Trump sconfitto: i Dem vincono in Kentucky e in Virginia

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Mentre l’inchiesta riguardo l’impeachment va avanti, nelle ultime ore in alcuni Stati degli USA si è votato per le elezioni legislative. La corsa ha riguardato gli uffici governatoriali di Kentucky e Mississippi e il rinnovamento delle camere statali in Virginia, più altre elezioni sparse nel Paese. In un novembre tutt’altro che facile per Donald Trump, sono arrivate quindi anche brutte notizie dalle urne. Voto che per certi versi è stato visto come un piccolo referendum nei confronti del presidente. I democratici infatti hanno vinto in Kentucky e Virginia, Stati nei quali, Trump riportò la vittoria nel 2016. Solo in Mississippi il GOP è riuscito a mantenere il controllo, con una vittoria più stretta di quanto ci si aspettasse.

 

Kentucky

Il risultato più clamoroso di questo election day è stato sicuramente quello del Kentucky. In uno Stato dove nel 2016 Trump sconfisse Hillary Clinton con più di 30 punti di distacco, la sconfitta del candidato repubblicano Matt Bevin, sostenuto pubblicamente dal presidente, è un segnale d’allarme difficilmente trascurabile per i repubblicani. In un comizio di sostegno subito precedente alle elezioni, Trump aveva infatti dichiarato che in caso di sconfitta sarebbe stato “accusato di aver incassato la peggiore sconfitta della storia del mondo”. Una premessa che non ha portato bene all’inquilino della Casa Bianca, il quale, conscio dell’importanza di questo voto, ha deciso di scendere in campo in prima persona. Il candidato democratico Andy Beshear, con la quasi totalità dei seggi scrutinati, riporta infatti un vantaggio di più di 5.000 voti. Una superiorità sufficiente per poter reclamare la vittoria. Tuttavia resta ancora too close to call. Beshear, in ogni caso, si è incoronato vincitore chiedendo al governatore uscente di “rispettare il voto” dei cittadini del Kentucky. Bevin, infatti, senza essere minimamente specifico ha denunciato irregolarità nel voto rifiutandosi di concedere la vittoria a Beshear.

Tuttavia ormai il dado sembra essere definitivamente tratto in favore del candidato democratico, il quale ha riportato così una grande e tutt’altro che scontata vittoria. Gli ultimi sondaggi davano infatti i due candidati molto vicini fino ai primi di ottobre. Dopo di che, l’impopolarità del candidato repubblicano sembra aver dato una spinta in più a Beshear. La costruzione del successo democratico è passata attraverso sia le piccole contee dello Stato sia le città e i sobborghi. Beneficiando dell’entusiasmo liberale, Beshear ha ottenuto molti voti a Louisville e Lexington, le più grandi città del Kentucky. Un dato che rispecchia ampiamente una polarizzazione sempre più crescente negli Stati Uniti, con le zone rurali spesso a maggioranza repubblicana e le grandi città a maggioranza democratica.

 

Virginia

Anche in Virginia il risultato democratico è molto pesante. Dopo aver già vinto le elezioni governatoriali lo scorso anno, i Dem hanno riportato una grande vittoria anche nelle legislative. Per la prima volta negli ultimi 20 anni lo Stato del Sud si tinge completamente di blu, consegnando il trifecta (il totale controllo legislativo) al Partito Democratico. Dopo essere stato bloccato a inizio anno dai repubblicani, il governatore Ralph Northam potrà quindi portare avanti con maggior facilità le sue politiche di aumento salariale e di un controllo più stringente sull’accesso alle armi. Fino a martedì scorso, infatti, il GOP aveva la maggioranza sia alla Camera sia al Senato dello Stato, con un vantaggio nella prima di 51 delegati a 48 e di 20 a 19 nella seconda, con due seggi vacanti in entrambe. Adesso i Dem hanno conquistato almeno due seggi di vantaggio al Senato, e dopo i 15 guadagnati alla Camera nel 2017, ne sono arrivati altri 5 in questa tornata.

Da segnalare le vittorie in un quartiere periferico di Richmond di Ghazala Hashmi, la quale sarà la prima donna musulmana al Senato dello Stato, e di Dan Helmer, il quale ha sconfitto il repubblicano Tim Hugo in un distretto periferico della Virginia del Nord. Distretto diventato per più di un quarto ispanico e asiatico, caso emblematico del cambiamento demografico che sta riguardando da vicino lo Stato che un tempo fu sede della Confederazione. I sondaggi pre-elettorali già davano in vantaggio i Dem, specialmente grazie ai temi sopra citati e all’espansione di Medicaid. Altro fattore che ha aiutato i democratici è poi la rimappatura dei distretti nella Virginia sudorientale dopo la conferma dell’ordine dato dai tribunali distrettuali da parte della Corte Suprema. In precedenza, infatti, le mappe apparivano come distribuite su base razziale secondo la tecnica del gerrymandering. Le nuove mappe hanno spostato più di 400.000 elettori neri in 25 distretti, distribuendo in maniera più uniforme tali elettori, il che ha dato ulteriore vantaggio ai Dem. In ogni caso, solo qualche distretto al di fuori delle grandi città come Washington, Richmond ed Hamptoan Road è stato realmente competitivo. Inoltre, in Virginia il presidente Trump ha deciso di non essere presente, inviando il suo vice Mike Pence: un’assenza notata fra i repubblicani della Virginia che può aver avuto il suo peso in un momento in cui invece i democratici hanno forzato la mano sul tema dell’impeachment e dell’abbandono dei curdi, polarizzando lo scontro sulla figura del presidente.

 

Mississippi

Donald Trump può comunque leccarsi le ferite pensando al Mississippi, dove il candidato Tate Reeves ha sconfitto il democratico anti-aborto e pro-armi Jim Hood. In questo Stato, nel 2016 Trump sconfisse Hillary Clinton con più di 16 punti percentuali di vantaggio. Quest’anno il candidato repubblicano ha vinto la corsa con poco più del 5%: un dato che fa sicuramente riflettere. In ogni caso, già alla vigilia il candidato del Grand Old Party aveva il favore dei sondaggi in un territorio storicamente repubblicano e conservatore, dove dal 1999 nessun democratico è stato più eletto a governatore. Tuttavia, in pochi si aspettavano una gara così competitiva ed equilibrata. Un equilibrio dovuto dalle buone carte giocate da Hood, il quale, in uno degli Stati più poveri d’America, aveva promesso che in caso di vittoria avrebbe espanso Medicaid ai sensi dell’Obamacare. Anche la sua campagna comunicativa si è dimostrata efficace e apprezzata, con degli spot televisivi che lo ritraggono armato, sul suo pick-up e in giro con il suo cane da caccia. Nello Stato del Delta la polarizzazione è stata fortemente influenzata dalle differenze etniche e demografiche: nelle zone a maggioranza afroamericana i democratici hanno vinto con ampi consensi, mentre nel resto del Mississippi non c’è stata partita.

 

Cosa ci dicono questi risultati?

Se già l’anno scorso le periferie avevano consegnato la Camera al controllo democratico, anche in questi risultati è possibile notare come in queste zone il consenso verso il presidente tenda ulteriormente a scendere. Le principali contee periferiche del Kentucky e della Virginia, ma anche quelle della Pennsylvania e di Philadephia, dove anche lì si è votato a livello statale, si sono tinte di blu. Un cambiamento dovuto per lo più a una forte mobilitazione dal basso, all’aiuto di elettori con un reddito medio più alto e grazie a molte donne, le quali non apprezzano la retorica maschilista e dallo stile pugilistico di Trump.

In Kentucky la periferia di Cincinnati ha fortemente spinto per il candidato democratico, mentre in Virginia i sobborghi di Richmond e Washington sono stati decisivi. Se in Virginia questo cambiamento è più facilmente riscontrabile, anche grazie al dibattito politico sulle armi che ha caratterizzato la campagna nello Stato dove ha sede la NRA, in Kentucky la questione è più complessa. La vittoria democratica è infatti molto ristretta e molti analisti imputano tale risultato al candidato repubblicano, il quale già in partenza era additato come il più impopolare dei Governatori. A questo va aggiunto che nel resto del territorio, a livello statale, i Dem hanno perso ovunque. Una sorta di promemoria che suggerisce come tale Stato sia ancora abbastanza conservatore. Per decenni, in ogni caso, i sobborghi sono stati i cardini della coalizione elettorale repubblicana. Tutti collegi elettorali vitali dove i candidati conservatori cercano da sempre di superare la popolarità che i democratici hanno nelle città più grandi. Ma queste aree sembra si stiano costantemente allontanando dal GOP poiché il partito si è distaccato dalla sua agenda tradizionale di centro-destra con temi come le tasse e la sicurezza pubblica in favore di temi più divisivi e cari ai conservatori bianchi delle zone rurali. Temi come la protezione dei diritti delle armi, la limitazione dell’aborto e la repressione dell’immigrazione clandestina. In tal senso, l’elezione di Trump nel 2016 ha drasticamente accelerato la migrazione dal Partito Repubblicano, favorendo un esodo di elettori moderati già a disagio, lontano da un partito fortemente influenzato dalla figura caustica del presidente e maggiormente caratterizzato da opinioni di estrema destra su razza e immigrazione. Se qualcuno pensa che il risultato di questi giorni però dica che Trump è in difficoltà si sbaglia di grosso. La sfida dell’anno prossimo è ancora tutta da decidere.

 

 

Fonti e approfondimenti

Jonathan Martin, Democrats Win Control in Virginia and Claim Narrow Victory in Kentucky Governor’s Race, The New York Times, 07/11/2019

Trip Gabriel, Virginia Election: Democrats Take Full Control of State Government, The New York Times, 05/11/2019

Lisa Lerer, What the 2019 Election Means for 2020, The New York Times, 06/11/2019

Election Day 2019: Key Votes in Virginia, Kentucky, Mississippi, The New York Times, 06/11/2019

Trip Gabriel, Jonathan Martin, Alexander Burns, The G.O.P.’s Election Day Problem in the Suburbs Is Getting Worse, 06/11/2019

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