Lo Spiegone

Il nuovo governo belga, le Quattro Stagioni e un ministro che è già nella storia

Il Belgio ha un governo. Dopo 494 giorni senza un esecutivo, lo scorso 1° ottobre il liberale fiammingo Alexander De Croo ha giurato di fronte al sovrano. La maggioranza, composta da sette partiti, poggia però su fondamenta instabili. Inoltre, l’opposizione del partito nazionalista fiammingo e della destra fiamminga, che hanno numeri rilevanti nel Parlamento federale e soprattutto in quello regionale, possono minare la tenuta dell’esecutivo. 

Il sistema politico belga è intrinsecamente fragile. Questo esecutivo deve sostenere un Paese che è stato fortemente colpito dalla pandemia da SARS-COV-2. Le aspettative sono alte, così come l’ottimismo. Ma le differenze tra i membri della coalizione gettano ombre sulla sua tenuta. 

Il sistema politico belga: tra Stato federale, regioni e comunità

Lo Stato belga è suddiviso in tre regioni: Vallonia, Fiandre e Bruxelles. Ognuna di queste ha un proprio governo regionale e un parlamento unicamerale. Parallelamente alle regioni, ci sono tre comunità linguistiche: fiamminga (la Vlaamse Gemeenschap), francofona (la Communauté française) e germanofona (Deutschsprachige Gemeinschaft). Le istituzioni di regioni e comunità si sovrappongono: nelle Fiandre, le istituzioni della regione e della comunità sono unificate; il Parlamento della comunità francofona è composto da rappresentanti eletti indirettamente, in quanto provengono dalla Camera della Vallonia e dagli eletti francofoni del Parlamento di Bruxelles; quest’ultima regione ha un Parlamento composto da rappresentanti di due lingue ufficiali, il fiammingo e il francese; infine, la comunità germanofona ha un proprio Parlamento.

Il Parlamento federale è bicamerale. I poteri legislativi risiedono fondamentalmente nella Camera bassa. I partiti eletti sono tutti partiti regionali, che spesso hanno lo stesso orientamento politico, come nel caso del partito liberale fiammingo e quello francofono. Le differenze tra le diverse forze politiche sono perlopiù legate al loro supporto al federalismo o meno. I partiti fiamminghi sostengono ulteriore autonomia per le regioni e le comunità, mentre quelli francesi appoggiano un maggiore accentramento. 

Un rapporto Stato-regioni poco chiaro

Data l’assenza di formazioni politiche nazionali, il Parlamento federale è caratterizzato da una grande frammentarietà interna. Di conseguenza, le maggioranze parlamentari si reggono su coalizioni spesso molto eterogenee. Negli anni Duemila, la formazione di un esecutivo è stata faticosa dopo ogni tornata elettorale, con il caso record dei negoziati che portarono alla formazione del governo Di Rupo (2011-2014), istituito dopo 541 giorni dalle elezioni. Gli equilibri politici nell’esecutivo sono garantiti dal Consiglio dei ministri ristretto, formato dal Primo ministro e dai suoi vice, uno per ogni partito della coalizione; i dibattiti in questa sede rendono difficile e rallentano spesso il processo decisionale.

A questa difficoltà contribuisce anche il rapporto Stato-realtà locali. Molte leggi devono essere approvate non solo dal Parlamento federale, ma anche da una maggioranza nelle due principali comunità linguistiche (fiamminga e francofona). 

Le norme approvate a livello federale non hanno valore superiore a quelle regionali. Non vi è una chiara distinzione tra prerogative locali e nazionali, dal momento che non è mai stato pubblicato alcun documento ufficiale che distingua le competenze delle regioni da quelle del governo centrale. Le forti differenze tra i diversi partiti, che nonostante possano condividere ideali simili dal punto di vista politico rappresentano comunità più autonomiste o federaliste, minano la stabilità dei governi federali. 

Lo stallo

Nel dicembre 2018, il Primo ministro Charles Michel – attuale presidente del Consiglio europeo – rassegnò le dimissioni dopo che il partito nazionalista fiammingo N-VA abbandonò la coalizione di governo con il suo Mouvement Réformateur (MR, liberali francofoni). Il sovrano accettò la decisione di Michel, che però mantenne il ruolo di Primo ministro in un governo di minoranza fino alle elezioni del maggio 2019. Queste elezioni evidenziarono la crisi dei partiti tradizionali – i Cristiani Democratici, i socialisti e i liberali – e l’ascesa di forze politiche radicali. I Verdi, sia fiamminghi che francofoni, aumentarono i rappresentanti in Parlamento. N-VA risultò il più votato a livello nazionale (ottenne il 16%). La destra populista di Vlaams Belang (Interesse Fiammingo) sestuplicò i propri rappresentanti alla Camera, diventando così il terzo partito in Parlamento con 18 seggi. In attesa della formazione di un governo, Sophie Wilmès (MR) fu incaricata di guidare un esecutivo provvisorio di minoranza. Quella che doveva essere una situazione temporanea, tuttavia, è durata 494 giorni

Nel luglio 2020, il sovrano diede un ultimatum alle forze politiche nel tentativo di accelerare le consultazioni e incaricò il partito socialista francofono e il partito nazionalista fiammingo N-VA di costruire una maggioranza. A fine agosto, dopo una serie di tentativi falliti, il re Filippo diede l’incarico al leader dei liberali fiamminghi, Egbert Lachaert, di iniziare un nuovo giro di negoziati. 

Da queste nacque una coalizione di sette partiti: i liberali fiamminghi e quelli francofoni, i socialisti di entrambe le comunità, i verdi fiamminghi e francofoni e i cristiani democratici fiamminghi. È stata soprannominata ‘Vivaldi’ per la presenza di quattro orientamenti politici come le Quattro Stagioni nelle composizioni del maestro veneziano. La scelta del Primo ministro è ricaduta su Alexander De Croo, liberale fiammingo, che ha giurato di fronte a re Filippo il 1° ottobre 2020. 

Il governo De Croo: e ora?

Il partito di De Croo (Open Vld) ottenne l’8,5% alle elezioni, risultando così solamente settimo tra i gruppi parlamentari. Davanti a lui, oltre alle destre nazionaliste fiamminghe, ci sono i socialisti francofoni (PS; 9,5% alle urne e 20 seggi), i liberali francofoni (MR; 7,6% e 14 seggi), i Cristiani Democratici fiamminghi (CD&V; 8,9% e 12 seggi) e i laburisti (PVDA-PTB; 8,6% e 12 seggi). Questo ha dato da subito un’immagine di fragilità al suo esecutivo, dal momento che pone il Primo ministro in una posizione di inferiorità rispetto ai partner di governo. È un punto su cui i nazionalisti fiamminghi hanno costruito le proprie proteste: questo esecutivo, che non comprende due dei primi tre partiti del Paese, non rispecchia il volere del popolo e si fonda sulla mera volontà di escludere le destre. Per questo motivo, il 27 settembre, 10.000 attivisti di Interesse Fiammingo hanno invaso il parcheggio dello stadio Heysel di Bruxelles sventolando le bandiere della loro regione. Il crescente supporto per le forze conservatrici – soprattutto nelle Fiandre – è una tendenza che il governo De Croo non può ignorare. Per questo, è stato nominato un Primo ministro fiammingo e non uno francofono. Per lo stesso motivo, inoltre, il nuovo Segretario di Stato per l’Immigrazione e la politica di Asilo è Sammy Mahdi, un esponente dei Cristiani Democratici notoriamente rigido sulle politiche di rimpatrio. 

Creato con Infogram

 

Le grandi sfide del nuovo esecutivo sono: la seconda ondata di Covid-19, il bilancio e la riforma costituzionale. 

Il Belgio è stato colpito fortemente dalla pandemia, registrando più di diecimila decessi e, ad oggi, quasi 14.000 casi per un milione di abitanti. La Commissione europea prevede un crollo del Pil dell’8,75% per il 2020, e la disoccupazione ha raggiunto il 4,9% nel secondo trimestre del 2020. Il governo De Croo affronterà quindi una situazione molto critica che, visti gli ultimi dati sui contagi in Belgio, sembra destinata a peggiorare.

Dalla prossima legge di bilancio, invece, è dipesa la nascita dell’esecutivo. È stato infatti l’ultimo punto di discussione nei round di negoziati per la formazione della maggioranza. I partiti hanno deciso per un budget di €3,3 miliardi per finanziare nuove politiche durante tutta la legislatura, di cui €2,3 miliardi saranno destinati a misure sociali, €1 miliardo alla sicurezza, la giustizia e la difesa. Un ulteriore miliardo verrà investito nella digitalizzazione e nelle ferrovie.

Infine, il governo ha annunciato che lavorerà a una proposta di riforma costituzionale che garantisca una maggiore governabilità del Paese, viste le difficoltà nel costituire maggioranze secondo le norme attuali. 

Nel frattempo, il nuovo gabinetto è già entrato nella storia per la nomina di Petra de Sutter a vice Primo ministro della pubblica amministrazione: è il primo ministro transgender in Europa

 

Fonti e approfondimenti

Gijs, Camille & Moens, Barbara, Flemish Liberal Alexander De Croo to be appointed Belgium’s prime minister, POLITICO, 30/09/2020.

Grommen, Stefan, Hogere minimumpensioenen, meer geld voor gezondheidszorg, 11 juli mag betaalde feestdag worden: dit staat in het akkoord, vrtnws.be, 30/09/2020.

Hope, Alan, Government: De Croo obtains the confidence of parliament, Brussels Times, 04/10/2020.

Hugendubel, Katrin, Belgian milestone: A first trans minister and nobody cares, POLITICO, 01/10/2020.

Mattelaer, Alexander, België moet inzetten op een sterke overheid, De Tijd, 02/04/2020.

 

Exit mobile version