Uno Stato che non c’è: la Transnistria

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Attualmente nel mondo esistono numerose entità autonome che diversi Stati ospitano all’interno del proprio territorio. Queste entità possono essere regioni, province, città o altri organismi territoriali a cui sia stato accordato un particolare regime di autonomia dal resto del territorio nazionale. In casi particolari tali entità possono essere de facto indipendenti rispetto al governo nazionale ma non essere riconosciuti come indipendenti da Stati terzi. Sul territorio europeo non sono numerosi gli esempi dei territori che non rientrano a far parte delle 195 entità statuali internazionalmente riconosciute.

Storicamente con Moldavia s’intende la regione dell’Est Europa la cui porzione occidentale è compresa nell’attuale Romania, mentre la parte orientale, più estesa (Bessarabia e Transnistria), costituisce uno Stato indipendente stretto tra Romania e Ucraina. Moldova è la denominazione utilizzata durante l’indipendenza ottenuta nell’agosto 1991: il governo moldavo ha attribuito allo Stato la dizione Moldova (ufficialmente: Republica Moldova) con spirito evidentemente nazionalistico e antisovietico.

La Moldavia ottenne l’indipendenza nel 1991, in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica. Ha un’estensione territoriale modesta: posta tra Ucraina e Romania, conta quasi tre milioni di abitanti e possiede ben due territori a statuto speciale: la Transnistria e la Gagauzia. Entrambe le regioni sono de facto indipendenti e sovrane: controllano e governano un territorio e una popolazione, ma la loro autonomia è riconosciuta a livello internazionale soltanto da alcuni Stati. Se la Gagauzia è una regione autonoma popolata da una minoranza cristiana di lingua turca, la Transnistria è uno Stato che non esiste sulla mappa.

 

La Transnistria

Nel settembre 1990, la Transnistria ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza senza riscontrare alcun riconoscimento sul piano internazionale da parte dei membri delle Nazioni Unite. Soltanto nel 2011 tre Stati, altrettanto non riconosciuti – l’Abkhazia, la Repubblica di Artsakh e l’Ossezia del Sud – hanno appoggiato l’indipendenza di questo territorio.

Il cammino verso l’autonomia di questa regione ha origine nel complesso di riforme col nome di Perestrojka, portato avanti da Gorbačëv. Uno dei risultati di questa politica sovietica è stata la decisione dell’abolizione della lingua russa come lingua ufficiale all’interno della Repubblica Socialista Sovietica Moldava, manovra che suscitò grandi proteste. I malcontenti ebbero origine nella parte orientale del Paese dove era presente la maggioranza della popolazione russofona, soprattutto nella Regione della Transnistria. Il progressivo sviluppo del nazionalismo moldavo aggravò le già esistenti tensioni tra i gruppi etnici.

 

La mancata indipendenza

Nel 1990 ebbe luogo il referendum popolare, che segnò la secessione unilaterale della Transnistria dal territorio moldavo, con quasi il 90% di voti. In seguito all’esito della votazione la regione dichiarò la formazione della nuova Repubblica Sovietica Pridnestrova di Moldavia. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica venne dichiarata l’indipendenza della Repubblica di Moldavia, il cui territorio costituzionalmente includeva anche la regione della Transnistria.

In seguito al fallimento della secessione, nel marzo del 1992 ebbe inizio una guerra su scala limitata tra la Repubblica della Moldavia e la Repubblica Moldava di Transnistria, quest’ultima supportata dalla Guardia Repubblican, formata per lo più da civili e da volontari russi e della vicina Ucraina. L’esercito moldavo, trovandosi in posizione di inferiorità numerica e di armamenti, fu sconfitto con rilevanti perdite. L’ordine di cessare il fuoco venne mediato dalla Russia, con la conseguente formazione di forze di peacekeeping. Il gruppo, composto da cinque battaglioni russi, tre moldavi e due transnistri, rispondono ancora oggi a una struttura di comando militare comune, la Joint Control Commission (JCC).

La Costituzione indipendentista della Transnistria è stata approvata con il referendum del dicembre 1996 , in contemporanea con l’adesione alla Comunità degli Stati Indipendenti (organizzazione internazionale delle ex-repubbliche sovietiche). La Transnistria è una Repubblica presidenziale con un capo dello Stato eletto direttamente dal popolo e affiancato da un’assemblea legislativa unicamerale, il Consiglio dei Deputati del Popolo (Sovet Narodnich Deputatov), composto da 43 membri eletti a cadenza quadriennale come il capo dello Stato. Di fatto però tutto il potere è concentrato nelle mani del Presidente, che detiene il potere sia politico sia economico.

 

La Transnistria e il mutamento degli equilibri internazionali

Oggi il governo di Transnistria e la sua economia dipendono fortemente dai sussidi provenienti dalla Russia, che mantiene una presenza militare e la sua missione di peacekeeping. La competizione politica all’interno del territorio è limitata e il partito dominante è allineato con i potenti interessi commerciali locali. L’imparzialità e il pluralismo delle opinioni nei media sono molto limitati e le autorità controllano da vicino l’attività della società civile.

Uno dei quesiti odierni riguarda la possibilità di risolvere politicamente il problema della Transnistria, considerate tutte le contraddizioni esistenti nella politica regionale e globale. Dal 2009 le condizioni politiche in Moldova sono cambiate significativamente verso strutture di governo più democratiche, responsabili ed europeiste. Nel maggio 2018 si è tenuta a Roma la Conferenza permanente per la regolamentazione del conflitto transnistriano. Il forum è stato svolto nel formato 5+2 (Moldova, Transnistria, Russia, Ucraina, Osce + UE e USA). Sul tavolo, un pacchetto di otto punti per la risoluzione dei problemi dei cittadini di entrambe le parti, concernenti principalmente questioni economiche, umanitarie e di circolazione.

 

Riammissione alla Moldavia?

I primi segnali di un “ricongiungimento territoriale” provengono dal graduale allentamento delle posizioni russe in Transnistria. Nel 2018 il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha licenziato il rappresentante presidenziale per la Transnistria, sostituendolo con un rappresentante per lo sviluppo del commercio e dell’economia con la Moldova. In altre parole, le relazioni della Russia con la Transnistria sono ora parte integrante delle relazioni con la Moldavia.

Un altro segnale di riavvicinamento si è visto nel cambio dell’approccio occidentale caratterizzato dall’insediamento di un diplomatico tedesco a capo della missione dell’OSCE in questo territorio. In particolare, i diplomatici tedeschi hanno fatto il possibile per sostenere misure di rafforzamento della fiducia tra Tiraspol (Transnistria) e Chisinau (Moldavia). La presidenza tedesca dell’OSCE del 2016 ha gettato le basi per un programma di consolidamento della fiducia reciproca attraverso la firma del cosiddetto Protocollo di Berlino.

Ma soprattutto sono le precondizioni strutturali che ad oggi fanno discutere della possibilità dell’avvicinamento tra Chisinau e Tiraspol. Ciò è dovuto alla graduale estensione della giurisdizione moldava sui confini territoriali, la pressione economica e il lento e costante avvicinamento della Moldavia all’Occidente.

 

Fonti e approfondimenti

Freedom House, Transnistria.

Russian Council, Moldova and Transnistria: the Spectre of Federalization.

Limes, notizie del 31 maggio 2018.

Parlamento Europeo (AFET), The Transnistrian Issue Moving beyond the status quo

 

 

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