L’Altra America: Argentina

Argentina
Vista Plaza de Mayo - @LoSpiegone

L’Argentina, ufficialmente República Argentina, con i suoi 2.780 km² di superficie è il secondo Stato più vasto dell’America latina dopo il Brasile. A causa delle sue dimensioni e della sua posizione geografica, il Paese ha un territorio percorso da numerosi climi diversi. Dal nord, zona subtropicale con estati calde e inverni miti, si passa per il clima steppico nel centro, fino ad arrivare alla fredda e ventosa Patagonia e a Ushuaia, la città più australe del mondo, situata nella Terra del Fuoco.

A causa del clima e delle possibilità di lavoro, su quasi 45 milioni di abitanti argentini circa 17 milioni vivono nell’area della Gran Buenos Aires, il territorio che circonda la capitale – la Ciudad Autónoma  de Buenos Aires.

Indipendenza

L’Argentina cominciò a lottare per l’indipendenza agli inizi dell’Ottocento, dopo il collasso della corona spagnola dovuto all’invasione napoleonica. In Argentina, che era parte del Vicereame del Río de la Plata, tutto iniziò con la cosiddetta Revolución de Mayo, scoppiata il 18 maggio 1810 a seguito della caduta della Junta Suprema Central.

Con la fine della corona di Spagna, il viceré Baltasar Hidalgo de Cisneros si vide così costretto, il 25 maggio, a rinunciare alla sua carica. La Junta Provisional Gubernativa – conosciuta come la Primera Junta e presieduta da Cornelio Saavedra – si instaurò alla caduta del Vicereame ma, inizialmente, continuò a governare nel nome del re spagnolo Fernando VII.

Da questo momento, tra le province che facevano parte del Vicereame scoppiarono diverse guerre civili tra patriotas e realistas: i primi favorevoli a una totale indipendenza delle province, i secondi ancora fedeli alla corona spagnola.

La fine di questo lungo periodo di trasformazione arrivò il 9 luglio 1816, quando il congresso di Tucumán si riunì per firmare la dichiarazione di indipendenza delle Provincias Unidas de Río de la Plata. 

L’assetto da dare alla nuova nazione, però, non metteva d’accordo gli unitarios, che volevano un governo centralizzato, e i federales, di tendenze appunto federaliste. Il dibattito portò a scontri armati. Per arrivare a una Costituzione accettata da tutti si dovrà aspettare il 1 maggio 1853 quando questa fu firmata a Santa Fe. Rimase fuori la città di Buenos Aires che non voleva cedere la propria autonomia. La prima Costituzione argentina dichiarò per lo Stato la forma rappresentativa, repubblicana e federale.

Evoluzione del quadro politico

Da questo momento in poi si misero le basi per il moderno Stato argentino. Tra il 1862 e il 1880 si succedettero i presidenti Bartolomé Mitre, Domingo Faustino Sarmiento e Nicolás Avellaneda sotto i quali si cominciarono a fortificare le istituzioni liberali, sebbene ancora in maniera parziale.

Nel 1880 anche Buenos Aires, sconfitta dal governo centrale, venne annessa. Tra il 1878 e il 1885, invece, durante la Conquista del Desierto, l’Argentina sottomise (e sterminò) le tribù indigene che vivevano nel sud del territorio, in particolare grazie alle spedizioni del futuro presidente Julio A. Roca. 

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Casa Rosada, sede del poter esecutivo argentino. @LoSpiegone

Tra il 1880 e il 1916 si consolidò l’ordine costituzionale e l’economia crebbe moltissimo anche grazie alla innovazione delle ferrovie – costruite soprattutto da ditte inglesi – e all’apertura verso il mercato estero.

Nel 1916 viene eletto presidente Hipólito Yrigoyen, leader dell’Unión Cívica Radical. Durante la Prima guerra mondiale, Yrigoyen mantenne l’Argentina neutrale e fece progredire i diritti civili e sociali. Rieletto nel 1928, venne destituito nel 1930 da un colpo di stato guidato dal generaleJosé Félix Uriburu. Questo evento diede il via a un nuovo periodo di instabilità e di ripetuti golpe militari.

Juan Domingo Perón

La figura di Juan Domingo Perón merita un paragrafo a parte. Nato nel 1895 nella provincia di Buenos Aires, Perón sale agli onori della cronaca con il golpe del 1943 nel quale è protagonista con il grado di colonnello. Sotto la presidenza di Pedro Pablo Ramírez occupa la posizione di sottosegretario alla guerra, per poi diventare ministro del Lavoro e vicepresidente nel febbraio 1944 sotto il successivo governo del generale Edelmiro Julián Farrell. 

Diventato troppo ingombrante, Perón viene costretto alla dimissioni e arrestato il 9 ottobre del 1945. La Confederación General del Trabajo (CGT) – sindacato con il quale aveva stretto moltissimo durante il suo ministero del lavoro – proclamò uno sciopero di un giorno per il 18 ottobre. Il giorno prima che ciò accadesse, però, il popolo insorse per chiederne la liberazione – la cosiddetta marcia dei descamisados.

Perón venne liberato e, nel 1946, si presentò alle elezioni vincendole con quasi il 53% delle preferenze. I due mandati che seguirono – il secondo interrotto nel 1955 da un nuovo colpo di stato – lo videro impegnato in politiche di stampo sociale e nella nazionalizzazione di importanti settori economici, come quello ferroviario.

Dopo l’autoesilio a seguito del golpe, nel 1973 Perón venne richiamato a gran voce in Argentina. Il 23 settembre dello stesso anno, dopo una presidenza transitoria di Héctor José Cámpora, Perón poté ricandidarsi alle elezioni diventando presidente per la terza volta.

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Pañuelo blanco, simbolo della lotta las Madres e de las Abuelas di Plaza de Mayo. @Lo Spiegone

Tuttavia, a nemmeno un anno dal suo nuovo governo, il presidente argentino morì improvvisamente il 1 luglio 1974, aprendo la strada alla nuova dittatura che si insediò in Argentina dal 1976 al 1983 e che portò al tristemente famoso dramma dei desaparecidos.

Politica estera

La politica estera argentina, per molto tempo, è stata legata alla cosiddetta Terza Posizione, teorizzata da Perón in risposta alla divisione del mondo che contrapponeva il blocco americano e quello sovietico. L’idea, di matrice cattolica e antiliberale, si basava su una concezione organicistica che attribuiva un ruolo quasi messianico al movimento peronista.

Il tentativo di proporre la Terza Posizione portò Perón a cercare il riconoscimento della leadership argentina da parte degli altri Stati regionali, principalmente attraverso importanti vendite a basso costo o elargizioni gratuite di grano, risorsa di cui il Paese era ricco.

D’altra parte, per ottenere ciò, era fondamentale che il ruolo gli venisse riconosciuto anche dagli Stati Uniti. Questi, nonostante venissero attaccati nei comizi svolti in patria, erano comunque tra i più importanti interlocutori e partner commerciali.

Per poter assurgere a paladino della cattolicità nel mondo latino, inoltre, l’ex presidente argentino – soprattutto attraverso le opere di carità della fondazione gestita dalla moglie Eva Perón – cercò di garantirsi le simpatie del Vaticano in ogni modo.

Anche per assicurarsi l’appoggio di questi due potenziali alleati Perón utilizzò una feroce retorica anticomunista fino al 1955, quando venne deposto da un golpe militare.

Dalla fine della presidenza di Perón in poi – senza prendere in considerazione il suo breve ritorno negli anni Settanta – la politica estera argentina si è legata moltissimo a quella degli Stati Uniti, specie nei periodi delle dittature militari. Negli ultimi anni, con il kirchnerismo, a livello regionale l’asse si è spostato e la collaborazione si è fortificata con il Venezuela, la Bolivia, il Brasile di Lula e l’Uruguay, salvo tornare fortemente filoamericana con l’ultima legislazione di Mauricio Macri.

Economia

Secondo l’Economic Complexity Index (ECI), l’Argentina è la 45° economia per export in tutto il mondo. Come avevamo accennato nel nostro precedente articolo, il principale prodotto esportato dall’Argentina è la soia, diviso in farina di soia ($9,2 miliardi) e olio di soia ($3,88 miliardi). Ad essere importate, invece, sono macchine ($6,3 miliardi), telefoni ($2,28 miliardi), GPL ($2,15 miliardi) e petrolio raffinato ($2,1 miliardi). Se la maggior parte delle industrie sono crollate sotto il governo Macri, il settore energetico ha resistito grazie all’apertura verso investitori esterni e all’abbassamento delle tasse d’entrata nel settore.

Le principali destinazioni dell’export argentino sono Brasile ($9,3 miliardi), Stati Uniti ($4,6 miliardi), Cina ($4,38 miliardi), Cile ($2,77 miliardi) e Vietnam($2,27 miliardi). Un discorso a parte va poi fatto per l’andamento storico dell’economia argentina. In due secoli di “vita”, infatti, l’Argentina conta sette importanti crisi d’insolvenza, di cui la più grave è stata probabilmente quella del 2001.

Sistema elettorale

L’Argentina è una Repubblica federale presidenziale. Il presidente è eletto ogni 4 anni per un massimo di due mandati consecutivi, ma può candidarsi nuovamente dopo la presidenza di altri. Pochi mesi prima delle elezioni, per determinare i candidati ufficiali tanto al Congreso quanto alla presidenza, si svolgono le PASO (Primarias, Abiertas, Simultáneas y Obligatorias).

Il sistema applicato per eleggere il presidente della Repubblica è una variante di quello maggioritario. Non si va al ballottaggio se uno dei candidati raggiunge almeno il 45% dei voti validi al primo turno oppure il 40%, ma con il secondo arrivato distanziato di almeno 10 punti.

Il Parlamento, bicamerale, è composto da Camera e Senato. Il primo ramo è formato da 257 membri eletti per 4 anni nelle 24 circoscrizioni plurinominali, corrispondenti alle 23 Province più la Città di Buenos Aires. L’elezione avviene attraverso il sistema proporzionale col metodo D’Hondt, lista bloccata e soglia di sbarramento al 3%. La metà dei deputati viene rinnovata ogni 2 anni.

Il Senato è formato da 72 membri eletti per 6 anni col plurality system. Ad ogni collegio vengono riconosciuti 3 seggi. Il partito o la coalizione vincente in un collegio conquista 2 seggi su 3. Un terzo dei senatori, inoltre, viene rinnovato ogni 2 anni.

Come in altri Paesi latinoamericani, in Argentina il voto è obbligatorio tra i 18 e i 70 anni. La pena per l’astensione, a meno di casi reiterati, corrisponde a una multa.

@freejpg.com.ar – Flickr – CC BY 2.0

Bandiera

L’attuale bandiera argentina si basa su quella disegnata da Manuel Belgrano il 27 febbraio 1812 nella città di Rosario. Inizialmente adottata come simbolo delle Provincias Unidas del Río de la Plata durante il Congresso di Tucumán del 1816, prevedeva solo le due bande orizzontali azzurre e quella bianca nel mezzo. La scelta dei colori è da attribuire al riferimento alla Vergine dell’Immacolata, vestita appunto di albiceleste.

Solo nel 1818 il il Direttore Supremo delle Provincias Juan Martín de Pueyrredón decise di aggiungere il sole incaico nel mezzo. Il sole rappresenta la Rivoluzione di Maggio che aveva dato inizio al processo per l’indipendenza. Fino al 1985, la bandiera con il sole era usata solo dai militari e nelle istituzioni ufficiali, mentre da questo momento passò ad avere anche un uso civile.

Il 20 giugno, giorno della morte del suo ideatore Manuel Belgrano, si festeggia il Día de la Bandera.

Fonti e approfondimenti:

Argentina.gob.ar

OEC

Instituto Nacional de Estadisticas y Censos Republica Argentina

Enciclopedia de Historia

Casa Rosada, Presidencia de la Nación

Loris Zanatta, I sogni imperiali di Peron. Ascesa e crollo della politica estera peronista, libreriauniversitaria.it, 2016

Loris Zanatta, Storia dell’America Latina contemporanea, Editori Laterza, 2010

Peter Waldmann, El Peronismo, Ediciones Libertador, 2008

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