Repubblica Dominicana: elezioni sì o sì

Repubblica Dominicana elezioni
@Adolfo Sesto - Wikimedia Commons - CC BY-SA 4.0

Oggi, domenica 5 luglio, si tengono le elezioni presidenziali e congressuali in Repubblica Dominicana, dopo il rinvio che ha fatto slittare l’appuntamento del 17 maggio. Per la prima volta dopo sedici anni, l’opposizione ha buone probabilità di avere la meglio rispetto al partito al potere, il Partido de la Liberación Dominicana.

La Costituzione del Paese è molto rigida nella formulazione dei termini per la successione: ogni legislatura entra in carica il 16 agosto. È questo il motivo per cui, mentre nel resto della regione latinoamericana le elezioni sono state rimandate almeno a settembre, il caso della Repubblica Dominicana ha la caratteristica di essere una sorta di ultimatum. D’altra parte, nel contesto dell’emergenza sanitaria, è forte il rischio che il timore dei contagi si rifletta nell’astensione dal voto e che quindi il risultato di oggi possa essere distorto.

Il sistema elettorale

Circa 7,5 milioni di cittadini dominicani sono chiamati a votare tre schede: la prima per esprimersi su presidente e vicepresidente, la seconda per il Senato e la terza per la Camera dei deputati. Tutti i rappresentanti sono eletti in forma diretta, con l’eccezione dei deputati che rappresentano i dominicani all’estero, associati alla scheda presidenziale.

Il sistema che regola l’elezione del Senato è lo scrutinio maggioritario uninominale (32 seggi), mentre per i 190 membri della Camera dei deputati vale la rappresentanza proporzionale per province o per distretto elettorale all’estero. Infine, cinque seggi saranno assegnati a livello nazionale ai partiti che abbiano ricevuto almeno l’1% dei voti in tutto il Paese.

Per quanto riguarda l’elezione del presidente della Repubblica, la condizione per vincere al primo turno è che un candidato raggiunga almeno il 50% delle preferenze. In caso contrario, è previsto un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto più voti. La seconda eventuale tornata elettorale è fissata per il 26 luglio.

Il caso delle elezioni municipali

Non si tratta del primo rinvio che complica il calendario elettorale di quest’anno. Il giorno stesso delle elezioni municipali, il 16 febbraio, queste erano state interrotte in quanto la Junta Central Electoral (l’organo responsabile dei processi elettorali) aveva rilevato degli errori che i nuovi dispositivi per il voto automatizzato ripetevano in modo generalizzato. La sospensione del voto a urne già aperte era stata percepita dalla popolazione come uno scandalo; di più, come un sabotaggio e la privazione di un diritto legittimo, nelle parole di un comunicato firmato dai principali gruppi politici del Paese.

Perché investire tanto in macchinari per automatizzare il voto, se il risultato è controproducente? Possibile che le falle non fossero emerse fino al giorno effettivo del voto? Chiedendo a gran voce una risposta a queste domande, i cittadini avevano iniziato a manifestare il giorno stesso della sospensione. Le proteste hanno raggiunto il culmine il 27 febbraio, giornata nazionale in cui la Repubblica Dominicana celebra il Trabucazo, ovvero la fine della guerra di indipendenza contro l’occupazione haitiana, nel 1844. Nell’ambito delle contestazioni contro il governo in carica, si sono verificati anche diversi episodi di violenza.

Questa esperienza recente ha lasciato nella popolazione una scia di scontento e di sospetto nei confronti della politica, elementi che giocano un ruolo importante nel momento in cui si avvicina  un’elezione presidenziale.

La grande crescita economica dominicana

Non si può comprendere a pieno la congiuntura economica e sociale in cui si trova la Repubblica Dominicana senza allargare il campo alla confinante Haiti: le due nazioni condividono l’isola di Hispaniola e la loro storia è intrecciata. All’inizio del Novecento, la capitale haitiana Port-au-Prince era una metropoli che intratteneva fruttuose relazioni commerciali e di conseguenza aveva molto da offrire. Al contrario, l’omologa Santo Domingo era poco più di un villaggio, senza servizi e dal carattere provinciale.

La situazione cambiò radicalmente quando nell’isola venne innestata l’economia capitalista globalizzata, attraverso le Sugar Companies statunitensi. La Repubblica Dominicana implementò la produzione di zucchero su grande scala, mentre Haiti, che non poteva contare su un territorio adatto, ma su una popolazione numerosa, contribuiva con manodopera a basso costo e priva di ogni diritto. Così iniziava il decollo dominicano come economia dipendente dall’esportazione e, per contro, Haiti piombava in uno stato di miseria da cui ancora non si è ripresa.

La diversificazione economica e il turismo permisero alla Repubblica Dominicana di continuare a prosperare. Ma non bisogna dimenticare che questa crescita non sarebbe stata possibile senza la messa in atto di un vero sistema di sfruttamento dei lavoratori migranti haitiani. Oltre a questa grave spaccatura nel tessuto sociale, il Paese ha un grave problema con la percezione della corruzione politica. Nel 2019 ha perso 8 posizioni nella classifica di Transparency International che misura appunto la fiducia nella trasparenza dei diversi sistemi nazionali, classificandosi 137esima su 198.

Le proteste dello scorso febbraio hanno messo in luce tutta l’esasperazione di un popolo che non riesce a spiegarsi il costante arricchimento della classe politica e il fatto che, nonostante gli scandali e le accuse di brogli, sempre le stesse figure si impongano sul panorama elettorale.

La situazione attuale

Considerata la tensione nella congiuntura politica e sociale e gli importanti appuntamenti elettorali di quest’anno, la pandemia di Covid-19 ha colto la Repubblica Dominicana nel peggior momento possibile. Il 19 marzo era entrato in vigore lo stato di emergenza nazionale, successivamente prorogato per cinque volte. La misura è stata sollevata il 1° luglio, ma la diffusione dei contagi continua a essere preoccupante: al 30 giugno, il numero di casi confermati ogni 1000 persone è 3,03: una tra le proporzioni più alte di tutta l’America latina e, stringendo il campo alla regione America centrale e Caraibi, seconda solo a Panama.

Nonostante tutto, la Junta Central Electoral ha comunicato che non ci sono impedimenti né di tipo amministrativo né logistico per la celebrazione di queste elezioni: il protocollo sanitario è pronto da settimane e l’ipotesi di un secondo rinvio non è mai stata avanzata dal JCE. “Le elezioni si svolgeranno sì o sì il 5 luglio”, ha ribadito il presidente del JCE, Julio Castaños Guzmán. Al contrario, le organizzazioni civiche hanno espresso preoccupazione riguardo alla democraticità di questa chiamata alle urne e a quella che sarà effettivamente la partecipazione popolare.

I candidati alla presidenza

Sei candidati si contendono la carica presidenziale: Gonzalo Castillo (Partido de la Liberación Dominicana), Luís Abinader (Partido Revolucionario Moderno), Leonel Fernández (Fuerza del Pueblo), Guillermo Moreno (Alianza País), Juan Cohen (Partido Nacional Voluntad Ciudadana) e Ismael Reyes (Partido Demócrata Institucional).
Tutti i sondaggi pre-elettorali riportano percentuali di preferenza estremamente basse per gli ultimi tre.

Leonel Fernández ha alle spalle una lunga carriera di campagne presidenziali, nelle quali ha avuto la meglio per ben tre volte. Fernández, infatti, è stato eletto presidente della Repubblica Dominicana nel 1996, nel 2004 e nel 2008. L’attuale legge sulla rielezione del presidente non permette due candidature consecutive, ma nel passato questo passaggio della Costituzione è stato oggetto di ripetute riforme, delle quali Fernández ha potuto beneficiare.

Il presidente attualmente in carica, Danilo Medina, aveva annunciato un tentativo di riforma analogo nel 2018, con l’intenzione di poter competere per la sua terza volta, ma si era scontrato contro un muro di dissenso.

I sondaggi attuali vedono Fernández in terza posizione: l’ex-presidente ha perso credibilità quando è stato colpito dalle accuse di frode elettorale nel corso delle primarie dello scorso ottobre. Sempre in questa occasione, ha dovuto rinunciare alla testa del Partido de la Liberación Dominicana (centro-sinistra sempre più tendente al populismo), di cui era una figura emblematica. Negli ultimi anni, questo partito ha visto ben poche formazioni in grado di controbilanciarne il potere, come dimostra il fatto che dal 1996 è stato incarnato dalla carica presidenziale per cinque volte. Mentre Fernández corre per il neofondato partito Fuerza del Pueblo, il partito oficialista PLD sarà quindi rappresentato dall’imprenditore Gonzalo Castillo, soprannominato El Penco (nella variante dominicana è una parola positiva, che si può tradurre come “imbattibile”).

Secondo diverse accuse a suo carico, Castillo avrebbe avuto stretti rapporti con la ditta di costruzioni Odebrecht e di conseguenza un ruolo nello scandalo, proprio mentre era ministro delle Opere Pubbliche (2012-2019).

Ciononostante, in base ad alcune stime, avrebbe buone probabilità di diventare presidente. La maggior parte dei sondaggi, invece, considera queste elezioni una sorta di spartiacque proprio perché potrebbe vincere l’opposizione, rappresentata dal moderato Luís Abinader. Abinader ha guidato la scissione nel Partido Revolucionario e fondato il Partido Revolucionario Moderno, di ideologia progressista e liberale.

Soprattutto alla luce della disputa tra i due caudillos ed esponenti della vecchia politica (Fernández e Medina) e dei sospetti di corruzione che pendono su Castillo, bisogna riconoscere che Abinader riscuote una popolarità notevole tra i dominicani.

In ogni caso, date le condizioni più che eccezionali delle elezioni di oggi, la simpatia degli elettori non rappresenta una garanzia di successo per Abinader. Una seconda tornata è probabile, ma tutto dipende da quanti cittadini decideranno oggi di recarsi alle urne.

Fonti e approfondimenti:

H. Dilla Alfonso: “República Dominicana: cuando la xenofobia se institucionaliza” Nueva Sociedad, 11-12/2019

C. A. Montaner: “República Dominicana: elecciones y corrupción”, La Prensa, 30/06/2020

N. Perdomo Cordero, “¿Qué pasa si no hay elecciones antes de agosto?”, El Día, 14/04/2020

Redazione “Presidenciales en medio de la pandemia: más de 7,5 millones de personas habilitadas para votar este domingo” Nodal, 29/06/2020

Redazione “Rep. Dominicana: movimientos sociales exigen garantías para las elecciones del 5 de julio” Nodal, 23/06/2020

Redazione “COVID-19 en República Dominicana: candidato presidencial Luis Abinader da positivo y hay record de contagios en 24 horas” Nodal, 11/06/2020

Agencia EFE “República Dominicana elige al sucesor de Medina en medio de la pandemia” Eldiario.es, 29/06/2020

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