Lo Spiegone

Le legislative del 2020 negli Stati Uniti

Il 2020 sarà un anno molto denso dal punto di vista elettorale negli Stati Uniti. Le elezioni presidenziali, in cui ovviamente si gioca la partita più importante, non saranno infatti l’unico appuntamento con il voto. Si voterà, infatti, anche a livello statale, con tornate elettorali caratterizzate dalla rielezione degli organi legislativi interni e a livello congressuale.

Nella quasi totalità degli Stati – con le eccezioni dell’Alabama, del Maryland, del Mississippi, della Louisiana, del Virginia e del New Jersey, dove le tornate si terranno il prossimo 5 novembre – si voterà il 3 novembre 2020, in contemporanea con il voto presidenziale. In North Dakota si voterà solo per la Camera Alta (Senato), mentre il Nebraska è l’unico Stato con un’unica Camera.

Al centro della partita, i governatorati e le Camere statali. Per quanto riguarda i rami del Congresso, si rinnoverà l’intera Camera e si voterà in 34 stati per rinnovare il Senato. Quindi, lo scontro fra Democratici e Repubblicani – non limitandosi alle presidenziali – sarà quanto mai vasto.

Composizione legislativa attuale

Essendo in gioco il controllo di più rami legislativi, l’attuale situazione è complessa e variegata. Le votazioni avranno al centro dell’attenzione 14 governatorati e 2 territori (cioè le aree insulari americane che non fanno parte di alcun Distretto Federale) con mandato di 4 anni – esclusi New Hampshire e Vermont, le cui cariche governatoriali durano 2 anni.

Dopo le elezioni del 2018, i Democratici hanno 14 Stati trifectas (cioè dove detengono il controllo delle due Camere e del governatorato) contro i 22 dei Repubblicani, mentre ben 13 Stati hanno un governo spartito fra le due parti.

Il Partito Repubblicano si troverà a difendere 9 seggi di governatori, contro i 7 dei Democratici. Per la tornata del 2019, i Democratici hanno l’opportunità di ottenere un trifecta in Virginia, mentre lo stesso vale per i Repubblicani in Kentucky. In Mississippi e Louisiana entrambi potrebbero portare a casa qualsiasi organo legislativo. In New Jersey si vota solo per la Camera.

Se le elezioni del 2020 risultano quindi essere molto importanti a livello statale, anche a livello congressuale si giocherà una partita non da meno.

Composizione congressuale attuale

Allo stato attuale, fare pronostici è azzardato. Tuttavia, possiamo iniziare a farci un’idea di quelli che potrebbero essere alcuni degli scenari più concreti.

Dopo le ultime elezioni midterm, a novembre 2018 – che hanno visto alla Camera il prevalere dei Democratici e al Senato un consolidamento dei Repubblicani – è difficile pensare a un cambiamento radicale.

Alla Camera, i Democratici hanno un’ampia maggioranza di 235 seggi contro i 198 dei Repubblicani (con 2 seggi vacanti). Inoltre, è probabile (come da tradizione) che la maggior parte  degli eletti dello scorso anno verranno riconfermati.

Attuale composizione della Camera (Fonte: Wikipedia)

Discorso diverso è invece quello che bisogna fare a proposito del Senato. In tale ramo, sono infatti i Repubblicani ad avere la maggioranza. Una maggioranza consolidata proprio con l’ultima tornata elettorale, maggioranza a cui i Democratici si erano in precedenza pericolosamente avvicinati.

Senatori divisi per Stato (Fonte: Wikipedia)

In questo momento, i senatori del GOP sono in maggioranza con 53 seggi contro i 45 dei Dem. Ci sono poi due senatori indipendenti – fra cui il candidato democratico alla presidenza Bernie Sanders – che votano e si schierano regolarmente con il Partito Democratico. Quindi possiamo dire che, de facto, i democratici contano 47 seggi. In ogni caso, la maggioranza resta repubblicana.

Il confronto al Senato

In virtù dei precedenti numeri, il confronto fra Democratici e Repubblicani al Senato assume un ruolo di una certa rilevanza all’interno del quadro congressuale. Mescolato alla sfida presidenziale, infatti, il voto alla Camera Alta potrebbe risultare determinante per poter legiferare in futuro – sia che il presidente rimanga Trump, sia che ci sia un nuovo inquilino democratico alla Casa Bianca.

Considerando, poi, il fatto che è il Senato a confermare cariche importanti come quelle dei giudici federali e della Corte Suprema, nel breve termine – in caso di una riconferma di Trump – il controllo di tale Camera per i Democratici potrebbe essere fondamentale. Ruth Bader Ginsburg è infatti molto avanti con l’età, e quindi  i Repubblicani potrebbero avere la grande occasione di tingere ulteriormente di rosso la Corte Suprema, in caso di vittoria alle presidenziali e al Senato. Un vantaggio non da poco, in vista di future battaglie legali.

Il trend più recente indica, in ogni caso, che entrambe le parti hanno una grande occasione di ottenere la doppia vittoria. Ai Dem bastano solo 3 seggi per ottenere la maggioranza.

Stati in cui si voterà per eleggere il Senato (Fonte: Wikipedia)

Tuttavia, il più grande dei problemi per il Blue Party resta l’abitudine a votare il candidato di una stessa fazione sia alla presidenza che al Congresso – uno schema visto anche nelle ultime midterms. In poche parole: se un elettore vota o ha votato un candidato democratico (o repubblicano) alla Camera, allo stesso tempo avrà votato alla stessa maniera per il Senato. Lo stesso fenomeno si riflette anche nelle presidenziali, se si guarda ai risultati del 2016.

Tale schema potrebbe, quindi, favorire maggiormente i Repubblicani che si trovano a difendere 22 seggi contro i 12 dei loro avversari – considerando che molti di questi stati sono molto vicini al GOP.

Il Colorado e il Maine, attualmente controllati dai Repubblicani attraverso – rispettivamente – i senatori Cory Gardner e Susan Collins, rappresentano dei buoni territori dove i Democratici potrebbero strappare una vittoria.

In questi due Stati, infatti, alle ultime elezioni di metà mandato i risultati sono stati piuttosto avversi al Partito Repubblicano, se si guarda al voto aggregato alla Camera. Inoltre, il presidente Trump sembra essere molto impopolare in questi territori.

Il problema sorge però in Alabama, dove l’uscente senatore democratico Doug Jones nel 2018 ottenne una grande e inaspettata vittoria contro Roy Moore, “impresentabile” candidato repubblicano cui votarono contro anche quelli che dovevano essere i suoi elettori.

In questo Stato, ancora non si sa chi sarà il candidato rosso. Sembra che Moore potrebbe riprovare a ottenere il seggio. Un vantaggio che non sarebbe da sottovalutare, anche se le possibilità che possa ottenere la nomination alle primarie questa volta sembrano essere pressoché minime.

L’Alabama è da sempre uno Stato repubblicano, e l’eccezione Doug Jones è quindi  difficilmente riproponibile.

Negli altri 20 Stati che i Repubblicani cercheranno di difendere, la partita assume contorni differenti per i Democratici. In 16 di essi, infatti, nelle ultime due elezioni presidenziali la media è stata di 10 punti (o più) di vantaggio per i Repubblicani. In virtù dello schema di voto precedentemente enunciato, non sembra esserci partita, a più di un anno di distanza.

In 4 Stati, tuttavia, un’affermazione democratica non è da escludere. In Arizona, Georgia, Iowa e North Carolina i voti all’ultima tornata elettorale del 2018 non sono stati grandemente distaccati fra le parti, e alle presidenziali il gap fra Rep e Dem si riduce a 5-10 punti di distacco.

La Georgia era lo Stato con i migliori numeri per i Rep. Tuttavia, nel 2018, questi ultimi hanno vinto con meno di 2 punti di vantaggio. Al momento, lo Stato più incerto è l’Arizona, dove il posto di John McCain è stato preso da Marta McSally – in precedenza sconfitta nella corsa per l’altro seggio statale al Senato.

Molto dipenderà poi dal candidato democratico alla presidenza e dal clima politico che ci sarà il prossimo anno. Il Partito Repubblicano è il favorito nella corsa senatoriale, ma allo stesso tempo deve tenere d’occhio la corsa presidenziale. La possibilità che un unico vincitore nel 2020 controllerà sia il Senato che la Casa Bianca è più alta di quanto possa sembrare.

Fonti e approfondimenti

Berman Russell, “The Democrats Whose 2020 Goal Is Grander Than the Presidency”, The Atlantic, 17/04/2019

2020 Senate Election Interactive Map, 270ToWin

Henten Harry, “A first look at the 2020 Senate map: Republicans have a good shot at maintaining control”, CNN, 22/04/2019

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