Elezioni presidenziali a Cipro Nord, al voto anche i rapporti con la Turchia

Presidenziali Cipro Nord
@Graeme Churchard - Flickr - CC BY 2.0

L’11 ottobre si tengono le elezioni presidenziali nella Repubblica Turca di Cipro Nord. Inizialmente erano state programmate per il 26 aprile, ma sono state posticipate a causa dello scoppio della pandemia da Covid-19. Il risultato elettorale assume una rilevanza particolare, dal momento che potrebbe incidere sull’evoluzione della delicata situazione politica nell’area del Mediterraneo orientale.

Il sistema politico e il presidente della Repubblica

La dichiarazione di indipendenza della Repubblica Turca di Cipro Nord del 1983 pose le basi per la stesura di una nuova Costituzione, approvata con circa il 70% dei voti a favore nel referendum nel 1985. La Repubblica Turca di Cipro Nord è una repubblica semi-presidenziale, in cui il presidente della Repubblica viene eletto per un mandato della durata di cinque anni. Per essere eletto, un candidato deve ottenere la maggioranza assoluta. Nel caso in cui nessuno dei candidati la ottenga al primo turno, i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti vanno al ballottaggio dopo sette giorni. Il presidente della Repubblica è il capo di Stato e rappresenta l’unità e l’integrità del Paese e della comunità. Tra i suoi compiti vi è la nomina del Primo ministro e dei ministri su proposta del presidente del Consiglio.

I candidati di punta

Degli undici candidati che concorreranno per la presidenza, sei sono stati in varia misura protagonisti della vita politica del Paese negli scorsi anni. Tra i favoriti nei sondaggi c’è l’attuale presidente, Mustafa Akinci che, nel 2015, sostenuto dal partito social-democratico Communal Democracy Party (TDP), vinse con il 60% dei voti al secondo turno, sconfiggendo Dervis Eroglu, sostenuto dal partito nazional-conservatore National Unity Party (UBP). In lizza anche Kudret Ozesay, leader del partito anti-corruzione di centro (HP), nonché ex Primo ministro e attuale ministro degli Esteri: il governo di coalizione formatosi con le elezioni del gennaio 2018, di cui era a capo, cadde a maggio 2019. Il governo di coalizione era formato da quattro partiti: l’HP, i partiti di centro-sinistra, Communal Democratic Party (TDP) e Republic Turkish Party (CTP), e il partito di destra Democratic Party (DP). Questa coalizione aveva escluso dal governo l’UBP e il Rebirth Party (YDP), un gruppo di destra formato primariamente da coloni turchi. Più tardi, nello stesso maggio 2019, Ozesay diede vita a una nuova coalizione insieme all’UBP, il cui leader Ersin Tatar, ora Primo ministro, è in corsa per la poltrona presidenziale. Il nuovo esecutivo si è maggiormente allineato al governo di Erdogan. A questi bisogna aggiungere un altro ex Primo ministro e leader del CTP, Tufan Erhürman, il leader del YDP, Erhan Arikli e, infine, Serdar Denktaş (DP). 

Dato l’elevato numero di candidati, è improbabile che ci sia un vincitore già al primo turno. Per Mete Hatay, esperto della questione cipriota e Senior Research Consultant presso il PRIO Cyprus Centre, “la partecipazione del presidente uscente Akinci al ballottaggio è data per scontata mentre il nome dello sfidante è ancora incerto e tutto può succedere al secondo turno”. Stando ai sondaggi, i principali contendenti di Akinci sarebbero Ersin Tatar e Tufan Erhürman. Tuttavia, Hatay puntualizza che dai sondaggi è emersa anche la presenza di una grande fetta di elettorato (stimata intorno al 30-40%) che si dichiara indecisa, o che preferisce non comunicare quale sia il candidato preferito.

Dal Covid-19 a Varosha, i fattori che potrebbero influenzare il voto

La pandemia da Covid-19 potrebbe condizionare in primis l’affluenza elettorale. Inoltre, c’è la possibilità che Tatar paghi il prezzo della cattiva gestione dell’emergenza sanitaria. Infatti, dopo aver contenuto la prima ondata di contagio del virus in primavera, la decisione del governo di rilanciare l’economia puntando sul turismo è coincisa con il rapido e incontrollato incremento dei casi. Anche le diffuse pratiche di clientelismo e nepotismo dell’attuale governo indeboliscono la posizione del candidato. 

Un altro fattore che peserà sul risultato delle urne è l’interferenza del governo di Ankara a supporto di Tatar. L’ultimo colpo di scena su questo fronte è arrivato il 6 ottobre, quando il Primo ministro turco-cipriota ha annunciato a fianco del presidente turco Erdogan la riapertura al pubblico della spiaggia del “quartiere fantasma” di Varosha nella città costiera di Famagosta. L’area, abbandonata dai greci ciprioti a seguito dell’invasione del 1974, è rimasta inaccessibile da allora. Un tempo destinazione vacanziera di lusso, Varosha per più di quarant’anni è rimasto un tema caldo nei negoziati per risolvere la questione cipriota.

Nel 2003, l’allora presidente Rauf Denktas aveva proposto che la restituzione del quartiere alla controparte greca avvenisse solo una volta che le sanzioni internazionali contro la RTCN fossero state sollevate; anche nel piano dell’ONU, bocciato al referendum del 2004, si ribadiva il ritorno dell’area sotto la giurisdizione dei greci ciprioti. Questo perché circa 45000 greci ciprioti dovettero abbandonare le proprie proprietà fuggendo verso sud: oggi, una parte di questi continua a chiederne la restituzione, altri vorrebbero un risarcimento che in totale si aggira attorno al miliardo e mezzo di euro.

L’azione di Tatar è stata unilaterale e ha attirato il biasimo non solo del Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, e dell’Unione europea, ma anche degli stessi alleati di governo, primo fra tutti Ozesay che si è ritirato dalla coalizione, sollevando la possibilità di legislative anticipate.

Dunque, come sottolinea Hatay: “queste elezioni presidenziali si giocano intorno a tre possibili approcci alle relazioni tra RTCN e Turchia: la dignità dei turco-ciprioti che non vogliono subire l’interferenza della Turchia (anche tra gli elettori di destra); la sottomissione ad Ankara e infine un approccio più pragmatico sostenuto, nelle sue varianti di destra e sinistra, da coloro per cui bisogna trovare un dialogo positivo con la Turchia”. Per gli elettori turco-ciprioti indecisi si aprono diverse opzioni: compattarsi per la rielezione di Akinci; accogliere le istanze della Turchia, purché si instauri un rapporto maggiormente paritario tra le due parti, optando per Erhurman o, se le pressioni turche sulla campagna elettorale dovessero avere successo, supportare Tatar.

La rivendicazione di un’identità turco-cipriota al centro della campagna elettorale

La gestione delle relazioni tra la RTCN e la Turchia è dunque il vero ago della bilancia di queste presidenziali. Si tratta di relazioni ambivalenti: da una parte la Turchia è necessaria per la comunità cipriota in quanto è l’unico Paese che riconosce la RTCN; dall’altra, la condizione di dipendenza da Ankara è fonte di insofferenza per parte della comunità turco-cipriota. Analizzando la campagna elettorale si può notare come “tutti i candidati stanno cercando di fare leva su un sentimento di micro-nazionalismo turco-cipriota”, spiega Hatay. Gli aspiranti presidenti infatti hanno fatto ampio riferimento nella loro attività di propaganda a danze, canzoni e prodotti tipici locali per rafforzare l’identità e il senso di appartenenza alla comunità cipriota. Anche Tatar, nonostante la linea nazionalista filo-turca, ha fatto leva sull’essere l’unico candidato a non aver studiato in Turchia e in grado di esprimersi nel dialetto turco-cipriota.

Guardando poi soprattutto alle nuove generazioni si coglie un’ulteriore tendenza. Per Hatay si tratta di “quei giovani che sono cresciuti e hanno vissuto l’esperienza del confine aperto, dell’interazione a Nicosia per esempio, e di una forma di comunalismo post nazionale. Si tratta di una gioventù che da speranza per il futuro, costruendo pace spontaneamente senza strutture pre-stabilite attraverso forme di interazione, come quelle artistiche”. Le prossime elezioni presidenziali saranno decisive anche per gli effetti che avranno sul dibattito intorno alla questione di Cipro, con Akinci ed Erhurman schierati per una soluzione federalista in linea con le iniziative delle Nazioni Unite, e Tatar e Ozersay appoggiati da Ankara e a favore della partizione dell’isola in due Stati.

 

Fonti e approfondimenti

Northern Cyprus, Freedom in The World 2020 report , Freedom House 

Constitution of the Turkish Republic of Northern Cyprus

Fehim Tastekin, “Why Erdogan’s so eager to see Cypriot ghost town reopen“, Al Monitor, 9/10/2020

Diego Cupolo, “North Cyprus reopens contentious ghost town with Turkish support“, Al Monitor, 8/10/2020

Intervista con Mete Hatay avvenuta in data 21/09/20

 

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