Intensità e violenza nel conflitto tra FARC e Colombia

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Per approfondire, consigliamo la pellicola “El árbol de Matías”, che è possibile vedere a questo link gratuitamente, grazie all’archivio della Cineteca del Festival del Cinema Ibero-Latino Americano di Trieste.

 

Le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia Ejército del Pueblo, meglio conosciute con lacronimo di FARC-EP, sono un gruppo rivoluzionario armato di ispirazione marxista-leninista istituito ufficialmente il 27 maggio 1964 nella città di Marquetalia, nella Colombia centrale. Nate da una costola del partito comunista colombiano, le FARC erano una milizia rurale costituitasi per proteggere la propria comunità dagli attacchi dei gruppi paramilitari pagati dai grandi proprietari terrieri. Accanto alla difesa della terra, lorganizzazione si propose di sovvertire lo Stato colombiano per imporre un governo marxista e antimperialista.

Dopo anni di guerra civile nella prima metà del Novecento, la giunta militare al potere in Colombia aveva trovato un accordo con il partito liberale e con quello conservatore, avviando così la transizione verso la democrazia, anche per compiacere l’alleato statunitense. In un contesto del genere non era accettabile che le FARC proponessero un modello alternativo di autogoverno nelle zone che, pian piano, cominciavano a controllare. Inoltre, come già accennato, gli interessi dei latifondisti si scontravano con coloro che quelle terre le abitavano. Il conflitto tra lo Stato colombiano e le FARC fu la conseguenza inevitabile di queste politiche.

Le fasi del conflitto tra FARC e Colombia

È possibile suddividere il conflitto tra le FARC e la Colombia in tre grandi fasi: dal 1964 fino alla metà degli anni Ottanta, da qui fino ai primi anni Duemila e dall’avvento al governo di Alvaro Uribe nel 2002 fino al 2016 circa. L’ultima fase, in linea teorica, dovrebbe portare a termine il processo di pacificazione.

Inizialmente le FARC furono organizzate in strutture militari e paramilitari, dando vita a una guerra asimmetrica contro lo Stato nella quale i militanti ricorsero prevalentemente alla guerriglia con azioni a bassa intensità e offensive a sorpresa. Il gruppo rivoluzionario attuò in un primo momento quella che viene definita “guerra di movimento”. Lo Stato colombiano, al contrario, agì con l’esercito nella maniera più classica, trovandosi spesso in svantaggio, anche a causa delle scarse risorse cui poteva attingere. Fu per questo motivo che, in linea con gli interessi dei proprietari terrieri, lo Stato si affidò a strutture paramilitari, ingaggiando un conflitto di movimento. Queste erano legittimate a usare ogni tipo di tattica e di violenza per sconfiggere le FARC; molti si servirono della carta bianca ricevuta dallo Stato per commettere omicidi e altre azioni altamente violente contro i civili, spesso accusati senza alcuna prova di sostenere la guerriglia rivoluzionaria. In questa prima fase la violenza era in crescita. Nonostante ciò, per mobilitarsi le FARC puntavano più sull’appoggio di cui godevano nei villaggi e su sequestri, estorsioni e atti di guerriglia.

Durante la seconda fase, lo Stato colombiano si trovò a dover affrontare un altro nemico in rapida crescita: i trafficanti di droga, in quegli anni a capo di veri e propri imperi nelle giungle colombiane. Approfittando della situazione, le FARC intensificarono il reclutamento e migliorarono equipaggiamento e addestramento, grazie ai proventi che anch’essi ricavavano dal narcotraffico. In una posizione di forza relativa, le FARC si spinsero più in là, cominciando ad attaccare paesi e capitali dei dipartimenti, e giunsero a controllare in forma più o meno stabile intere parti del territorio rurale, in una guerriglia diventata ormai guerra di posizione.

Con le maggiori possibilità di cui godevano le FARC, il conflitto si fece più intenso e gli scontri crebbero in termini di violenza. La risposta delle forze statali e degli alleati paramilitari fu aggressiva. Tra i momenti più cruenti bisogna ricordare senza dubbio il Massacro di Segovia, nel dipartimento di Antioquia, situato nel nord-est del Paese. Qui, l’11 novembre del 1988, il gruppo paramilitare Muerte a Revolucionarios del Noreste attaccò il piccolo municipio lasciando sul terreno 43 morti, molti dei quali civili. Il 30 agosto 1996, 450 guerriglieri attaccarono la base militare di Las Delicias a Puerto Leguízamo, uccidendo 27 soldati, ferendone 17 e imprigionandone 60. Le FARC aumentarono lintensità e la violenza delle iniziative, incrementando sequestri ed estorsioni ai danni delle personalità legate allo Stato e facendo prendere al conflitto sempre più le sembianze di una guerra aperta.

Il penultimo atto prima della pacificazione inizia nel 2002, con il governo di Alvaro Uribe. In uno Stato colombiano sempre più nelle mani dei guerriglieri, Uribe inaugurò la politica di seguridad democrática, applicando il cosiddetto Plan Colombia, un massiccio programma di assistenza militare volto a eliminare una volta per tutte chiunque si opponesse allo Stato legittimo. Questo fu possibile grazie all’invio di fondi dagli Stati Uniti, preoccupati dall’intensificarsi del conflitto. La capacità dell’intelligence colombiana crebbe e le armi prestate dagli USA ebbero un ruolo sempre più centrale, specie vista l’impossibilità per la guerriglia di dotarsi di efficaci rimedi antiaerei. Così, in pochi anni, i combattenti delle FARC furono decimati: dalle oltre 30.000 unità all’inizio del millennio, si arrivò a circa 10.000 dopo solo otto anni. La tattica di “High value targeting”, inoltre, costrinse i leader guerriglieri a disperdersi e a rinunciare alla guerra di posizione a favore di quella di movimento, contribuendo a un declino di violenza e intensità rispetto alla precedente fase del conflitto.

Indebolitesi e perennemente sotto attacco, tanto militare quanto dell’opinione pubblica, le FARC arretrarono cominciando a prendere in considerazione soluzioni diplomatiche al conflitto. Il processo di pacificazione iniziò così nel 2010 sotto la presidenza di Juan Manuel Santos e si concluse nel 2016, non prima che la proposta di pace fosse inizialmente bocciata da un referendum popolare consultivo. L’accordo raggiunto prevedeva lo smantellamento dell’apparato militare delle FARC e la nascita di un partito al suo posto, oltre alla garanzia, per la nuova formazione politica, di tre rappresentanti in Parlamento. In questa fase, violenza e intensità del conflitto si sono drasticamente ridotte. Dopo le elezioni del 2018, in cui il partito delle FARC ha ottenuto un risultato al di sotto del punto percentuale, molti guerriglieri si sono dimostrati insofferenti alla via parlamentare e hanno ripreso a organizzarsi militarmente, mettendo in serio pericolo il precario accordo raggiunto. A gettare benzina sul fuoco del conflitto tra Farc e Colombia ci sono inoltre gli ultimi avvenimenti legati al caso dell’ex guerrigliero Jesús Santrich, arrestato poco dopo la firma degli Accordi di Pace. Attualmente, Santrich è al centro di una complessa vicenda giudiziaria che ha portato molti appartenenti alle FARC a mettere in discussione la scelta di consegnare le armi allo Stato colombiano; anche sul governo di Ivan Duque il caso ha avuto forti ripercussioni, tra tutte le dimissioni della ministra della giustizia Gloria María Borrero.

Nel conflitto tra Farc e Colombia, durato dal 1964 al 2016, sono morte 218.000 persone, di cui circa 177.000 civili. Le FARC hanno, inoltre, sequestrato 25.000 persone, mentre 11.000 hanno sofferto le conseguenze delle mine antiuomo, 130.000 hanno subìto minacce e 1.800 sono state vittime di violenza sessuale. Oltre sette milioni di persone, infine, hanno dovuto abbandonare la propria casa a seguito della guerra.

 

Fonti e approfondimenti:

Centro Nacional de Memoria Histórica: http://www.centrodememoriahistorica.gov.co/

Informe general Grupo de Memoria Histórica, Colombia: memorias de guerra y dignidad

http://www.centrodememoriahistorica.gov.co/descargas/informes2013/bastaYa/basta-ya-colombia-memorias-de-guerra-y-dignidad-2016.pdf

Internazionale, La storia e le cifre del conflitto in Colombia

Fabio Bozzato, L’agonia delle Farc può riaccendere la guerra in Colombia, Eastwest , 23 Settembre 2018

Francesco Betrò, Presidenziali Colombia: la partita si giocherà sull’accordo con le FARCLo Spiegone, 26/05/2018

Francesco Betrò, Il caso Jesús Santrich fa vacillare il governo colombiano, Lo Spiegone, 6/06/2019

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