro dell’Economia, Bill Morneau, il capo di Gabinetto del primo ministro Michael Wernick e il braccio destro di Trudeau Gerald Butts.

Queste alcune delle parole della testimonianza:

For a period of approximately four months between September and December 2018, I experienced a consistent and sustained effort by many people within the government to seek to politically interfere in the exercise of prosecutorial discretion in my role as the Attorney General of Canada in an inappropriate effort to secure a Deferred Prosecution Agreement with SNC-Lavalin. These events involved 11 people (excluding myself and my political staff) – from the Prime Minister’s Office, the Privy Council Office, and the Office of the Minister of Finance.

Il caso

Non sarebbe mai stato offerto niente in cambio di un eventuale addolcimento, ma sarebbe stato ricordato spesso quanto sarebbe costata una condanna di questa azienda. Il tema che, secondo la testimonianza, sarebbe ritornato più spesso nei discorsi sarebbe quello dei possibili posti di lavoro persi nel Québec, sede della SNC-Lavalin, che dà lavoro a migliaia di persone.

Queste pressioni sarebbero andate avanti finché, nel dicembre 2018, il primo ministro Trudeau ha sostituito all’improvviso il ministro della Giustizia, Jody Wilson-Raybould, con David Lametti, che stando alla testimonianza sarebbe stato più morbido sul tema. L’ormai ex ministro è passata ad essere il ministro degli Affari dei veterani, un ruolo molto meno importante, per poi dimettersi il 14 gennaio quando ha deciso di testimoniare assoldando un ex giudice della Corte Suprema canadese per gestire questo evento.

Le reazioni

Trudeau ha reagito con violenza, ha affermato che la versione dei fatti riportata nella testimonianza è sbagliata e che chiarirà al più presto, sia davanti alla commissione etica sia a qualsiasi commissione di inchiesta. Il primo ministro ha inoltre respinto ogni richiesta di dimissioni, a suo parere inutili e non necessarie.

Le opposizioni hanno preso molto male la testimonianza ed è stata ugualmente durissima la condanna sui giornali nazionali. Il Globe and Mail parla di “crollo della credibilità” del primo ministro, mentre Maclean’s descrive la “catastrofe morale” di Justin Trudeau.

In tutto questo trambusto però sembra che ci siano buone notizie per il primo ministro. Intanto il presidente della commissione etica del Parlamento ha detto che, in base al materiale che ha attualmente in mano, non si prospetta un’indagine sul primo ministro. Inoltre Gerald Butts, braccio destro di Trudeau e implicato direttamente nel caso, ha chiesto alla commissione del Parlamento di ascoltarlo perché, a suo dire, avrebbe dati centrali e incontrovertibili per dimostrare cosa è successo.

Gli scenari, i rischi e la realtà

Gli scenari sono aperti e diversi già sostengono che questo sia tutto un piano atto a togliere di mezzo un primo ministro che secondo molti avrebbe stravinto le elezioni a ottobre. Le storie sulla giustizia a orologeria sembrano non convincere nessuno, ma sicuramente questo evento verrà utilizzato dalle opposizioni e dal governo.

Andrew Scheer non sembra spaventato dalla situazione e infatti ha immediatamente chiesto le dimissioni, mentre Jagmeet Singh sembra più prudente. La situazione va infatti valutata attentamente: il primo ministro canadese sarebbe inquisito per aver fatto pressioni su un ministro per salvare posti di lavoro. Tutti sanno quanto il popolo canadese ama Justin Trudeau e tutti temono quanto lui sappia infervorare la folla. I commentatori hanno bene in mente come sono andate le ultime elezioni, quando il primo ministro era riuscito a vincere trasformando un partito minore in quello di maggioranza.

Tocca comunque mantenere il principio di realtà: attualmente Trudeau è in una situazione quanto mai pericolosa e ha perso molta credibilità. Solo un’altra volta aveva subito un tale problema d’immagine, durante il viaggio in India in cui era sembrato la marionetta di Narendra Modi, e anche lì si era rialzato.

I commentatori odierni hanno raccontato di come le elezioni si stiano trasformando in una scalata molto pericolosa per il primo ministro e il partito liberale, ma i sondaggi lo danno ancora avanti e gli altri due candidati non bucano lo schermo. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni.

Fonti e Approfondimenti:

Paul Wells, “The moral catastrophe of Justin Trudeau“, Macleans, 27 Febbraio 2019 https://www.macleans.ca/politics/ottawa/the-moral-catastrophe-of-justin-trudeau/

Wilson-Raybould on SNC-Lavalin and Trudeau: What you missed from her bombshell testimony, and what it means“, The Globe and Mail, 27 Febbraio 2019 https://www.theglobeandmail.com/politics/article-wilson-raybould-testimony-snc-lavalin-trudeau-explainer/

John Ivison: Wilson-Raybould’s convincing testimony may cost Trudeau his job“, National Post, 28 Febbraio 2019 https://nationalpost.com/opinion/john-ivison-wilson-rayboulds-convincing-testimony-may-cost-trudeau-his-job?video_autoplay=true

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