Site icon Lo Spiegone

Ricorda 1989: la fine della dittatura Stroessner in Paraguay

1989

LoSpiegone

La dittatura latinoamericana più longeva del ventesimo secolo iniziò con un golpe e terminò con un golpe: per 35 anni, il regime civico-militare del generale Alfredo Stroessner tenne in pugno il Paraguay. Fino al 3 febbraio 1989, data in cui fu il suo stesso consuocero, Andrés Rodríguez, a spodestare “El Último Supremo” e a esiliarlo in Brasile.

Rispetto al contesto regionale, la dittatura stronista può essere definita al tempo stesso come emblematica e peculiare. Se da un lato rappresenta a pieno la chiusura di un ciclo di regimi autocratici con molte caratteristiche in comune, dall’altro lato il caso paraguayano si distingue per la cornice di legittimità che il discorso ufficiale riuscì a “cucire addosso” al sistema dittatoriale.

Il risultato più tangibile (e più inquietante) di questa affermazione di potere consistette nella quasi totale mancanza di opposizione politica: prima del golpe del 1989 quasi nessuno in Paraguay osava dichiararsi antiestronista. Subito dopo la svolta storica, per contro, pochissimi hanno riconosciuto di avere garantito di fatto il loro appoggio al regime.

Questa forma di tacita complicità politica rappresenta l’ostacolo più arduo da superare per un’autentica presa di coscienza e rielaborazione della memoria. Per tutti questi motivi, il trentennale che si è celebrato lo scorso febbraio ha fatto riemergere non poche questioni irrisolte in termini di transizione alla democrazia ed “eterno ritorno” del golpismo assolutista sotto altri nomi. Il fatto che il presidente attuale Mario Abdo Benítez sia il figlio del braccio destro di Stroessner (Mario Abdo fu nientemeno che il suo segretario personale) dimostra quanto le radici stroniste continuino a crescere in profondità, sotto l’apparentemente incrollabile Partido Colorado paraguayano.

Chi fu Alfredo Stroessner

Il generale, figlio di immigrati tedeschi, costruì il proprio prestigio sulla narrativa dell’ “eroe guerriero”, una sorta di aurea leggendaria che vedeva in lui l’incarnazione delle virtù patriottiche.

Sarebbe infatti impossibile comprendere l’origine del suo potere senza fare un passo indietro e considerare le due guerre che segnarono profondamente il Paraguay del pre-dittatura. Stroessner partecipò sia alla guerra del Chaco (1932-1935) contro la Bolivia, sia alla guerra civile interna al Paraguay del 1947. Nel 1951 conquistò il grado di comandante in capo delle forze armate nazionali paraguayane, mentre era attivo da molti anni nella forza politica conservatrice e nettamente maggioritaria del Paese, il Partido Colorado.

Nel maggio del 1954 fu a capo del golpe che destituì il presidente Federico Chaves, rappresentante del suo stesso partito. La fazione di colorados che si era distaccata sostenne la sua candidatura e riuscì a inaugurare un ciclo di otto legislature mantenute da elezioni fittizie, nelle quali si riconfermava sempre il potere assoluto di Stroessner.

La creazione di un sistema

La differenza tra il caso del Paraguay e la maggior parte dei regimi assolutisti latinoamericani dell’epoca sta nella solidità dell’ordine politico fondato da Stroessner. Sebbene sia la lettura più diffusa, questa volta sarebbe riduttivo identificare la dittatura con la figura del dittatore stesso: non si trattò di un semplice abuso del potere politico, ma di una completa riformulazione dello stesso. Il sistema normativo era calibrato per favorire l’accentramento del potere e farlo apparire legittimo, l’assolutismo poteva smantellare le iniziative cittadine e reprimere il dissenso “con la ley en la mano” (impugnando la legge).

In parallelo, le ideologie del militarismo e del nazionalismo si rinforzavano, sull’onda lunga dei due conflitti, mai veramente risolti. In tutto ciò, la propaganda ufficiale si incaricò di istituzionalizzare il vincolo strettissimo tra governo, esercito e Partido Colorado.

Come qualsiasi altro mezzo politico, anche l’uso della violenza era attentamente calcolato e legittimato, in modo che il governo potesse agire contro il dissenso senza causare grande clamore.

Tanto è vero che la Commissione per la Verità e la Giustizia del Paraguay fatica ancora oggi a fornire una stima delle vittime della dittatura: solo trentasette corpi furono recuperati, di cui solo quattro identificati.

Il numero dei desaparecidos si aggira intorno alle 500 persone, mentre circa 20.000 furono incarcerate o torturate e altrettante esiliate.

Il golpe del 1989

Lo stesso meccanismo che aveva portato Stroessner al potere, ovvero la dissidenza interna al Partido Colorado, fu ciò che lo tradì. Il leader sottovalutò la tensione tra società e Stato, nonché la presenza nello stesso partito di frange contestatrici sempre più forti.

Proprio il generale Andrés Rodríguez, strettissimo collaboratore e parente acquisito di Stroessner, era a capo di un operativo che intendeva sequestrare il capo di Stato nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 1989. Il piano era forzarlo a dimettersi senza arrivare al confronto militare, ma il fallimento del sequestro fece precipitare la situazione alcune ore prima e determinò uno svolgimento completamente diverso.

In serata, i carri armati guidati dai rivoluzionari circondarono l’edificio del Regimiento Escolta Presidencial di Asunción; di lì a poche ore si sarebbero arresi tutti i corpi armati che fino ad allora erano rimasti fedeli a Stroessner.

Alle 3 del mattino, Stroessner veniva trasportato nell’edificio della Caballería e costretto a firmare un documento di rinuncia dal suo ruolo politico e militare. Mentre le persone si riversavano in strada, Rodríguez si autoproclamava presidente in via provvisoria e annunciava la re-istituzione di elezioni democratiche in Paraguay. Queste si celebrarono il primo maggio 1989 e Rodríguez risultò vincitore con oltre il 74% dei voti.

“Non viviamo più la dittatura stronista, ma in un certo senso continuiamo a vivere lo stronismo”

Il generale Stroessner non fu mai processato per la responsabilità relativa ai 35 anni di dittatura. Dopo essere stato destituito, si avvalse dell’asilo politico in Brasile, dove morì nel 2006.

Se si escludono alcuni membri della polizia, non furono sottoposti a giudizio neppure gli autori delle uccisioni, sparizioni e torture. Allo stesso modo, è molto recente l’inizio del processo di identificazione dei desaparecidos (2016).

Altrettanto assurdo e allarmante è il fatto che, in occasione del trentennale della caduta del regime, il governo attuale non abbia organizzato una manifestazione ufficiale, né il presidente Abdo Benítez ha pronunciato un vero discorso di condanna degli orrori passati (se non dopo essere stato ampiamente criticato per questo motivo).

Il 3 febbraio 2019, i cittadini hanno organizzato una marcia per il centro di Asunción, nella quale è non solo stata invocata la memoria, ma è anche stata reclamata l’urgenza di processare e condannare i responsabili della repressione (“memoria, juicio y castigo”).

I partiti politici dell’opposizione hanno amplificato la risonanza di questa iniziativa di protesta e hanno colto l’occasione per mettere a fuoco le criticità più gravi del Paraguay di oggi – tutte “eredità” dello stronismo – ovvero la corruzione, il clientelismo, le disuguaglianze sociali.

Aldilà dell’egemonia del Partido Colorado e dei ruoli di punta che alcuni ex-stronisti rivestono nel governo, le conseguenze della dittatura si ripercuotono senza sconti sui cittadini.

Negli anni cruciali della Guerra Fredda, il Paraguay riceveva grande appoggio finanziario dagli Stati Uniti, in quanto si definiva apertamente come Stato anti-comunista. Inoltre, una delle principali fonti di entrate economiche era il contrabbando, favorito dalla posizione geografica “chiave” tra Brasile, Argentina e Bolivia. Tutto questo si traduceva nella ripartizione di favori e prebende tra le figure di spicco del regime, rendendo ancora più solido il legame tra governo, partito e forze armate.

Tra gli esempi più significativi ci sono gli 8 milioni di ettari di suolo arabile che fra 1954 e 1989 furono distribuiti tra i fedeli del Partido. Al giorno d’oggi, questo si è tradotto in uno degli indici di distribuzione della ricchezza terriera più disuguali al mondo: secondo un rapporto di Oxfam (2017), infatti, in Paraguay l’1,6% della popolazione controlla l’80% del suolo nazionale.

Fonti e approfondimenti

Abc Color: “La noche del golpe”  02/02/2019

Agencia EFE: “Los paraguayos recuerdan el final de la dictadura en medio del silencio del Gobierno” 02/02/2019

Betrò Francesco: “La lunga notte del Paraguay”, Lo Spiegone 08/04/2017

Carboni Kevin: “Quando le elezioni sembrano inutili: il caso del Paraguay”, Lo Spiegone 20/04/2018

Colmán Gutiérrez Andrés “El final de una larga dictadura”, Última Hora 01/11/2018

Rodríguez, José Carlos : “Los laberintos de la obediencia. Paraguay 1954/1989” Nueva Sociedad Nº 112 Marzo-Abril de 1991 http://www.nuso.org

Smink Veronica “Cómo el régimen de Alfredo Stroessner convirtió a Paraguay en uno de los países más desiguales del mundo” BBC News Mundo 03/02/2019

Vuyk Cecilia “A 30 años del golpe de 1989: el stronismo ayer y hoy”, Nodal  01/02/2019

Exit mobile version