Lo Spiegone

La disputa territoriale tra Guatemala e Belize

@Lo Spiegone

In questo articolo parleremo di una disputa territoriale, insulare e marittima, che ha visto contrapporsi due territori limitrofi centroamericani per secoli e che solo negli ultimi anni accenna a risolversi. La controversia nasce nel XVII secolo, non tra le popolazioni locali, bensì tra due potenze europee coloniali: quella britannica e quella spagnola. Oggi la questione si è trasferita in due agende politiche nazionali e vede contrapporsi Guatemala e Belize.

L’arrivo degli spagnoli

Anche se si colloca l’inizio della controversia nel 1859, per capire le origini del conflitto bisogna risalire ai tempi della colonizzazione spagnola nella regione. Nel 1519 Hernán Cortés iniziò la sua avventura militare continentale, che portò alla caduta dell’Impero azteco e alla sottomissione delle popolazioni locali alla corona spagnola. Fu così che nacque il vicereame di Nuova Spagna, che diventerà il centro delle colonie spagnole in America. Una volta stabilito il potere nella Valle del Messico, gli spagnoli proseguirono l’opera di conquista dei territori a Sud. Il motivo trascinante restava quello dell’eventuale scoperta di giacimenti di oro e argento. I conquistadores varcarono il territorio dell’attuale Belize, ma la sua difficile morfologia – soprattutto le estese e fitte foreste – e la mancanza di risorse minerarie fecero sì che non vi si installarono mai in modo permanente. Queste vicissitudini fecero del territorio in questione una finestra aperta sul Mare dei Caraibi, esente dall’effettivo controllo spagnolo.

L’incursione britannica

La presenza di pirati e corsari nel Mar dei Caraibi, la cui gran parte era contrattata dalla corona britannica, creò tensioni ulteriori tra Londra e le altre potenze europee. Nel 1667, con il Trattato di Madrid, il re inglese Carlo II sancì l’abolizione della pirateria. Quei marinai dovettero dunque dedicarsi all’ottenimento diretto dei prodotti, ripiegando sullo sfruttamento e sul commercio del palo de tinte, principalmente nella parte meridionale del Golfo del Messico e nel Golfo dell’Honduras. Da questa pianta tropicale nativa, che non aveva bisogno di essere coltivata, si estraeva un colorante per la lana di tonalità nera, grigia, viola e rossa.

L’inizio dei dissidi frontalieri

In risposta alle concessioni britanniche del trattato di Madrid, gli spagnoli rinunciarono al monopolio sullo sfruttamento del palo de tinte; in questo modo la corona britannica ottenne la concessione per sfruttare la pianta sul territorio belizeano e ne approfittò per invaderlo gradualmente. L’ultimo episodio bellico con cui Madrid provò a recuperare il territorio si produsse nel 1798 e vide la vittoria dei britannici. Le truppe guatemalteche si dichiararono pronte a invadere il Belize a varie riprese anche nel Novecento, ma la minaccia non si concretizzò mai.

Quando gli Stati centroamericani ottennero l’indipendenza nel 1821, la totalità del Belize era stato invaso dai britannici. Il trattato del 1667 aveva legalizzato la presenza inglese nel subcontinente americano, riconoscendo il diritto sui territori in suo possesso fino a quel momento. Ciononostante, questi territori non furono specificati: la presenza britannica in Centro America rimase legalmente incerta. Le due potenze interpretarono diversamente il trattato riguardante il possedimento del Belize: la Spagna rivendicò quel territorio, come farà successivamente anche il Guatemala, senza esservisi mai effettivamente stabilita.

Nel 1783 la corona spagnola e quella inglese si accordarono nuovamente sui limiti territoriali entro i quali i britannici potevano sfruttare le risorse locali. Con l’indipendenza, il Guatemala ereditò i territori e i trattati della Capitaneria Generale, tra cui quello del 1783. I britannici si erano però ormai espansi oltre quei limiti.

Il trattato di Aycinena-Wyke

Nel 1859, anno da cui si fa ricorrere l’inizio della controversia, venne stipulato il Trattato di Aycinena-Wyke, in cui il Guatemala – e non più la Spagna – cedeva ai britannici il territorio belizeano in cambio della costruzione di un corridoio dalla capitale guatemalteca fino alla costa. I britannici non rispettarono quanto pattuito e da allora il Guatemala reclama il territorio per inadempimento britannico dei propri obblighi contrattuali. Si sono susseguiti una serie di trattati e di negoziazioni tra i due territori, senza mai arrivare a una soluzione.

@Janitoalevic – Wikimedia Commons – CC BY SA 3.0

L’affermazione britannica

Nel 1862 la Gran Bretagna trasformò il territorio belizeano in una colonia, il cosiddetto Honduras Britannico. Questa manovra rientrava in un quadro strategico più complesso: il Centro America stava diventando di vitale interesse per la nazione d’oltremanica, nonché per gli Stati Uniti. Le due potenze stavano intraprendendo una corsa all’egemonia sull’area viste le sue condizioni geografiche, favorevoli alla costruzione di un canale transatlantico. Con l’Honduras Britannico i britannici riaffermavano dunque la loro presenza nel subcontinente. Questo territorio diventerà indipendente solo nel 1981, seguendo le linee territoriali del trattato di Aycinena-Wyke ed entrando a far parte del Commonwealth britannico. Il Guatemala riconoscerà l’indipendenza del popolo belizeano solo un decennio più tardi ma non le frontiere dello Stato, reclamando 12272 kmq del suo territorio, incluse isole e isolette coralline.

La resistenza del Belize a mantenere quel territorio è evidente: rappresenta la metà della sua superficie attuale sulla quale per di più ospita la maggior parte del suo turismo. Quest’ultimo è una delle principali fonti di introiti dello Stato, grazie soprattutto alla sua barriera corallina, la seconda più estesa al mondo.

La zona di adiacenza

Dopo un accordo firmato dai due Paesi nel 2000, è stata stabilita una linea di frontiera “vaga”, denominata zona di adiacenza. Questa è una fascia di 2 km di larghezza, in cui un chilometro a ovest è sotto la giurisdizione guatemalteca e l’altro a est è sotto la giurisdizione belizeana. Al suo interno vi sono 42 villaggi di contadini, con oltre 5 mila abitanti guatemaltechi soprattutto di etnia maya q’eqchi‘, intrappolati in un conflitto che ha visto una decina di morti per mano dell’esercito belizeano. Questi fatti di sangue hanno  periodicamente riacceso le tensioni tra i due Paesi.

Ma oltre agli scontri diretti, gli abitanti dell’area soffrono per la fame e la miseria, nonché per l’oblio dei rispettivi governi. Non vi sono i servizi essenziali, quali l’elettricità e le infrastrutture scolastiche. La zona si è trasformata in una “terra di nessuno”, in una vera e propria frontiera porosa in cui si sviluppano facilmente vari traffici illegali. Questi consistono principalmente nel narcotraffico, nel contrabbando di armi e di reperti archeologici. La situazione impone agli Stati di trovare una soluzione al problema frontaliero, anche se il suo peso diminuisce dinnanzi al contesto politico e sociale estremamente difficile a cui devono già far fronte i due governi, soprattutto quello del Guatemala.

Verso una soluzione

Finalmente nel 2008 i due vicini hanno firmato un accordo dinnanzi al segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, dal quale è derivata la decisione di portare a termine dei referendum popolari per sottomettere o meno la disputa alla Corte Internazionale di Giustizia, che in caso di duplice vittoria del SI deciderà le sorti del territorio disputato. In caso di vittoria del NO, le opzioni saranno quella di ripetere il referendum o di cercare vie alternative alla risoluzione della controversia.

L’apice della crisi è stato raggiunto il 20 aprile 2016, con l’uccisione di un contadino tredicenne guatemalteco, Julio René Alvarado. Dietro uno scambio di dichiarazioni d’indignazione, Città del Guatemala ha mandato 3 mila soldati alla frontiera. La situazione è rimasta sotto controllo ma ha dato prova dell’eventuale gravità di una sua esplosione.

Dopo una serie di ulteriori ostacoli giudiziari, il Guatemala ha chiamato i propri cittadini alle urne il 15 aprile 2018.

L’esito del referendum guatemalteco

Su 7,5 milioni di cittadini col diritto di voto, solo 2 milioni si sono recati a votare, di cui il 96 % ha votato SI. In realtà, rispetto agli altri due referendum della storia guatemalteca, questo ha registrato un aumento della partecipazione di oltre 7 punti percentuali. L’apatia colta negli spazi adibiti al voto in tutto il Paese è stata contrastata dalle lunghe file che si sono potute osservare nei centri della zona di adiacenza. Lo scarso interesse per la faccenda deriva dalla mancanza di informazione e di educazione alla problematica da parte delle autorità, nonché dalla difficoltà di coinvolgere popolazioni principalmente povere e rurali in una questione che non è percepita rilevante nella loro condizione quotidiana.

Il referendum belizeano

Il Belize aveva fissato la data del referendum al 10 aprile 2019. Una settimana prima, però, la Corte Suprema ha accettato il ricorso del Partido del Pueblo Unido – che rappresenta l’opposizione al governo del primo ministro Dean Barrow – che metteva in questione la costituzionalità del referendum, sospendendolo temporaneamente. L’incostituzionalità risiederebbe nel fatto che qualora vincesse il SI verrebbe concessa alla Corte Internazionale di Giustizia l’autorità per ridefinire le frontiere nazionali che sono già definite nella Costituzione. È stata successivamente stabilita una nuova data e, salvo nuovi ostacoli giudiziari, il referendum dovrebbe svolgersi il prossimo 8 maggio.

La questione di rimettere al popolo la decisione doveva essere una mera formalità che per ora ha incontrato vari problemi. Visto l’esito in Guatemala, non dovrebbero esserci colpi di scena riguardo ai risultati in Belize. Aspettiamo solo di vedere l’apertura effettiva delle urne e se questo scontro secolare potrà finalmente essere risolto.

 

Fonti e approfondimenti

BBC Mundo , “3 claves para entender el conflicto de 159 años por la Frontera entre Belice y Guatemala”, por Alberto Nájar, 15/04/2018 https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-43650386

BBC Mundo, “5 cosas que quizás no sabías de Belice, el país de Centroamérica que tiene como jefa de Estado a la reina Isabel II”, por Alberto Nájar, 29/09/2017

https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-41425768

Nodal, “Guatemala realiza consulta popular por el diferendo territorial con Bélice”, 15/04/2018

Guatemala realiza consulta popular por el diferendo territorial con Bélice

Nodal, “Belice aplaza referendo sobre diferendo limítrofe con Guatemala” 04/04/2019

Belice aplaza referendo sobre diferendo limítrofe con Guatemala

Proceso, “Guatemala-Belice: un conflicto territorial de 200 años rumbo a la Corte Internacional de Justicia” por Louisa Reynolds, 03/05/2018

https://www.proceso.com.mx/532684/guatemala-belice-un-conflicto-territorial-de-200-anos-rumbo-a-la-corte-internacional-de-justicia

Mónica Toussaint Ribot, Belice: una historia olvidada, 1996

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