In lobby with EU: le organizzazioni non governative

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Le Organizzazioni Non Governative (ONG) rappresentano il secondo gruppo più numeroso di lobbisti, stando ai dati del Registro per la trasparenza della Commissione europea. Dopo aver analizzato, negli articoli precedenti, i meccanismi che regolano le attività di lobby nell’Unione europea e aver osservato alcuni dei gruppi di interessi economici più influenti, come quelli dei combustibili fossili o del settore tecnologico, in questo articolo prenderemo in considerazione le attività e le modalità di lobbying delle organizzazioni non governative.

Questi gruppi sono in grado di esercitare una profonda influenza sul processo di policy making dell’Unione, agendo direttamente su partiti e parlamentari europei (MEP) che condividono le loro istanze, fornendo attività di consulenza o tramite azioni di mobilitazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

 

Cosa si intende per Organizzazione Non Governativa

Nella letteratura scientifica e istituzionale il termine ONG fa riferimento a specifici gruppi di interesse della società civile, caratterizzati da una struttura organizzativa formale, no profit e indipendenti rispetto ai governi nazionali. Tuttavia, non esiste una definizione unitaria che cristallizzi il significato di ONG e il termine resta vago e suscettibile di interpretazioni.

Secondo le Nazioni unite, ad esempio, una ONG è “qualunque tipo di gruppo no-profit di cittadini organizzato a livello locale, nazionale o internazionale”. In questo modo non viene esclusa la possibilità di associazione e accordo con i governi nazionali, facendo sorgere dei dubbi rispetto alla loro indipendenza.

Le istituzioni europee non applicano la stessa definizione dell’ONU, proprio per non cadere nella fallacia interpretativa che legittimerebbe possibili ingerenze dei governi nazionali nelle azioni delle ONG, andando così a minare l’intero processo decisionale europeo. Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, ha affermato come sia impossibile organizzare tutte le differenti caratteristiche organizzative e legali delle ONG, derivanti dai diversi ordinamenti nazionali, in un’unica definizione valida per tutto l’ordinamento europeo. Per ovviare a questo problema i diversi dipartimenti della Commissione hanno quindi stabilito proprie definizioni o ovviato al problema utilizzando le definizioni normative dei diversi Stati membri.

Un tentativo concreto, seppur parziale, di regolamentare questa situazione di incertezza riguarda le caratteristiche necessarie perché una ONG possa accedere al finanziamento europeo. Queste indicazioni, contenute in un report del Parlamento europeo del gennaio 2019, stabiliscono alcuni criteri necessari perché un’organizzazione possa essere considerata come ONG e ricevere quindi i finanziamenti. Tali requisiti sono:

  • Personalità giuridica no-profit;
  • Indipendenza da governi, pubbliche autorità, gruppi politici e commerciali;
  • Interessi e attività nella difesa dell’ambiente e nell’ambientalismo, finalizzati alla tutela del bene pubblico, allo sviluppo sostenibile e all’implementazione delle politiche ambientali dell’Unione europea;
  • Sede legale in uno degli Stati membri;
  • Capacità operativa a livello europeo (presenza in almeno tre Stati membri).

È chiaro, dunque, che in mancanza di una definizione condivisa le istituzioni europee si basino principalmente sulle legislazioni nazionali e come questa situazione renda ampio e difficilmente controllabile l’insieme di ONG riconosciute come tali e capaci di esercitare pressione sul processo decisionale.

Il principale strumento di controllo è il Registro per la trasparenza, al quale devono registrarsi tutti i gruppi di interesse che vogliano avere accesso al Parlamento e alla Commissione europea, nonché per avere incontri formali con i membri del parlamento. Istituito nel 2011, comprende un totale di 11.793 organizzazioni, delle quali 3.127 – circa un quarto del totale – sono ONG (dati aggiornati al 21/03/2020). Il grande limite di questo istituto è la sua base volontaria, per cui tutte le organizzazioni che esercitano pressione con strategie informali, non sono iscritte e, di fatto, eludono il controllo istituzionale.

 

Inside e Outside Lobbying

Le strategie di lobbying operate dalle ONG vengono divise in due tipologie: inside e outside lobbying. Queste due modalità si differenziano per i soggetti coinvolti, i luoghi in cui si svolgono e il tipo di influenza esercitata sul processo di policy making.

L’inside lobbying ha come obiettivo gli attori politici e le istituzioni; avviene all’interno delle sedi istituzionali e in incontri privati; ha un’influenza diretta sulla formulazione delle politiche pubbliche  e comporta una trasmissione diretta delle informazioni dal gruppo di interesse al policy maker, tramite la partecipazione a comitati parlamentari, comitati tecnici e di consulenza.

Le ONG in grado di esercitare inside lobbying, e iscritte al Registro per la trasparenza, possono partecipare alle consultazioni della Commissione europea, esprimendo raccomandazioni e pareri direttamente alla Commissione, o partecipare agli intergruppi del Parlamento europeo. Secondo i dati del Registro della trasparenza, le ONG che operano a questo livello si concentrano prevalentemente su tre aree: salute, ambiente ed energia. Alcune delle ONG più influenti nell’inside lobbying sono WWF, Greenpeace, Oxfam e Open Society.

L’outside lobbying, invece, ha luogo nella sfera pubblica e coinvolge direttamente i cittadini europei; include campagne mediatiche e attivismo tradizionale come sit-in e proteste; ha un’influenza indiretta sul processo decisionale e la trasmissione di informazioni del gruppo di interesse arriva ai policy makers tramite il pubblico e i media.

Questa modalità di azione è la più comunemente utilizzata dalle ONG, soprattutto da quelle di più piccole dimensioni che non riescono ad accedere ai canali di comunicazione diretti con le istituzioni europee. Inoltre, con lo sviluppo dei nuovi media digitali molte ONG hanno potuto organizzare campagne di pressione molto efficaci con costi molto limitati.

 

Conclusioni

Le ONG rappresentano un fondamentale elemento di dialogo tra società civile e istituzioni europee, grazie al loro potere di influenza diretta e indiretta su istituzioni e opinione pubblica. Questo importante mezzo di connessione resta però problematico, a causa dell’impossibilità di tracciare in maniera completa le loro possibili affiliazioni con governi e gruppi commerciali. Per questo il Parlamento europeo sta premendo per istituire l’iscrizione obbligatoria al Registro per la trasparenza, includendo anche il criterio della tracciabilità dei fondi come necessario per accedervi.

La componente “fumosa” del potere delle ONG è quindi un problema per la solidità delle azioni dell’Unione. Dato il loro potenziale, possono essere utilizzate come strumento ostruttivo degli obiettivi comunitari specialmente rispetto alle politiche commerciali, come indicato da Matthias Bauer del Wilfred Martens Center for European Studies. La situazione è aggravata dal fatto che alcune di esse ricevono finanziamenti UE, portando alla paradossale situazione in cui l’Unione potrebbe finanziare organismi a lei avversi.

In conclusione, da una parte le ONG rappresentano un sostegno vitale per incrementare la democrazia, il dialogo civico e la partecipazione dell’opinione pubblica comunitaria all’interno della politica comunitaria. Dall’altra, però, esse possono essere strumenti di destabilizzazione molto potenti se non controllati e verificati all’origine.

 

 

Fonti e approfondimenti

United Nation Civil Society Unit 

Transparency International EU

Transparency Register

European Parliament, Democratic accountability and budgetary control of non-governmental organisations financed from EU budget, 21 gennaio 2019.

Martini Laura, Non-governmental organisations and lobbyin strategies on EU trade policy, University of Limerick, 2017.

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