Sostenibilità e future strategie per l’Unione europea

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

di Matteo Rizzari

Negli ultimi anni, l’Unione europea ha affrontato uno dei periodi più complessi della sua storia, passando per la crisi economica e le misure di austerity fino alla crescita di movimenti euroscettici, di cui la Brexit rappresenta la massima espressione. A distanza di quasi due mesi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, l’Unione si trova di fronte a una serie di sfide notevoli per il proprio futuro. I prossimi cinque anni, infatti, saranno di vitale importanza sotto vari aspetti, incluso quello relativo alla sostenibilità come punto focale per la realizzazione di una strategia di miglioramento economico e sociale e di leadership globale più ampia a livello politico.

 

Sfide e criticità future

La sostenibilità non riguarda solo la questione ambientale, ma comprende varie tematiche strettamente collegate ad essa (e interconnesse tra loro). La lotta ai cambiamenti climatici implica non solo una nuova gestione delle risorse e dell’energia, ma una complessiva transizione verso un nuovo tipo di economia circolare e rigenerativa. Si tratta perciò di mettere in pratica sforzi concreti e coerenti per aumentare la prosperità individuale e collettiva, allargando nel contempo l’inclusione e la partecipazione attiva dei cittadini ai processi decisionali, interni ai singoli Stati membri e all’Unione europea.

L’attuazione di una tale strategia richiede un approccio sistemico che si fondi su due aspetti principali: l’aumento di democrazia interna alle istituzioni europee e la parallela lotta alle disuguaglianze.

Nel primo caso, nel corso degli anni, sono stati molteplici i dibattiti relativi al riequilibrio dei poteri in favore del Parlamento. Le intenzioni di rinnovamento devono essere discusse nelle sedi opportune e all’interno della società civile, in modo che una riforma democratica sia segno di ulteriore legittimità nei confronti dell’Unione. Questo non solo darebbe più spinta verso posizioni comunitarie condivise, ma ne rafforzerebbe il ruolo internazionale in ambiti sensibili: come le conferenze delle Nazioni Unite sul surriscaldamento globale, la pressione su aziende trans-nazionali per adottare comportamenti innovativi a livello ambientale e di responsabilità sociale, la cooperazione con organi e agenzie internazionali.

Il tema della riduzione delle disuguaglianze è, invece, un argomento multidimensionale, perché riguarda differenze sociali orizzontali e verticali, sia tra Stati membri dell’Ue che all’interno di essi. Il superamento progressivo delle ineguaglianze attraverso una sempre maggiore inclusione dovrà andare oltre le strategie adottate sinora, come la Cohesion Policy – che avrà termine nel 2020 e a cui farà seguito una nuova fase di politiche regionali e di integrazione. Dunque, servirà dunque un approccio che tenga conto delle necessità locali dei cittadini, per adottare misure di sviluppo sostenibile realistiche ed efficienti.

 

Le linee guida della Commissione Juncker

La realizzazione di una strategia europea per la sostenibilità può contare su due elementi favorevoli, ovvero l’inizio di una nuova legislatura e le attività svolte negli anni passati. In particolare, la precedente Commissione Juncker ha tracciato delle linee guida per i prossimi anni dell’Unione europea in tre documenti programmatici, che verranno brevemente analizzati qui di seguito.

Il primo è quello relativo alla conferenza informale tenutasi a Sibiu, in Romania, il 9 maggio scorso, alla quale hanno partecipato i leader dei 27 Paesi membri. Il focus dell’incontro è stato discutere dei nuovi sforzi per una comunicazione efficace e per una maggiore vicinanza ai cittadini, con l’intento di attuare riforme in senso più democratico. Il contenuto del rapporto pone l’accento sui risultati più significativi raggiunti dalla passata Commissione, ed evidenzia al contempo la percezione che i cittadini hanno dell’Unione. In un interessante sondaggio sui problemi percepiti come più urgenti, si nota che per l’opinione pubblica i cambiamenti climatici sono una questione secondaria – sebbene di importanza crescente negli ultimi anni, grazie alla riconosciuta leadership europea nella lotta al surriscaldamento globale.

Dalla conferenza sono risultati ottimi spunti, malgrado si possa notare l’assenza di un’analisi approfondita dell’interconnessione tra i vari problemi e i fattori discussi: ad esempio, mentre si è posto l’accento su un’Europa più equa e più sostenibile, entrambi questi argomenti sono stati trattati separatamente.

A giugno scorso, il Consiglio europeo e la Commissione hanno redatto e sottoscritto una sintesi dell’agenda strategica per il periodo 2019-2024, dove vengono ripresi molti dei punti trattati a Sibiu. La costruzione di un’Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero rientra tra i quattro pilastri fondamentali per i prossimi anni – insieme alla promozione degli interessi strategici dell’Unione nel mondo, la protezione dei cittadini e delle loro libertà individuali, e il rafforzamento del mercato unico e dell’innovazione. Tuttavia, non si accenna a come sostenere nuovi investimenti, né a come integrare una strategia di sostenibilità a livello economico che tenga conto delle nuove dinamiche di produzione e consumo.

Infine, bisogna menzionare le proposte di semplificazione avanzate dalla Commissione a proposito della nuova Cohesion Policy per il periodo 2021-2027. Anche qui si insiste molto su un’Europa più unita socialmente e politicamente, più efficiente e green, attraverso una lista di 80 nuovi e flessibili strumenti decisionali per un accesso facilitato ai fondi europei e ai progetti tra gli Stati membri. Mentre i maggiori sforzi sembrano concentrarsi sul lato pratico, non si insiste su direttive programmatiche che coordinino gli aspetti strumentali e gli obiettivi comuni, che rimangono perlopiù generici.

Riassumendo, si può dire che, ad oggi, sono ricorrenti gli sforzi sul piano dell’inclusione sociale e del tema della lotta ai cambiamenti climatici, con il ruolo centrale dell’Unione nel multilateralismo della scena internazionale. Tuttavia, risultano meno chiari i collegamenti con la necessità di un nuovo sistema di produzione e consumo, anche se si iniziano a notare più spunti in tal senso rispetto agli anni scorsi.

 

Uno sguardo al domani: l’agenda del nuovo presidente von der Leyen

Il 16 luglio, il Parlamento ha eletto come nuova presidente della Commissione europea la tedesca Ursula von der Leyen, la quale assumerà ufficialmente la carica a partire dal 1 novembre di quest’anno.  Di tendenze politiche fortemente europeiste, von der Leyen giocherà un ruolo fondamentale nelle scelte dei prossimi anni, che dovranno essere costantemente monitorate e poste sotto lo scrutinio del Parlamento. Sebbene il programma della sua Commissione sarà più chiaro solo in seguito all’insediamento formale, ci sono tre punti critici da tenere in considerazione, alla luce di quanto evidenziato dal suo primo discorso al Parlamento europeo e dal contesto generale della sua elezione.

In primis, la sfida democratica è stata accolta dalla nuova presidente per colmare il gap legislativo che intercorre tra la Commissione e il Parlamento. Nonostante non sia stata espressamente accennata alcuna riforma per dare più poteri a quest’ultimo, l’apertura di von der Leyen rappresenta certamente un segnale positivo.

In secondo luogo, a differenza del suo predecessore Jean-Claude Juncker, von der Leyen ha ottenuto un margine molto ristretto di voti. Questo potrebbe indebolirne la leadership e l’iniziativa legislativa di fronte al Parlamento, viste anche le notevoli difficoltà che si sono protratte, a livello di negoziazione, per arrivare alla decisione finale sul voto.

Inoltre, le sue posizioni sul tema della sostenibilità ambientale rimangono al momento poco chiare, malgrado il suo accenno alla necessità di un nuovo green deal europeo. Infatti, la nuova presidente non ha ricevuto i voti dei Verdi, che ritengono insufficienti e deboli le sue posizioni in materia di lotta ai cambiamenti climatici, inclusa l’adozione di misure troppo incentrate sull’aspetto finanziario (come la creazione di una banca europea per la sostenibilità).

 

Cosa aspettarci?

Dunque, non è possibile prevedere con certezza quali saranno i risultati di questa prossima legislatura europea. Ci sono sicuramente aspetti positivi – come, ad esempio, gli espliciti riferimenti ai temi del lavoro, delle riforme sociali e della parità di genere –  mentre sono presenti alcuni punti più incerti e ambigui che potranno essere risolti solo in futuro. Ciò che è importante stabilire, nell’ottica di una strategia di sostenibilità, è la responsabilità sia delle istituzioni che dei cittadini nel monitorare i vari processi e nel partecipare attivamente all’agenda politica dell’Unione.

 

 

Fonti e approfondimenti

Commissione europea, Simplification Handbook for 2021-2027 Cohesion Policy .

Comitato economico e sociale europeo, Riunione annuale dei Presidenti e dei Segretari Generali dei CES nazionali dell’UE e del CESE.13-14/6/2019, Roma,

Commissione europea, L’Europa a maggio 2019: Allestire un’Unione più unita, più forte e più democratica in un mondo
sempre più incerto. Contributo della Commissione europea 
alla riunione informale dei leader dell’UE a 27 del 9 maggio 2019 a Sibiu (Romania), 2019

Consiglio europeo, Documento strategico del Consiglio Europeo., 2019

 

 

Be the first to comment on "Sostenibilità e future strategie per l’Unione europea"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*