Venezuela: un voto nel caos per togliere l’Asamblea Nacional alle opposizioni

Asamblea Nacional
@Javiermartinez76 - Wikimedia Commons - CC BY-SA 3.0

In un quadro ricco di controversie e in condizioni più che mai critiche, anche il Venezuela è chiamato a votare quest’anno. Il 6 dicembre si terranno le elezioni con cui si rinnova il Parlamento unicamerale del Paese, l’Asamblea Nacional, annunciate all’inizio di luglio dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE). I 277 deputati che saranno eletti entreranno in carica il 5 gennaio 2021 e vi resteranno per un periodo di cinque anni.

Numerosi partiti dell’opposizione sono contrari alla convocazione delle elezioni e 27 di questi hanno firmato un accordo in cui dichiarano che non parteciperanno per protesta. In parallelo, diversi organismi internazionali considerano che non ci siano i presupposti perché questo voto si svolga in condizioni di libertà e giustizia.

Il clima teso che circonda questa consultazione elettorale è rilevante perché riflette il crescendo di caos istituzionale e la crisi non solo politica che il Venezuela sta vivendo da alcuni anni e che non sembra accennare a risolversi.

Il rinnovo dell’Asamblea Nacional

L’Asamblea Nacional (AN) esiste dal 1999, anno in cui ha sostituito il Congresso della Repubblica – l’organo bicamerale che precedentemente rivestiva la funzione legislativa – a seguito dell’adozione da parte del Venezuela della Costituzione attuale, fortemente voluta da Hugo Chávez.

Nel 2017 aveva suscitato scalpore e un’ondata di biasimo sul piano internazionale il decreto presidenziale di Nicolás Maduro che privava l’Asamblea Nacional del potere legislativo, per assegnarlo all’Assemblea Nazionale Costituente. Quest’ultima, costituita nello stesso anno formalmente con la funzione di redigere una nuova Costituzione, era ed è completamente controllata dalla coalizione oficialista, vale a dire il Gran Polo Patriótico Simón Bolívar. Di cui fa parte il Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) al potere. L’Asamblea Nacional, al contrario, è (per ora) l’unico organo in mano alle opposizioni

Nel corso di giugno 2020, il Tribunale Supremo di Giustizia ha deciso di accogliere i ricorsi presentati da alcuni deputati e di disapplicare, in vista dell’imminente voto,  alcuni articoli della legge che regola i processi elettorali (Ley Orgánica de Procesos Electorales). Questi interventi alterano significativamente il sistema elettorale e sottraggono ulteriormente autorità all’Asamblea Nacional, che non può più nominare i rappresentanti del CNE.

Un’altra pesante revisione riguarda il numero dei deputati, che passerà da 167 a 277, cambiando l’equilibrio tra i seggi eletti con il sistema proporzionale e con il sistema nominale.

Con il pretesto di favorire la proporzionalità ed evitare la sovra-rappresentazione, è stata in poche parole smontata la logica che cinque anni fa aveva permesso alla Mesa de la Unidad Democrática (MUD) – la coalizione dei maggiori partiti di opposizione, di cui Juan Guaidó è leader – di ottenere la maggioranza in Parlamento.

Le 87 circoscrizioni elettorali sono state mantenute dalle precedenti elezioni parlamentari, così come il sistema delle listas cerradas (liste con soglia di sbarramento).

Le prese di posizione delle forze politiche

I ricorsi che sono stati accolti lo scorso giugno dal Tribunale Supremo di Giustizia provenivano da rappresentanti di partiti che partecipano alla Mesa de Dialogo Nacional. Si tratta di un’iniziativa che risale a poco più di un anno fa (settembre 2019) ed è stata firmata sia da figure politiche dell’oficialismo molto vicine a Maduro (tra cui Delcy Rodríguez, Aristóbulo Istúriz e Jorge Arreaza), sia da esponenti di alcuni partiti minori di opposizione. Si inserisce nel quadro più ampio di una serie di tentativi di negoziato tra il chavismo e i suoi avversari.

Sono principalmente questi i partiti che hanno supportato o comunque accettato il sistema elettorale “riveduto” per le parlamentarie e che si sono presentati con delle liste.

Di conseguenza, oltre ai candidati oficialistas, la maggioranza degli attuali aspiranti al Parlamento fa parte di partiti o coalizioni di sinistra, ma critici dell’amministrazione Maduro: i principali sono Alternativa Popular Revolucionaria, Soluciones Para Venezuela e il Movimiento al Socialismo. A questi si aggiungono Alianza Democrática e Prociudadanos, più tendenti verso il centro/centrodestra dello spettro politico.

È significativo che, per una volta, il Partido Socialista si trovi a sfidare principalmente le formazioni che in passato lo avevano sostenuto. Queste hanno accettato di scendere a patti con Maduro pur di avere occasione di fare campagna e di essere rappresentate  – seppur minimamente – in Parlamento. Tuttavia, anche questa volta, il posizionamento dell’opposizione non è stato compatto e altri partiti hanno scelto una via meno pragmatica.

Il grande assente di queste elezioni sarà appunto la Mesa de Unidad Democrática: le formazioni che la compongono non hanno accettato le modifiche del sistema elettorale e non si presenteranno per protestare contro lo strapotere di Maduro. Oltre a denunciare le irregolarità messe in atto finora, la MUD non si candida perché prevede frodi nello svolgimento del conteggio.

Alcune figure politiche di punta, come l’ex candidato alla presidenza Henrique Capriles Radonski e il deputato AN Stalin González, hanno aggiunto un’altra motivazione per fare un passo indietro. Sebbene fossero inizialmente favorevoli alla partecipazione, sono ora preoccupati non solo dallo svolgimento scarsamente democratico del processo, ma anche dal rischio a cui si esporrà la popolazione, dato che mancherebbero le condizioni sanitarie per prevenire la diffusione del contagio da Covid-19 alle urne.

Il trade-off delle opposizioni

Il dilemma dell’opposizione anti-chavista era chiaro sin dal momento della convocazione di queste elezioni. Ritirarsi per protesta è una presa di posizione forte, ma rischia di ritorcersi contro gli stessi partiti che l’hanno scelta: in questo modo, Maduro otterrà facilmente la maggioranza e potrà rivendicare la fedeltà della AN come legittima, nonostante le rimostranze riguardo alla validità del voto che l’ha costituita.

Per contro, Maduro ha accusato i suoi avversari di aver distrutto la legittimità dell’Assemblea Nazionale nel corso della passata legislatura, usandola come “base per i loro intenti golpisti”. Già all’inizio di quest’anno, il presidente aveva attuato una manovra per riprendere il controllo dell’organo, proclamando presidente della AN in maniera controversa e con i soli voti del PSUV il deputato Luis Parra.

Sin dalla convocazione, Juan Guaidó aveva qualificato le elezioni imminenti come “una farsa”. Il suo contrattacco è consistito nel convocare una consultazione popolare tra il 5 e il 12 dicembre, con l’obiettivo di dare ai cittadini l’opportunità di esprimere il loro disaccordo verso il governo. Nel referendum presenziale che Guaidó pretende di realizzare nella giornata del 12, saranno sottoposte tre domande a chi deciderà di votare. Esse riguarderanno: la destituzione di Maduro e la convocazione di nuove elezioni, il disconoscimento delle elezioni del 6 dicembre e l’accelerazione degli interventi per riscattare la democrazia e porre fine alla crisi politica del Venezuela.

Data la popolarità in picchiata del giovane leader, rimane da vedere quale sarà l’entità della partecipazione al suo appello. Guaidó è passato, in poco più di un anno, dal riscuotere il 61% dell’approvazione al 25% dell’ultimo sondaggio di Datanálisis. Anche molti partiti stanno prendendo le distanze dalle sue iniziative.

Il contesto nazionale e internazionale

L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) è stata tra i primi organismi internazionali a emettere un comunicato per condannare le modalità “illegali” con cui è stato designato il Consiglio Nazionale Elettorale. L’OSA ha rimarcato la necessità di organismi indipendenti per celebrare elezioni “giuste, libere e trasparenti”. Sulla stessa linea categorica si sono schierati il Gruppo di Lima, il Grupo Internacional de Contacto sobre Venezuela e l’Unione europea.

Lo scorso settembre, inoltre, l’UE ha rifiutato l’invito a presiedere l’appuntamento elettorale in qualità di osservatore internazionale, dichiarando che “mancano le condizioni minime per la credibilità del processo”.

Il clima all’interno del Paese è altrettanto, se non ancora di più, intriso di sfiducia verso la politica. Il 2020 non ha fatto che aggravare le criticità accumulate negli anni precedenti. La maggior parte della popolazione soffre per necessità tanto impellenti da far passare i giochi governativi in secondo piano. E quando la gente protesta, come è successo significativamente nel mese di settembre, è più per fame che per manifestare dissenso politico.

Secondo un report pubblicato a febbraio 2020 da International Medical Corps, il 94% dei venezuelani intervistati non può contare su un ingresso economico sufficiente per vivere e l’80% fa affidamento su provviste di cibo fornite da agenzie governative locali. Tuttavia, l’accesso a questi aiuti alimentari è condizionato alla sottoscrizione di una tessera chiamata Carnet de la Patria, la quale è legata anche alla partecipazione elettorale. Con la certezza di poter contare su questi voti, restano pochi dubbi che l’oficialismo si riprenderà anche la AN, e con un largo margine.

Da questo meccanismo che sostenta il sistema come un cane che si morde la coda si capisce che, per quanto la percezione della politica sia cinica e distaccata, le sue logiche penetrano la società venezuelana nel quotidiano. La scelta di partecipare o meno a delle elezioni con grosse falle democratiche assomiglia alla scelta dei partiti di opposizione, che vanno incontro alla sconfitta sia accettando di candidarsi che ritirandosi per protesta.

 

Fonti e approfondimenti

Delcas M. “Nicolás Maduro prova a riscattare la sua presidenza” Le Monde, traduzione per Internazionale 09/07/2020

Martínez E. G. “La Mesa de Diálogo Nacional pidió al TSJ cambiar todo el sistema electoral” La Gran Aldea 11/06/2020

Morfini N., Garibaldi E. “Il Venezuela è in una strada senza uscita” Affari Internazionali, 16/05/2020

Redazione “In Venezuela Maduro è un po’ più solo” Il Post, 26/11/2020

Redazione “Elecciones en Venezuela: el CNE convoca las controvertidas parlamentarias para el 6 de diciembre y la oposición dice que no participará” BBC News Mundo, 01/07/2020

Redazione “Elecciones legislativas: así arrancó la campaña el chavismo y una parte de la oposición” Nodal 04/11/2020

Redazione “Venezuela | Comienza la campaña electoral para las legislativas del 6 de diciembre” Nodal 08/11/2020

Redazione “Venezuela | Comienzan los cierres de campaña de cara a las parlamentarias del próximo domingo” Nodal 30/11/2020

Redacción EFE “Estas son las nuevas preguntas de la consulta popular (la AN las modificó)” El Nacional 19/11/2020

 

Editing a cura di Giulia Lamponi

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