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Le proposte di politica interna dei candidati democratici

Con questo secondo e ultimo articolo sulle proposte dei candidati democratici, analizzeremo quelle sulla policy dei candidati democratici sull’immigrazione, gun control e tecnologie. Le diversità sussistono e creano una certa varietà sul tavolo politico democratico.

Proposte maggiormente radicali si alternano infatti a proposte più moderate, tendenti all’anima centrista del partito. Una differenziazione che si rispecchia a pieno con la crescente spinta degli ultimi anni verso sinistra all’interno dello schieramento. Una spinta data dalla corrente dei social democrats, in questa corsa rappresentati da Bernie Sanders.

Immigrazione

La senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, propone un piano molto simile a quello che era stato proposto da Julian Castro, uscito dalla corsa e fresco di endorsement nei confronti della stessa Warren. L’idea è quella di depenalizzare l’attraversamento del confine senza documenti, includendo una riduzione della detenzione per i clandestini, con l’eliminazione delle strutture di detenzione private e l’ampliamento delle strutture mediche e dei tribunali con giurisdizione riguardante l’immigrazione.

C’è da dire che in merito alle strutture detentive, quasi tutti i candidati sostengono alternative a esse, compreso il monitoraggio elettronico e il monitoraggio del lavoro sociale.

Bernie Sanders ha poi proposto di estendere le protezioni per i giovani migranti, privi di documenti, e i loro genitori, fermare temporaneamente le espulsioni e depenalizzare i valichi di frontiera. Piuttosto che rendere il passaggio illegale, porrebbe infatti dei divieti di ingresso in alcuni casi, se non si fosse autorizzati da un visto di lavoro, rendendo un’ipotetica violazione una questione civile anziché penale.

L’idea del senatore cerca, quindi, di legare il commercio e i diritti del lavoro all’immigrazione, garantendo un salario minimo anche ai nuovi arrivati. Interessante poi l’idea di ampliamento dei programmi dell’era Obama come il DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals) al fine di proteggere i migranti dalla deportazione.

Il senatore del Vermont mirerebbe anche a estendere le protezioni per i genitori di alcuni di questi migranti. Un discorso che si ricollega a quello sui cosiddetti Dreamers. Per quanto riguarda il Muslim Ban, promulgato da Trump, l’idea sarebbe quella di abolirlo.

Anche Joe Biden non ha mai nascosto il suo placet verso il DACA di Obama nel dare protezione temporanea ai bambini immigrati non autorizzati. Tuttavia, egli non appoggia alcune delle politiche più progressiste che sono state proposte o abbracciate da altri candidati, come il depenalizzare l’atto di attraversare il confine senza autorizzazione. Aumenterebbe a 125.000, tuttavia, il numero di rifugiati che gli Stati Uniti ammettono ogni anno, alla pari di quanto promesso dalla Warren, ampliando il personale nei tribunali per l’immigrazione e garantendo protezione a chi fugge da persecuzioni e oppressioni politiche.

Biden promette di porre fine alle pratiche del presidente Donald Trump, come la detenzione dei minori in strutture preposte alla frontiera col Messico, in linea col resto del campo democratico.

Buttigieg, infine, intende invece aprire un ufficio nazionale per i “nuovi americani” per coordinare gli sforzi federali, statali e locali che promuovono “l’integrazione e l’inclusione” di immigrati e rifugiati, ponendo al centro il collocamento in base alle offerte di lavoro.

Gun control

Il tema del controllo delle armi è invece ormai da decenni una delle principali issues sul tavolo dei Democratici. Un problema ricorrente, anche a causa delle ormai non stupefacenti sparatorie, che ogni anno causano centinaia di morti e affliggono il paese.

Tra i candidati, nel corso dei mesi e dei dibattiti, la questione è stata più volte affrontata. Per Bernie Sanders bisognerebbe non perdere più tempo e vietare la vendita e la distribuzione delle armi d’assalto in maniera netta e definitiva. Il senatore ha rivendicato con orgoglio il proprio score di votazioni contrarie nei confronti di qualsiasi provvedimento teso a dare maggiori libertà sulla materia.

Anche la sua posizione verso la NRA è dura. Il senatore crede infatti che la lobby delle armi non debba più influire sui processi legislativi. Considerando che nel solo 2017 ben 39.773 hanno perso la vita a causa delle armi da fuoco, il discorso trova un certo fondamento. Tuttavia, sia lui che gli altri candidati dovrebbero scontrarsi contro la contrarietà repubblicana a qualsiasi divieto e le posizioni della stessa NRA basate sul Secondo Emendamento.

Anche Elizabeth Warren è su una posizione simile a quella di Sanders. Il suo piano prevede la nomina di un procuratore generale incaricato di indagare sulle pratiche commerciali della NRA e di rendere più difficile l’esportazione di armi dagli Stati Uniti. Inoltre, anche lei vorrebbe far approvare un divieto federale verso la vendita libera. Il suo piano avvolge il controllo delle armi in un più ampio pacchetto anticorruzione, che include l’identificazione del nazionalismo bianco come una forma di terrorismo interno (in riferimento alla sparatoria di El Paso dell’agosto 2019 e alla figura dell’attentatore, legata a tali ambienti).

Anche Biden lo scorso ottobre ha pubblicato un piano che prevede il divieto di vendere armi d’assalto e caricatori ad alta capacità. Tale piano offre a coloro che già possiedono queste armi due scelte: venderle al governo o registrarle ai sensi del National Firearms Act. Obbliga, inoltre, a controlli universali di fondo per tutte le vendite di armi, andando poi ad incentivare gli Stati a implementare i propri programmi di licenza.

Pete Buttigieg, infine, intende affrontare il problema delle sparatorie di massa spendendo un miliardo per aiutare le forze dell’ordine a combattere il nazionalismo bianco e “rispondere agli attacchi terroristici interni prima che si verifichino”. Anche il suo piano vieta la vendita di armi d’assalto, con l’istituzione di controlli universali e un sistema nazionale di licenza delle armi.

Tecnologie

Nel settore tecnologico, due visioni simili sono rappresentate da Sanders e Warren. Critici contro le grandi imprese, i due stanno delineando forse le proposte di investimento sulla banda larga più decisive, immaginando reti dirette gestite da governi, organizzazioni no profit e cooperative, escludendo espressamente i fornitori di servizi Internet a scopo di lucro come AT&T Corporation e Verizon.

La Warren prevede un investimento da 85 miliardi di dollari per un'”opzione pubblica per la banda larga” elargito dal Dipartimento dello sviluppo economico. Soldi utilizzabili solo da cooperative tecnologiche e telefoniche senza fini di lucro, realtà cittadine, contee e altre suddivisioni statali. Sanders, nel frattempo, ha proposto 150 miliardi di dollari in sovvenzioni infrastrutturali e assistenza tecnica ai governi locali e statali per la creazione di reti Internet “di proprietà pubblica controllate democraticamente”. I repubblicani non sono favorevoli e hanno già definito tali idee sbagliate bollandole come socialiste.

Biden ha proposto di investire 20 miliardi nella banda larga rurale, mentre Buttigieg si sta mobilitando a favore di un piano “Internet for all” da 80 miliardi che aiuterebbe le comunità locali a ottenere la banda larga. La proposta di Warren vorrebbe poi che i policymaker cercassero di sciogliere fusioni di successo come le acquisizioni di WhatsApp e Instagram da parte di Facebook. Il dibattito sui giganti dell’hi-tech e sui social network, dal 2016 a oggi, è stato fortemente acceso.

L’elezione di Donald Trump ha infatti segnato una cesura per il campo democratico, in quanto la diffusione non punita di fake news, slogan d’odio e toni forti, nella loro opinione, avrebbe favorito l’elezione del tycoon di New York. Lo scandalo Cambridge Analytica, con la violazione della privacy di più di 50 milioni di profili Facebook, ha sicuramente inciso molto in tal senso; così come le rivelazioni di coloro i quali hanno lavorato nell’azienda.

Conclusioni

Analizzando tali proposte si notano chiaramente le differenze che intercorrono fra i candidati. Se da un lato troviamo dei candidati maggiormente progressisti con idee a volte più radicali, dall’altra parte troviamo invece un’offerta politica maggiormente moderata che strizza l’occhio a un elettorato tradizionale.

Le proposte di Bernie Sanders ed Elizabeth Warren possono essere tranquillamente inquadrate nell’area progressista, trovando il favore dei millennials e dei più giovani. Per quanto riguarda Biden e Buttigieg invece dobbiamo fare riferimento all’area moderata che trova anche un maggiore riscontro nell’establishment del partito.

Difficile per ora fare pronostici su chi potrebbe essere lo sfidante più competitivo. Molti credono che la crescente polarizzazione del dibattito politico negli USA potrebbe favorire un candidato più radicale. Altri ritengono invece che molti elettori democratici o repubblicani più moderati e tradizionali non sposterebbero mai il loro voto su quel tipo di candidato. Necessario comunque dire che per poter portare avanti le proposte analizzate, sarà necessario un maggiore controllo del Congresso con il Senato, in questo momento in mano al GOP.

Fonti e approfondimenti

Orion Rummler, Where 2020 Democrats stand on gun control, Axios, 02/10/2019

Tara Golshan, The 2020 Democratic immigration debate, explained, Vox, 29/07/2019

Jacob Pramuk, Bernie Sanders wants to revamp trade deals, labor protections as part of sweeping immigration plan, CNBC, 07/11/2019

Nicole Narea, Joea Biden’s immigration plan, explained, Vox, 12/12/2019

Tucker Higgins, Pete Buttigieg unveils his immigration agenda, pledging ‘path to citizenship’, CNBC, 22/12/2019

Editorial board, The issues, Politico

 

 

 

 

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