Non solo gasdotti: l’ascesa del gas naturale liquefatto

Nel corso del nostro progetto sulle nuove vie del gas, ci siamo soffermati su una serie di grandi progetti infrastrutturali, ovvero dei gasdotti internazionali in fase di costruzione, che nei prossimi anni porteranno all’Unione europea gli approvvigionamenti necessari. Oggi, in chiusura del nostro percorso, tratteremo invece del gas naturale liquefatto, un elemento peculiare nel quadro delle politiche UE di diversificazione energetica.

L’ascesa del GNL sul mercato energetico europeo e il supporto dell’UE

L’Unione europea è il più grande importatore di gas naturale al mondo, con una domanda di circa 480 miliardi di metri cubi. In Europa, il gas naturale copre circa un quarto del consumo energetico totale. Sebbene nei prossimi anni la domanda sia destinata a rimanere stabile – se non a diminuire in seguito al graduale aumento delle energie rinnovabili e alla riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili, l’UE ha adottato una serie di politiche volte a potenziare la sicurezza dell’approvvigionamenti tramite la diversificazione delle rotte e delle fonti di gas.

Pertanto, oltre ad aver esteso la propria rete di gasdotti internazionali e intra-europei, negli ultimi anni l’Unione europea ha intensificato i propri sforzi per aumentare la capacità di importazione di gas naturale liquefatto in tutto il continente. A differenza del gas tradizionale, il GNL non ha bisogno di una rete infrastrutturale di gasdotti per arrivare in Europa, in quanto può essere trasportato da autocisterne su strada o da navi specifiche via mare. Si tratta, pertanto, di un mercato mondiale – e non regionale – come quello del gas tradizionale, in cui i maggiori Paesi esportatori sono Qatar, Australia, Malesia, Indonesia, Nigeria e – più recentemente – gli Stati Uniti.

A febbraio del 2016, la Commissione europea ha presentato un pacchetto sulla sicurezza energetica sostenibile che, tra le altre cose, includeva una strategia non legislativa per il gas naturale liquefatto. Lo scopo principale era migliorare l’accesso di tutti i Paesi membri al GNL come fonte di gas alternativa, che può essere utilizzato anche come carburante per camion e navi. In una risoluzione votata dal Parlamento europeo qualche mese dopo, si legge, inoltre, come i legislatori europei abbiano deciso di collegare la necessità di aumentare la capacità di importazione del GNL al progetto tedesco-russo Nord Stream 2, un gasdotto molto controverso che ha fatto aumentare l’interesse dell’UE nei confronti della diversificazione degli approvvigionamenti del gas.

In linea con la propria strategia di diversificazione, l’Unione europea ha inoltre messo a disposizione una serie di fondi a supporto di progetti infrastrutturali volti allo sviluppo di terminali di importazione. Le compagnie energetiche che investono in strutture di rigassificazione possono, infatti, attingere dai fondi del Connecting Europe Facility – una delle voci del budget pluriennale europeo –, dal fondo per gli investimenti strategici o essere sostenute finanziariamente dalla Banca europea degli investimenti.

In effetti, negli ultimi mesi il supporto europeo ha cominciato a maturare i propri frutti, con un aumento esponenziale degli arrivi via nave di carichi di gas liquefatto. Ciò ha portato alla formazione di ingenti surplus sui principali mercati europei e, di conseguenza,  ha esercitato una spinta al ribasso sui prezzi del gas trasportato tramite gasdotto. In particolare, l’entrata a regime degli investimenti in capacità di liquefazione e rigassificazione – processi necessari prima dell’immissione nelle reti di distribuzione nazionale – ha assicurato l’entrata sul mercato di Paesi in precedenza esclusi dal commercio mondiale di gas naturale.

Il boom del GNL di Trump

Un aspetto che, ancora una volta, mostra l’intreccio tra dinamiche geopolitiche e commerciali in riferimento al mercato del gas naturale è il recente rafforzamento dell’alleanza transatlantica in materia di GNL. In seguito alla shale revolution degli ultimi anni, gli Stati Uniti si sono affermati come grandi esportatori sui mercati mondiali e hanno trovato in Europa – alleato politico storico – un potenziale acquirente di gas naturale liquefatto, facendo leva sia sulla strategia comunitaria di diversificazione che sulle tensioni commerciali scaturite dalla linea dura del presidente Trump.

Il primo carico di GNL americano è arrivato in Europa ad aprile del 2016, mentre a marzo di quest’anno la Commissione europea ha registrato il volume record di importazioni che hanno toccato 1,4 miliardi di metri cubi. A maggio, il commissario UE per l’energia e l’azione climatica Miguel Arias Cañete ha dichiarato che rispetto all’anno precedente, le importazioni sono aumentate del 272 percento. Alla base di questo boom apparentemente commerciale si cela, tuttavia, una forte spinta da parte del mondo politico.

A luglio dello scorso anno, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno, infatti, firmato un accordo per rafforzare la cooperazione strategica transatlantica in materia energetica. Nello specifico, l’UE si è impegnata ad aumentare le importazioni di GNL americano, una mossa quasi necessaria che ha permesso all’Unione di evitare l’imposizione di dazi americani sulle auto europee in un periodo di particolare tensione commerciale tra i due grandi alleati.

La rinnovata alleanza in campo energetico ha, inoltre, una forte componente geostrategica che, addirittura, ricorda la polarizzazione dell’epoca della guerra fredda. In effetti, il tentativo americano di inserirsi come attore energetico sul mercato europeo è stato spesso accompagnato da una retorica antirussa e sempre in collegamento all’opposizione del progetto Nord Stream 2, considerato come una minaccia per la sicurezza energetica europea.

A un evento organizzato dalla Commissione europea a Bruxelles lo scorso maggio e intitolato “US-EU energy council”, il segretario di Stato americano per l’energia Rick Perry ha definito il GNL americano come “il gas della libertà”. In effetti, a mostrare maggiore interesse per il gas americano sono proprio gli stati storicamente più dipendenti dalle importazioni di gas russo, ovvero i Paesi baltici e quelli dell’Est Europa. A novembre del 2018, la Polonia ha siglato un contratto di approvvigionamento di 24 anni con gli Stati Uniti includendo la polacca PGNiG e l’americana Cheniere Energy.

Progetti e prospettive future

Negli ultimi mesi, l’aumento delle importazioni di GNL è stato ulteriormente favorito dal calo della domanda in Asia, portando addirittura alla riduzione delle quote di mercato delle giganti Equinor (Norvegia) e Gazprom (Russia) – i due più grandi fornitori di gas naturale tramite dotto all’Europa. Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le importazioni in Europa aumenteranno di circa il 20 percento rispetto ai livelli del 2016 entro il 2040, in linea con le prospettive di crescita stimate anche a livello mondiale.

Nel frattempo, Bruxelles è impegnata a cofinanziare nuovi progetti di infrastrutture GNL dalla Grecia alla Spagna, fino all’Irlanda, Svezia e Cipro. Entro il 2022, l’Unione punta a garantire l’accesso al mercato del liquefatto ad almeno 23 degli Stati membri. I progetti più recenti sono collocati in Polonia e Croazia, dove l’UE sta contribuendo con rispettivamente 128 e 124 milioni di euro all’espansione del terminale di Świnoujście sul Mar Baltico e alla costruzione di una nuova struttura sull’isola di Krk.

Infine, è molto probabile che il supporto europeo per il gas naturale liquefatto continui nonostante il cambio istituzionale ormai alle porte. Nella lettera d’incarico per la futura commissaria UE all’energia – se confermata in seguito alle audizioni, Kadri Simson – la presidente eletta Ursula von der Leyen ha specificatamente affidato all’estone il compito di esplorare il potenziale di questa forma di gas, sempre in un quadro di diversificazione degli approvvigionamenti e in vista di una transizione graduale verso un’economia a zero impatto climatico.

Per quanto riguarda il ruolo del gas in generale nel paniere energetico europeo, sarà interessante vedere come la nuova Commissione intenderà bilanciare l’obiettivo di sicurezza energetica con quelli di riduzione delle emissioni e convenienza economica dell’energia, ovvero i tre elementi del cosiddetto “triangolo della politica energetica europea”. In vista del “Green Deal” evocato da Von der Leyen, i vari dipartimenti dell’esecutivo europeo dovranno, infatti, fare i conti con la doppia promessa di aumentare i target di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra senza nuocere alla competitività industriale del blocco.

Fonti e approfondimenti

Bellomo, Sissi, “Gas meno caro, in Europa uno tsunami di Gnl“, Il Sole 24 Ore, 27/03/2019.

De Ceglia, Vito, “Gnl americano alla conquista del ricco mercato europeo“, La Repubblica, 08/03/2019.

King & Spalding. 2018. LNG in Europe 2018. An Overview of LNG Import Terminals in Europe. 

Kravtsova, Ekaterina, “Equinor, Gazprom lose European gas market share as LNG surges“, Reuters, 19/08/2019.

Paraskova, Tsvetana, “LNG unpends Europe’s Gas Market“, OilPrice, 22/09/2019.

Simon, Frédéric, “Freedom gas: US opens LNG floodgates to Europe“, Euractiv, 02/05/2019.

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